Sant’Agostino ci porta nel cuore dell’Avvento

NESSUNO E’ SALVO SE NON ACCOGLIE CRISTO CHE VIENE –  Nel corso dell’anno liturgico, l’Avvento è il tempo che non solo ci prepara a celebrare il ricordo-memoriale della nascita di Gesù Cristo, ma anche il tempo che ci proietta verso la seconda venuta del Figlio di Dio, quando alla fine dei tempi “verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti”, introducendoci nel suo regno che non avrà mai fine.

La liturgia illustra le qualità che devono caratterizzare ogni cristiano in questo tempo di grazia spirituale:

  • la vigilanza, virtù specifica di chi vive in fervorosa attesa del Messia Salvatore;
  • la fede, nutrimento e sostegno per accogliere, come Maria, il mistero di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza;
  • la speranza, di chi confida nell’amore misericordioso di Dio;
  • la conversione, l’impegno sollecito ed urgente di chi si prepara all’incontro con Cristo;
  • la preghiera, affettuosa invocazione all’Atteso: Vieni, Signore Gesù (Ap 22, 20);
  • la gioia, espressione di un’attesa che si concretizza in una Persona e che si apre al suo completamento nel Regno dei cieli.

L’Avvento è dunque il tempo propizio per far spazio a Cristo, l’unico medico che solo può guarire le nostre debolezze e consolarci con la sua presenza.

Seguendo queste coordinate, abbiamo cercato di selezionare tra gli scritti di Agostino quei brani che, giorno per giorno, offriranno uno stimolo alla riflessione personale. Alcuni temi sono stati scelti in rapporto al brano del Vangelo propostoci dalla liturgia del giorno, altri in relazione a due modelli e guide privilegiate dell’Avvento: Giovanni Battista e la Vergine Maria.

Occorre infine una precisazione. Ai tempi di Agostino, nella Chiesa africana, non si era costituito un ciclo di preparazione al Natale, così come lo conosciamo oggi.

Le prime celebrazioni dell’Avvento si ebbero in Francia e in Spagna verso la fine del IV secolo; Roma le accolse nei suoi libri liturgici solo verso il VI secolo.

Pertanto nell’opera letteraria del vescovo di Ippona mancano delle omelie specifiche sull’Avvento; ciò tuttavia non significa che non si possano estrapolare alcune tematiche per noi suggestive in vista del S. Natale.

I Settimana di Avvento
Vieni, Signore Gesù!

Il parallelismo tra una venuta nell’umiltà ed una nella gloria di Gesù Cristo è un tema caro ad Agostino, che ritorna in altre omelie (per es. i sermoni 17, 18, 22) e nel commento al Salmo 49. Sebbene non sia in connessione stretta con il tempo di Avvento, tuttavia ne illustra l’attesa escatologica del popolo di Dio, che, come la prima comunità cristiana, vive in una tensione positiva verso il compimento della storia con la definitiva apparizione di Cristo giudice. All’umiltà e alla sottomissione del primo avvento, corrisponderà il trionfo e il dominio di Cristo sull’universo. Tra i due poli non si frappone un vuoto: vi è sempre la presenza di Cristo nella storia dell’umanità, attraverso la Parola e i Sacramenti che Egli ha affidato alla Chiesa.

Dal “Commento al Vangelo di Giovanni” di Sant’Agostino Vescovo (In Io. Ev. tr. 4, 1-2)

La duplice venuta del Figlio di Dio

La prima volta [Cristo] è venuto umile ed occulto; e tanto più occulto quanto più umile. Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l’umiltà di Dio, misero in croce il loro Salvatore e ne fecero il loro giudice.

Ma colui che è venuto la prima volta in modo occulto, in quanto è venuto nell’umiltà, non dovrà forse venire poi in modo manifesto, nella sua gloria? Avete ascoltato poco fa il salmo: Dio, il nostro Dio, verrà in modo manifesto e non tacerà (Sal 49, 3)Ha taciuto per consentire che lo giudicassero, ma non tacerà quando comincerà a giudicare. Non avrebbe detto il salmista: verrà in modo manifesto, se prima non fosse venuto in modo occulto; né avrebbe detto: non tacerà, se prima non avesse taciuto. In che senso ha taciuto? Ascolta Isaia: Come pecora fu condotto al macello e come agnello muto davanti a chi lo tosa, non ha aperto bocca (Is 53, 7)Ma verrà in modo manifesto e non tacerà. Quale sarà questo modo manifesto? Lo precederà il fuoco e sarà accompagnato da una potente tempesta (Sal 49, 3). Quella tempesta dovrà spazzare via dall’aia la paglia, che adesso viene battuta, e il fuoco consumerà quanto la tempesta avrà portato via. Egli ora tace; tace quanto al giudicare, ma non tace quanto al dar precetti. Se infatti Cristo tacesse del tutto, che senso avrebbero questi Vangeli, la voce degli Apostoli, il canto dei Salmi, gli oracoli dei Profeti? Tutte queste cose, infatti, dimostrano che Cristo non tace. Egli ora tace, in quanto non castiga; non tace, in quanto ammonisce. Verrà un giorno nella sua terribile potenza e si mostrerà a tutti, anche a quelli che non credono in lui. Allora invece era necessario che, pur presente, rimanesse occulto tanto da poter essere disprezzato. Se non fosse stato disprezzato, non sarebbe stato crocifisso; se non fosse stato crocifisso, non avrebbe versato il suo sangue, che fu il prezzo della nostra redenzione. Per pagare il prezzo della nostra redenzione egli fu crocifisso; e fu disprezzato per poter essere crocifisso; e apparve nell’umiltà affinché lo disprezzassero.

Guarda i commenti

  • egli e' venuto x la nostra salvezza attravverso la sua crocifissione e' trionfata lasua gloria enella sua morte e ressurezione ci ha reso liberi!

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