Categorie: PAPABOYS PIEMONTE

Come sogni la Chiesa di domani?

PIEMONTE – NOVARA – Così titola la sua lettera pastorale Mons. F. G. Brambilla, Vescovo di Novara. A me piacerebbero tante cose nella “mia” Chiesa di domani. Provo ad elencarne due.

Per andare in paradiso

Un uomo andò in paradiso. Appena giunto alla porta coperta di perle incontrò S. Pietro che gli disse: “Ci vogliono 1.000 punti per essere ammessi. Le buone opere da te compiute determineranno i tuoi punti”. L’uomo rispose: “A parte le poche volte in cui ero ammalato, ho ascoltato la Messa ed ho cantato nel coro”. “Quello fa 50 punti”, disse San Pietro. “Ho sempre messo una bella sommetta nel piatto dell’elemosina che il sacrestano metteva davanti a me durante la Messa”. “Quello vale 25 punti”, disse San Pietro. Il pover’uomo, vedendo che aveva solo 75 punti, cominciò a disperarsi. “La domenica ho fatto scuola di Catechismo -disse- e mi pare che sia una bella opera per Iddio”. “Sì – disse san Pietro – e quello fa altri 25 punti”. L’uomo ammutolì, poi aggiunse: “Se andiamo avanti così, sarà solo la Grazia di Dio che mi darà accesso al paradiso”. San Pietro sorrise: “Quello fa 900 punti. Entra pure”.

Cristo, pietra angolare

Non c’è Chiesa senza Cristo. Lui è la “pietra angolare” su cui poggia ogni forma e stile di Chiesa. La Chiesa non crollerà perché c’è Lui alle fondamenta. Solo la Grazia di Dio salverà la Chiesa e noi con lei; non i papi e i vescovi, non le grandi opere o le cattedrali, non i catechismi che si fanno o si sacramenti che si amministrano, non le offerte o le adozioni a distanza… Tutte cose buone e sante. Ma siano noi a compierle, e il rischio è di puntare su di noi, sulle nostre buone opere, quasi come una carta-password per assicurarci un posto. Ricordi la scenetta del fariseo che va davanti all’altare ed esalta enumerandole una a una tutte le sue buone azioni, i suoi fioretti? Niente da fare. Un pubblicano là in fondo si batteva il petto. Questi si salva perché poggia su Cristo. Costruire la Chiesa è costruire su Cristo. “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1Pt 2,4-5). Questo testo famoso afferma la stretta relazione tra Cristo “pietra viva” e noi che siamo edificati come “pietre vive” del tempio santo di Dio.

La Chiesa non è mia ma del Signore

Lo ha detto Benedetto XVI il giorno prima di lasciare il suo ministero. “La Chiesa, la diocesi, la parrocchia, non è nostra, ma è del Signore. Si deve sperimentare che la Chiesa è uno spazio di libertà e di amore, di prossimità e di vicinanza. È un luogo dove la gente trova casa, dove respira, per ritornare a vivere la famiglia e il lavoro, l’impegno sociale e la vita di carità, con più scioltezza e speranza”. Solo se è del Signore, la Chiesa e la parrocchia non sono un “recinto chiuso”, ma hanno le porte aperte agli altri. Ama la parrocchia vicina come se fosse la tua! Camminiamo insieme sul territorio per servire meglio le persone… Dobbiamo lasciarci edificare da Cristo come “edificio spirituale”. La casa spirituale si costruisce come un “tempio” di “pietre vive”. La pietra è un materiale inerte, amorfo, sovente senza forma, spigoloso e ruvido. Ha bisogno di lasciarsi sagomare, lisciare, scolpire, lavorare perché ciascuna pietra trovi il suo posto per costruire la grande cattedrale. Edificare la grande chiesa con pietre vive, ben compaginate, dove ci sono i massi portanti, le colonne slanciate, i capitelli preziosi, le statue, i decori, le guglie, esige che ciascuno trovi la propria vocazione e s’inserisca nella sinfonia della comunione. È un’opera comune di Dio che esige di lasciarsi continuamente posare sul fondamento che è Cristo. La chiesa di domani potrà sopravvivere non come l’opera di un solista, ma come una musica corale e sinfonica. “. Così il Vescovo.

Soprattutto uomini, semplicemente santi

Mons. Tonino Bello rivolgendosi si ragazzi dell’A. C. nel 1990 diceva: “Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi. Non fermatevi, perciò, a mezza costa: la santità non sopporta misure discrete. E, oltre che iscritti all’A.C., siate esperti di cattolicità attiva: capaci, cioè, di accoglienze ecumeniche, provocatori di solidarietà planetarie, missionari “fino agli estremi confini” profeti di giustizia e di pace. E, più che tesserati, siate distributori di tessere di riconoscimento, per tutto ciò che è diverso da voi, disposti a pagare con la pelle il prezzo di quella comunione per la quale Gesù Cristo, vostro incredibile amore, ha dato la vita”.

Sogno una Chiesa piena di uomini e donne in pienezza, fino in cima! Non mezze cartucce che si strusciano intorno al prete di turno mettendosi gli uni contro gli altri, non bigotti che vivono soltanto di ripetizione di riti e processioni a uso personale, ma uomini veri preoccupati soprattutto che tutti possano essere uomini veri. Così sogno la Chiesa di domani: una pietra angolare e tante pietre vive! che sia la casa e la scuola della prossimità!

Fonte: http://www.donboscoland.it/

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