Dopo la Santa Messa presieduta nella Basilica di San Pietro dal cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, la Conferenza si è aperta con una preghiera scritta da un ragazzo autistico: “Ti ringraziamo Signore – si legge in questa toccante preghiera – perché ci hai creato”. “E quali tuoi figli prediletti, ci hai preservato dall’inganno e dalla menzogna del mondo e ci hai lasciato nella mente la semplicità dei bimbi”.
L’autismo, un disturbo del neurosviluppo con diverse forme di gravità che provocano una compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale, è anche caratterizzato da comportamenti anomali e ripetitivi. Cruciale la diagnosi precoce nei primi mesi di vita per migliorare la qualità di vita di quanti sono affetti da questa malattia e delle loro famiglie. Il prof. Stefano Vicari, responsabile dell’Unità Operativa di Neruopsichiatria Infantile all’Ospedale Bambino Gesù:
“L’autismo è uno dei disturbi su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione negli ultimi anni. Più lo conosciamo, più ci accorgiamo di quanto sia frequente e diffuso. La stima – direi ormai prudente – parla dell’uno percento della popolazione, quindi è molto diffuso. È più frequente nei maschi e questo è un dato ormai consolidato. Questo è il momento in cui di autismo si parla e su cui si fa molta ricerca. Cominciamo a capire anche molte cose. Quindi iniziamo ad avere alcune certezze. Sulle cause, in realtà, abbiamo ancora molti punti interrogativi da dover chiarire. Abbiamo, però, delle indicazioni molti forti che provengono dalle osservazioni – anche epidemiologiche – che sono state fatte: non c’è dubbio che il disturbo dello spettro autistico sia un disturbo nel neurosviluppo che ha una forte base di tipo biologico e genetico in particolare. Sono molti i fattori che possono intercorrere tra loro. Probabilmente nessuno da solo è determinante, ma tutti possono contribuire, a vario livello, a determinare un disturbo. Questa è probabilmente la ragione della grande eterogeneità del disturbo stesso nel suo manifestarsi”.
Ma quali nuovi contributi offrono studi recenti sull’autismo? Ancora il prof. Vicari:
“Studi recentissimi documentano come alterazioni corticali, quindi quello strato del cervello più esterno che è un po’ il magazzino dei nostri neuroni, sia già alterato durante la gravidanza; quindi possiamo ritrovare dei segni nelle persone autistiche di alterazioni dello strato corticale neuronale già in epoca prenatale. Perché allora la diagnosi non è possibile alla nascita? Perché, ad oggi, la diagnosi si basa essenzialmente sul comportamento del bambino. Se queste sono le cause, i fattori di rischio, cioè quelle condizioni che possono facilitare la comparsa di un disturbo dello spettro autistico sono anche queste moltissime. Sappiamo, ad esempio, che l’esposizione in gravidanza ad alcuni agenti inquinanti – in particolare, sono chiamati in causa derivati della lavorazione della plastica e degli idrocarburi – possono giocare un ruolo nel determinare un disturbo dello spettro autistico. Ma, ancora più nettamente sappiamo che la prematurità e ancora di più il basso peso alla nascita sono condizioni di rischio molto importanti. Un altro fattore, forse quello su cui ci sono maggiori convergenze, è l’avanzata età paterna”.
Alla Conferenza è intervenuta, tra gli altri, anche il ministro italiano della salute Beatrice Lorenzin che, oltre a ricordare l’incremento della malattia in Europa e in Italia, ha respinto ogni ipotesi di correlazione tra vaccinazioni e autismo:
“Noi registriamo un incremento della malattia dovuta in parte, sicuramente, alla capacità di avere una diagnosi precoce che prima non c’era, ma – dall’altra parte – noi stiamo veramente valutando il fatto che ci sia un aumento in Europa e in Italia molto forte. Su questo si sta interrogando il mondo scientifico. Ci sono molte linee di ricerca in atto. Una di queste – estremamente importante – è sostenuta dall’Istituto Superiore di Sanità per cercare di capire se le cause dell’incremento della malattia siano legate soltanto a fattori genetici oppure possano essere legate a fattori ambientali. Questa è una linea di ricerca estremamente importante: speriamo che dia al più presto dei risultati incoraggianti, soprattutto per cercare di delineare un approccio nel futuro terapeutico, ma anche per sgomberare definitivamente il campo da alcune – possiamo definirle – leggende metropolitane, che si sono susseguite nel tempo. Noi vediamo comparire ogni tanto campagne antivaccinazioni sui bambini estremamente pericolose, che correlano l’insorgenza dell’autismo alle vaccinazioni. Questo è un tema che, soprattutto in Occidente, sta creando grandissimo allarme. E purtroppo questo ci crea dei ‘buchi’ rispetto a malattie come ad esempio la poliomielite, la meningite e altri disturbi; per non parlare poi del morbillo che lo scorso anno ha provocato in Inghilterra più di 270 morti tra bambini piccolissimi, morti che potevano essere evitate con le vaccinazioni”.
Mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ha infine ricordato la sollecitudine di Papa Francesco per i malati e i sofferenti:
“Di questa vicinanza della Chiesa ai malati e ai sofferenti il nostro Papa Francesco è il vero e proprio testimone: un esempio molto importante per ciascuno di noi. Una vicinanza manifestata dai suoi gesti, dalle sue parole e soprattutto dal suo cuore di pastore. Tale vicinanza la potremo vedere sabato prossimo nell’Aula Paolo VI: Papa Francesco, infatti, incontrerà per la prima volta in modo assoluto il mondo dell’autismo. Non si può negare che Papa Francesco, in questi quasi due anni del suo Pontificato, abbia mostrato un’attenzione tutta particolare verso i sofferenti, gli ammalati e specialmente verso i bambini malati”.
Il servizio è di Amedeo Lomonaco per la Radio Vaticana
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