La lotta al terrorismo è responsabilità di tutti noi, si chiude cos’ il documento scritto dopo i due giorni di conferenza ad al-Azhar, 10 affermazioni in cui si richiamano i leader del mondo islamico ad impegnarsi per sradicare le derive estremiste che offrono una immagine distorta dell’Islam. Le azioni dei terroristi sono definite œcrimini contro l’umanità condannati dall’Islam, mentre al centro della discussione c’è proprio il rapporto con i cristiani, il secondo punto afferma: che i musulmani e i cristiani in oriente sono fratelli e hanno vissuto insieme per molti secoli, prosegue poi nel terzo punto, che vede, nella fuga dei cristiani dai paesi islamici, il segno dei crimini dei terroristi e lancia un appello per aiutare i fedeli cristiani. Forti le parole contro il settarismo e contro la propaganda estremista: il documento di al-Azhar parla di lavaggio del cervello dei giovani e propone di formare esperti in gradi di rispondere alle loro domande. Alla conferenza hanno partecipato anche personalità cristiane di spicco, il vescovo copto cattolico di Giza, intervistato da Fides, ha parlato di evento epocale riferendosi alla conferenza e ha aggiunto che la prima volta che un’istituzione islamica così influente dice chiaramente che le teorie usate dai terroristi rappresentano una perversione dell’autentico Islam e ha riportato le parole dell’intervento dell’arcivescovo maronita di Beirut che ha chiesto per i cristiani almeno il rispetto manifestato nei loro confronti dallo stesso profeta Mohammad. Il documento presentato ieri ad al-Azhar rimarrà un precedente importante nella lotta al terrorismo e all’estremismo islamista.
Davide Pagnanelli nel corso dei lavori a Il Cairo ha intervistato padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano, ospite alla conferenza e membro dell’Accademia della lingua araba d’Egitto:
R. – Al-Azhar per dissociarsi dall’interpretazione estremista del islam vuole presentare la sua posizione come moderata. Molti degli interventi hanno lo scopo, come dice chiaramente il titolo, di dare un’interpretazione giusta di alcuni concetti fondamentali, usati da questi terroristi, come per esempio il Jihad. Specificano, infatti, che ci sono vari tipi di Jihad e quello inteso come lo intendono loro, non è quello inteso dall’islam moderata, come pure l’idea di Stato islamico. Molti musulmani, infatti, evidentemente sentendo questi che ripetono versi del Corano, detti del Profeta, con questi termini, pensano che bisogna applicarli alla lettera, come dicono loro.
D. – Il Patriarca Tawadros e il Grande Imam di al-Azhar hanno parlato di un islam di amore e tolleranza e di punti di comunione tra islam e cristianesimo. In cosa l’islam dimostra meglio questa sua natura?
R. – Questa della moderazione e della tolleranza non è una cosa nuova. L’islam si è presentato sempre, si è giustificato in qualche modo, dando come esempio concreto il fatto che i cristiani e gli ebrei hanno un loro posto giuridico riconosciuto all’interno della società islamica e non sono, quindi, perseguitati ed eliminati in linea di principio. Naturalmente altri gruppi, come pagani, atei, non credenti e così via, ufficialmente, in una società islamica, non hanno il diritto di esistere. Qui c’è anche un aspetto diplomatico, nel senso che si cerca di proporre un certo ideale di convivenza pacifica tra musulmani e cristiani. E’ chiaro, quindi, che le parole dello Sheikh del al-Azhar e del Papa dei copti, Tawadros, hanno cercato di far vedere che ci sono delle convergenze.
D. – Quali frutti aspettarsi da esperienze come questa?
R. – In linea di principio, vanno bene. Ci sarà qualcosa di positivo, come si vede dai nomi delle grandi autorità islamiche a livello mondiale – erano infatti presenti i rappresentanti di tutti i continenti. Evidentemente la presa di posizione ufficiale, condannando questo tipo di islam, dovrebbe incoraggiare una moderazione, una tolleranza e una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani e, in generale, tutti gli altri gruppi.
D. – Da dove nascono queste derive dell’islam e perché hanno tanto successo?
R. – Qui è la vecchia questione, che si propone e ripropone. Se c’è questa violenza, si fonda sul messaggio stesso dell’islam oppure è un elemento che è entrato nell’islam lungo la storia, per circostanze storiche, per cui l’islam potrebbe anche rifiutarlo, come del resto il cristianesimo? Penso che un’autocritica storica sia inevitabile ad un certo punto. Come ha fatto Papa Giovanni Paolo II, durante il Giubileo, quando ha confessato le violenze fatte dai cristiani, occorrerebbe che anche da parte dell’islam ci fosse una presa di posizione del genere. Sul tema violenza, io ripeto sempre, nessuno è innocente nella storia e l’unica vera posizione è quella di un riconoscimento, di una confessione e di un rifiuto della violenza in modo esplicito.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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