“Portieri sociali” di 15 scale di due condomini, quasi 200 appartamenti popolari abitati complessivamente da circa 500 persone, Giovanni e Federica spiegano così il loro compito: “Se si riscontra un problema che riguarda una scala cerchiamo di contattare le persone convocando un’assemblea nella quale le aiutiamo a trovare le giuste soluzioni. Come è successo, per esempio, per la questione dello spazio della pattumiera e della sua pulizia, oppure per l’utilizzo degli spazi comuni, per le cantine”. Il loro ufficio è aperto per circa 12 ore a settimana e gli inquilini delle palazzine sanno dove trovarli. Il progetto è partito meno di un mese fa, il 16 giugno, ma nel quartiere tutti ormai li conoscono e li vengono a cercare per segnalare problemi e suggerire soluzioni. “Abbiamo cominciato semplicemente facendoci conoscere, accogliendoli e ascoltando le loro parole. Con il tempo stiamo imparando a comprendere come agire offrendo un supporto concreto per migliorare le relazioni di buon vicinato e per risolvere i problemi più e meno complessi che ci vengono riportati”. “Boccaleone, con la zona Clementina, è abitato da molti anziani, molte sono vedove, ci sono famiglie anche straniere – spiegano i due ‘portieri’ che hanno alle spalle una laurea in scienze dell’educazione e numerose esperienze di volontariato – ed essendo un quartiere periferico qualche criticità dal punto di vista sociale esiste. Negli ultimi due anni, poi, si sono verificati alcuni episodi di piccola criminalità che hanno portato la zona alla ribalta della stampa locale. In questo nostro ruolo oltre ad aiutare gli anziani, le famiglie straniere anche nelle faccende burocratiche e pratiche, cerchiamo di facilitare le relazioni tra le persone del quartiere valorizzandone le risorse umane”. Che sono tante, dalla parrocchia, all’oratorio, dai gruppi giovanili alle associazioni che propongono cultura con cineforum e musica. Alla Clementina, inoltre, opera una casa che accoglie ragazze madri con i loro figli.
Un servizio che vuole essere, nelle loro intenzioni, non solo una risposta ai bisogni materiali della popolazione del quartiere, ma anche una risposta alle fragilità umane delle persone che lo abitano. “Il grande male delle nostre periferie – racconta Giovanni – è la solitudine, che genera diffidenza e indifferenza. Essa non aiuta le persone a stare bene, soprattutto le persone anziane”. “È combattendo la solitudine – gli fa eco Federica – che si costruisce la comunità. Vivere con loro, abitiamo anche noi un bilocale nel quartiere, aiuta a costruire relazioni forti e durature”. Nascono da questa consapevolezza iniziative come lo “Spazio baratto” dove chiunque può scambiare, prendere, usare giochi, libri, vestiti. “Un modo per far incontrare giovani, vecchi, anziani, famiglie, aiutarli a parlare e a vivere insieme in questa grande casa che è il quartiere. Ci siamo buttati in questa esperienza che era e rimane per noi una sfida: con curiosità, forse senza avere un’idea precisa di quanto avremmo dovuto fare, in questo tempo stiamo capendo l’importanza del servizio. Per gli inquilini, soprattutto quelli che vivono condizioni di fragilità, è molto importante poter trovare qualcuno in cui riporre fiducia e con cui cercare soluzioni possibili ai problemi. Dopo questo primo periodo di lavoro crediamo che ciò stia avvenendo in modo positivo”. Tanto positivo che gli abitanti del quartiere stanno preparando una grande festa per Giovanni e Federica che il 12 luglio si sposeranno. La faranno prima che partano per il loro viaggio di nozze “missionario” in Africa. L’appuntamento è per il 17 luglio quando via Rovelli si trasformerà in una piazza piena di gente musica e colori. Aspettando il loro ritorno… Di Daniele Rocchi per Agensir
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