R. – Questa cometa viene dalla nube di Oort ed Oort è l’astronomo olandese che ha dato il nome a questa nube di gas e polveri alla periferia del Sistema Solare. Si trova a circa 30 mila volte la distanza della Terra dal Sole. A questa distanza, dunque, c’è una grande nube di gas e polveri, in cui si formano le comete. Molte volte il passaggio di una stella vicina o la forza di gravità fa sì che questo frammento di nube, che è una cometa, si avvicini al Sole. Ed è quello cui stiamo assistendo adesso. Si calcola che giovedì, più o meno, sarà il momento del perielio, cioè quando si troverà più vicino al Sole.
D. – Quali sono le ipotesi più accreditate sul suo destino?
R. – Questa cometa sarà così vicina al Sole – circa un centesimo della distanza Terra-Sole – che ci sarà anche il rischio di evaporazione. Se riuscisse a sopravvivere a questo passaggio così vicino al Sole, diventerebbe – come ci si aspetta – molto luminosa. Sarebbe visibile a fine novembre, inizi di dicembre. Ci sono tutte le condizioni perché sia una cometa molto luminosa, però bisogna stare a vedere quello che succederà.
D. – La cometa Ison ha una coda lunga due milioni di chilometri. Ci può spiegare da cosa dipende questa lunghezza?
R. – Le comete in genere hanno il nucleo dell’ordine di due chilometri e le code possono essere molto più lunghe. La coda di una cometa può arrivare anche a 150 milioni di chilometri: la distanza Terra-Sole, per dire. E questo dipende dalla composizione della cometa, dal nucleo e da quanto sia vicino al Sole. C’è una coda, dovuta alla pressione della radiazione che viene dalla luce del Sole, ma c’è anche un altro pezzettino di coda dovuto ai campi magnetici. La coda quindi si sviluppa quando la cometa si avvicina al Sole nella direzione opposta.
D. – Come possiamo leggere questo importante evento astronomico?
R. – Mi sembra che questa sia una grande occasione per rivolgere i nostri occhi verso il cielo. Molte volte ce ne dimentichiamo, no? E in parte c’è la difficoltà dell’inquinamento luminoso, che impedisce la visuale di spettacoli bellissimi, come la Via Lattea. Eventi come questi sono momenti molto belli, perché ci ricordano che siamo tutti un po’ astronomi. Ci permettono, infatti, di guardare in prima persona, direttamente. Manca ancora un po’ al Natale, ma certamente ci fa pensare alla stella dei Magi. Al di là dell’aspetto scientifico, che è quello di cui noi ci occupiamo alla Specola, c’è anche un significato di bellezza del Creato, qualcosa che ci parla della bellezza del Creatore e ci fa mettere in cammino.
Fonte: Radio Vaticana
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