Il vescovo di Cruz del Eje, Santiago Olivera, ha annunciato all’emittente radiofonica argentina Cadena 3 che il secondo miracolo compiuto per intercessione di Josè Gabriel Brochero è stato approvato dalla Commissione esaminatrice per la causa dei santi. La canonizzazione di colui che, per la sua abitudine di spostarsi a dorso di mulo, è noto come il “Cura Gaucho” è quindi imminente.
La prossima settimana Papa Francesco potrebbe già ratificare il miracolo e a marzo, in un Concistoro, si potrebbe rendere nota la data della canonizazione. Se questa data venisse fissata per il 2017 non sarebbe da escludere la possibilità che sia lo stesso papa a presiedere la canonizazione durante la sua annunciata – anche se non ancora in forma ufficiale – visita in Argentina. Brochero era stato proclamato beato il 14 settembre 2013, il primo miracolo era stato confermato nel settembre scorso, questo secondo miracolo – la guarigione di una giovane ragazza ferita in maniera mortale – avvia definitivamente padre Brochero verso gli onori degli altari. Papa Francesco ha dimostrato in passato di essere molto legato alla figura di Brochero. Ecco una passaggio del messaggio che il Pontefice inviò in occasione della beatificazione del “Cura Gaucho”: “Il Cura Brochero ha l’attualità del Vangelo, è un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, lamisericordia di Dio. Non rimasenell’ufficio parrocchiale, si logorò sulla mula e fini con l’ammalarsi di lebbra, a forza di uscire a cercare la gente, come un prete “di strada” (callejero) della fede. È questo che Gesù vuole oggi, discepoli missionari, callejeros della fede! Brochero era un uomo normale, fragile, come uno qualunque di noi, ma conobbe l’amore di Gesù, si lasciò forgiare il cuore dalla misericordia di Gesù. Seppe uscire dalla tana del «io-me-mio-con-me-per-me», dell’egoismo meschino che tutti abbiamo, vincendo se stesso, superando con l’aiuto di Dio quelle forze interiori di cui il demonio si avvale per incatenarci alle comodità, alla ricerca delpiacere del momento, alla poca voglia di lavorare. Brochero ascoltò la chiamata di Dio e scelse il sacrificio di lavorare per il suo Regno, per il bene comune che l’enorme dignità di ogni persona si merita in quanto figlia di Dio, e fu fedele fino alla fine: continuava a pregare e a celebrare la messa persino da cieco e con la lebbra”.
Redazione Papaboys (Fonte ilsismografo.blogspot.it/Francesco Gagliano)
La vita
José Gabriel del Rosario Brochero fu un sacerdote dell’Arcidiocesi di Córdoba, in Argentina. Destinato nel 1869 come parroco della cittadina di San Alberto, migliorò la vita dei suoi parrocchiani in tutti i campi, senza trascurare quello spirituale. Fu detto “el cura gaucho” (“il prete gaucho”) perché, come i famosi cavalieri argentini, percorreva chilometri e chilometri a dorso di mula, per farsi vicino a tutti. Condivise la condizione dei suoi fedeli fino ad arrivare a contrarre la lebbra, per aver bevuto dell’infuso di erba mate con alcuni ammalati. Tornato nel suo paese natale, fu reclamato indietro dalla sua gente e morì il 26 gennaio 1914, nella città di Villa del Tránsito, che due anni dopo, in suo onore, fu rinominata Villa Cura Brochero. Fu dichiarato venerabile da san Giovanni Paolo II nel 2004 ed è stato beatificato il 14 settembre 2013 sotto il pontificato di papa Francesco, suo connazionale. Un secondo presunto miracolo, necessario per la canonizzazione, è attualmente in fase di esame. La sua memoria liturgica è il 16 marzo. I suoi resti mortali sono venerati nel santuario della Madonna del Transito, a Villa Cura Brochero.
José Gabriel del Rosario Brochero nacque nei pressi di Santa Rosa de Río Primero (Córdoba, Argentina) probabilmente il 16 marzo 1840, sebbene sembra che sia stato registrato all’anagrafe un giorno dopo, quando ricevette il Battesimo. I suoi genitori, Ignacio Brochero e Petrona Dávila, avevano già accolto altri tre figli e in totale ne ebbero dieci; due femmine, tra l’altro, entrarono tra le Figlie di Maria Santissima dell’Orto, fondate da sant’Antonio Maria Gianelli.
Un suo amico, il politico Ramón José Cárcano, scrisse di averlo spesso udito raccontare che la sua preoccupazione costante era il sacerdozio, anche se a lungo fu incerto se intraprenderlo o meno. Un giorno, angosciato da quel pensiero, partecipò a una predica dove si prospettava ciò che la vocazione sacerdotale e quella laicale esigevano. Appena finì di ascoltarlo, il dubbio non lo tormentava più: aveva deciso, senza ripensamenti, di diventare prete.
Così, entrò nel Collegio Seminario «Nuestra Señora de Loreto» il 5 marzo de 1856, a sedici anni.
Il 16 luglio 1862 José Gabriel ricevette la tonsura e i quattro Ordini Minori. Venne ordinato suddiacono il 26 maggio 1866 e diacono il 21 de settembre dello stesso anno. Poco prima, il 26 agosto 1866, aveva aderito al Terz’Ordine Domenicano. Infine, il 4 novembre 1866, fu ordinato sacerdote dal Vescovo José Vicente Ramírez de Arellano.
Destinato come collaboratore pastorale presso la Cattedrale di Córdoba, si prodigò durante l’epidemia di colera che colpì la città nel 1867 è mieté più di quattromila vite. In qualità di Prefetto agli Studi del Seminario Maggiore, ottenne il titolo di Maestro in filosofia presso l’Università di Córdoba il 12 novembre 1869.
Il 18 novembre 1869, padre José Gabriel venne incaricato della cura d’anime della parrocchia di San Alberto. Il 24 dicembre partì da Córdoba e, dopo tre giorni di viaggio a dorso di mulo, arrivò a destinazione. Si trattava di una parrocchia di poco più di diecimila anime, sparse su quattromilatrecentotrentasei chilometri quadrati, popolata da gauchos, contadini e briganti, dove le comunicazioni erano quasi impossibilitate dalla mancanza di strade e dalla presenza delle Sierras Grandes.
L’anno successivo al suo arrivo, prese ad accompagnare uomini e donne a Córdoba per far compiere loro gli Esercizi Spirituali. Le carovane, che superavano a volte le cinquanta persone, erano spesso sorprese da tormente di neve. Dopo quei giorni di ritiro, molti decidevano di cambiar vita.
Per non affaticarli ulteriormente, padre José Gabriel pensò di fondare una casa per gli Esercizi più vicina, a Villa del Transito (dal 1916, in suo onore, si chiama Villa Cura Brochero), la cui costruzione, supportata dai fedeli, durò dal 1875 al 1877. Ad essa fece seguito, nel 1880, una scuola per le bambine.
Si diede da fare anche nelle sedi politiche e civili: fece costruire strade ed esortò le autorità ad aprire uffici postali e scuole. Tutto per i suoi amati parrocchiani, «abbandonati da tutti, ma non da Dio», come era solito ripetere.
Prima di queste costruzioni, però, faceva venire la predicazione del Vangelo. Portava con sè il necessario per la Messa, accompagnato dalla sua fedele cavalcatura. Nemmeno il freddo o la pioggia lo facevano desistere dal portare i sacramenti agli ammalati: «Altrimenti il diavolo mi ruba un’anima», spiegava. Alla sua gente rendeva chiara la fede anche con curiosi paragoni: a suo dire, Dio era come i pidocchi perché si attaccava ai poveri e non ai ricchi.
La sua salute, diventata malferma, lo obbligò, dopo trent’anni, a rinunciare al suo incarico. Il 24 aprile 1898 accettò, esclusivamente per motivi di salute, il canonicato della cattedrale di Córdoba, offertogli dal vescovo, e lasciò quindi la parrocchia il 30 maggio. Ma il 25 agosto 1902 venne nuovamente nominato parroco a Villa del Transito, compiendo di nuovo la presa di possesso il 3 ottobre, previa rinuncia del canonicato.
Riprese le sue visite ai parrocchiani, al punto da rischiare la vita: dopo aver condiviso del “mate”, la tipica bevanda argentina, con alcuni lebbrosi, contrasse il loro morbo. Diventato sordo e praticamente cieco, il 5 febbraio 1908 rinunciò formalmente alla parrocchia; il 30 marzo tornò a Córdoba e andò a vivere, con le sue sorelle, a Santa Rosa de Río Primero, la sua città natale.
Non vi restò per molto: sollecitato dai suoi vecchi parrocchiani, tornò a Villa del Transito nel 1912, preoccupandosi dell’opera che aveva sospeso, ossia l’installazione di una linea ferroviaria. Infine, il 26 gennaio 1914, rese l’anima a Dio. Le sue ultime parole, pronunciate in dialetto, furono: «Ora ho tutto pronto per il viaggio» («Ahora tengo ya los aparejos listos pa’l viaje»).
La fama di santità di padre Brochero, perdurata a distanza di anni, portò alla richiesta di aprire il processo di beatificazione. Ottenuto il nulla osta da parte della Santa Sede il 17 marzo 1967, il processo ebbe una fase informativa nell’arcidiocesi di Córdoba (dal 6 novembre 1968) e una rogazionale nella diocesi di Cruz del Eje, territorio dove il Servo di Dio era deceduto (dal 6 gennaio 1970 all’8 dicembre 1972). La solenne conclusione di entrambe si svolse il 5 giugno 1974, mentre il decreto sugli scritti giunse il 3 marzo 1979, dopo aver superato i dubbi di alcuni dei censori teologi: ritenevano, infatti, che il suo stile fosse troppo basso e addirittura sgrammaticato. L’opinione finale fu che tale modalità di scrittura non fosse altro che un ulteriore tentativo di presentare il Vangelo con un linguaggio realmente accessibile.
Il 19 aprile 2004 papa Giovanni Paolo II firmò il decreto con cui veniva riconosciuta l’eroicità delle sue virtù. Quando gli fu raccontato chi era, il Pontefice, stando ai vescovi di Cruz del Eje e Santa Fé, commentò: «Allora padre Brochero sarebbe il Curato d’Ars dell’Argentina».
Nel febbraio 2009 venne avviata a Córdoba un’inchiesta circa un presunto miracolo, avvenuto a un bambino, Nicolas Flores, finito in punto di morte per un incidente stradale subito il 28 settembre 2000; venne dichiarata valida il 7 maggio 2010.
Ottenuto il parere favorevole della commissione medica (7 maggio 2010) e di quella teologica (10 maggio 2011), seguita da una riunione dei periti teologici (7 luglio 2011), mancava solo l’ultimo atto. Il 20 dicembre 2012, infine, papa Benedetto XVI ha firmato la dichiarazione con cui il miracolo era ufficialmente riconosciuto, aprendo pertanto la via alla beatificazione. La cerimonia, presieduta dal delegato pontificio, il cardinal Angelo Amato, si è svolta a Villa Cura Brochero il 13 settembre 2013. La memoria liturgica è stata fissata al 16 marzo. I suoi resti mortali sono invecce venerati nel santuario della Madonna del Transito, a Villa Cura Brochero.
Come secondo miracolo da esaminare per la canonizzazione è stato preso in considerazione il caso di Camila Brusotti, una bambina originaria della città di San Juan, all’epoca di nove anni. La sera del 30 ottobre 2013 fu portata in ospedale in braccio alla madre, Alejandra Ríos, che affermò che era caduta da cavallo. In realtà riportava lesioni multiple dovute a percosse, delle quali fu accusato inizialmente il suo patrigno Pedro Oris, ma in seguito fu incarcerata e processata anche la mamma. Dopo 45 giorni di coma, durante i quali i nonni materni chiesero l’intercessione del Beato padre Brochero, la piccola si riprese.
Il 10 settembre 2015 la Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi ha dato il proprio parere favorevole, seguito il 3 novembre dello stesso anno da quello della commissione teologica. Per il mese di febbraio 2016 è attesa la riunione dei cardinali e vescovi membri della Congregazione: se anche loro saranno d’accordo, mancherà solo la firma del Papa, che già da arcivescovo aveva lodato pubblicamente l’opera di quel sacerdote.
PREGHIERA (tradotta dall’originale spagnolo)
Signore, dal quale proviene ogni dono perfetto,
tu hai disposto che José Gabriel del Rosario
fosse pastore e guida di una porzione della tua Chiesa,
e lo rendesti luminoso per il suo zelo missionario,
la sua predicazione evangelica
e una vita povera e impegnata.
Ti supplichiamo di completare la tua opera,
glorificando il tuo servo con la corona dei Santi.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Autore: Emilia Flocchini