Cari amici lettori, il titolo dell’esortazione apostolica di papa Francesco che raccoglie le riflessioni dei due Sinodi sulla famiglia è Amoris laetitia. Nel momento in cui scrivo il testo non è ancora stato diffuso, ma certamente, come afferma monsignor Bruno Forte nell’intervista che ci ha rilasciato, si ritrovano in essa gli aspetti caratteristici del magistero di Francesco: «Fedeltà al Vangelo; grande apertura all’umano in tutta la sua complessità; spinta a essere una Chiesa “in uscita”, in cammino».
Monsignor Forte è stato segretario speciale dei due Sinodi e dunque parla a ragion veduta. Nelle due assemblee ecclesiali è emersa una visione positiva e propositiva della famiglia, pur senza dimenticarne le difficoltà. Ci si è resi conto della «ricchezza di ciò che possiamo chiamare il “Vangelo della famiglia”: la famiglia è la buona novella per l’uomo di oggi, una scuola di umanità e di socialità, dove si impara a vivere le relazioni umane, e luogo primo e privilegiato dove si apprende la fede, vissuta nella Chiesa e come Chiesa».
Tornando al titolo dell’esortazione, mi colpisce la parola laetitia, che pare sia stata scelta come semplice sinonimo di gioia, gaudium in latino. Viene però subito in mente la «perfetta letizia» di san Francesco d’Assisi. Che indica quella gioia autentica che solo l’incontro con il Signore può dare, una gioia interiore, che pervade la vita come un sussurro, e permette di guardare agli altri, alle situazioni più diverse con occhi nuovi, che sanno vedere il bene, e ricolma il cuore di pace. Tutto il contrario della gioia che cerchiamo nell’esteriorità del possesso, nella ricerca sfrenata del piacere, nello “sballo” che ci stordisce. È interessante rileggere il passo dei Fioretti dove Francesco spiega a frate Leone che cos’è la perfetta letizia. La si trova, dice, quando si sopportano oltraggi, insulti e perfino bastonate «con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare». Come vivere tutto questo nelle nostre famiglie? Non si tratta di tollerare la violenza o i soprusi. Ma di accettarsi con pazienza, con amore, accogliendo l’altro anche nel suo limite, pregando a vicenda. Papa Francesco l’ha sintetizzato nelle ormai famose parole: permesso, grazie, scusa. Non si tratta però di semplice galateo della vita insieme, ma di vivere l’amore di Cristo. Cari amici, preghiamo per tutte le nostre famiglie, perché vivendo così l’amore diventino davvero “Vangelo”, buona notizia, Chiesa che vive tra le pareti domestiche.
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/don Antonio Rizzolo)