Panamá, 3. La croce, un tetto di paglia, il cacao, le radici di una pianta, il camaleonte, una pannocchia di mais: sono gli elementi che compongono il logo dell’Incontro mondiale della gioventù indigena che si terrà dal 17 al 21 gennaio 2019 a Soloy, in Panamá, nell’immediata vigilia della giornata mondiale della gioventù (22-27 gennaio). La croce, spiegano gli organizzatori, «ci invita a impegnarci come giovani sull’esempio di Gesù, lui che è la pienezza della speranza per i nostri popoli», mentre la capanna di paglia simboleggia «l’unità della comunità che cammina insieme». Il cacao, così come il mais, sono alimenti sacri di molti popoli centroamericani: «Siamo soliti prendere il cacao in momenti importanti della vita della comunità in uno spirito di solidarietà, per sentirci veri fratelli e sorelle, una sola famiglia». Le radici della pianta testimoniano invece «il nostro rispetto per la madre Terra che ci dà la vita», mentre il camaleonte «ci ricorda il creato nella sua diversità: come giovani ci impegniamo a mantenere l’intima relazione con la creazione di Dio quale eredità dei nostri nonni».
A Soloy, diocesi di David, ci saranno centinaia di giovani appartenenti a varie popolazioni indigene. Insieme rifletteranno e celebreranno la loro fede in Cristo, a partire dalla ricchezza millenaria delle rispettive culture. Sarà l’occasione «per rispondere all’invito di Papa Francesco alla gioventù a essere grati per la storia dei nostri popoli e coraggiosi di fronte alle sfide che ci circondano per andare avanti pieni di speranza nella costruzione di un altro mondo possibile». Cerimonie ancestrali in comunione con la natura, preghiere e danze tradizionali completeranno un programma composto dallo scambio di testimonianze, dal lancio di un progetto ecologico per la salvaguardia delle terre e contro la cultura dello scarto, dalle drammatizzazioni delle lotte che questi popoli hanno affrontato. Sarà il primo incontro internazionale con queste caratteristiche. Come riferisce l’agenzia Fides, i primi ragazzi che si sono iscritti per partecipare alla Gmg indigena provengono dalle Americhe (dove vivono circa sessanta milioni di indigeni di 522 popoli diversi) e dall’Australia.
Nei giorni dell’evento in un parco sarà allestito un villaggio “tradizionale”, dove musica, danze, artigianato e presentazioni artistiche mostreranno alla gioventù di tutto il mondo la ricchezza di queste culture. L’incontro sarà dunque un’opportunità per riflettere anche sul rapporto tra la fede cristiana e le religioni indigene tradizionali. Soloy, nella comarca di Ngäbe-Buglé, è il territorio indigeno più vasto di Panamá. I ragazzi si muoveranno in macchina ma anche a piedi o a cavallo. Sul solco tracciato dall’enciclica Laudato si’, realizzeranno murales per ricordare l’urgenza di preservare l’ambiente, visiteranno villaggi e grotte, assisteranno — informa il Sir — a un rito tradizionale guidato dalla delegazione maya e in un vivaio prepareranno cinquemila piantine da seminare quando avrà inizio la stagione delle piogge. Sarà un incontro ecosostenibile, a impatto zero: «Ai giovani pellegrini indigeni verrà dato un termos metallico da riempire nelle fonti e nelle stazioni di acqua potabile. In questo modo non verranno usate bottiglie di plastica. Anche per il cibo sono pronti contenitori di zucca e foglie di bijao in cui avvolgere le diverse pietanze. Si eviteranno così piatti usa e getta».
L’idea di organizzare l’Incontro mondiale della gioventù indigena venne durante una riunione delle relative équipes di pastorale dell’America centrale e del Messico nell’ottobre seguente alla Gmg polacca (a Cracovia nel 2016), e fu incoraggiata dall’incontro del Papa con i popoli dell’Amazzonia a Puerto Maldonado, in Perú, il 19 gennaio scorso. Francesco in quell’occasione invitò a «plasmare una Chiesa con un volto amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno», ricordando di aver convocato un sinodo per l’Amazzonia nel 2019.
Al termine del loro incontro a Soloy i partecipanti si trasferiranno nella capitale Panamá per seguire il programma della giornata mondiale della gioventù.
L’Osservatore Romano, 3/4 novembre 2018
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