Si è aperto nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, il quarto Congresso mondiale delle Scholas Occurrentes sul tema “Responsabilità sociale educativa. Un impegno di tutti gli attori”. Le Scholas sono nate a Buenos Aires per iniziativa dell’allora arcivescovo Bergoglio: sono una rete internazionale di scuole – non solo confessionali o cattoliche – che collegano migliaia di studenti in tutto il mondo, proponendo un programma educativo basato su arte, sport e tecnologia. L’evento si chiuderà giovedì prossimo 5 febbraio, a partire dalle ore 16.00, sempre nell’Aula Nuova del Sinodo, con la partecipazione del Papa e il collegamento in videoconferenza con studenti e insegnanti in vari continenti. Su questa realtà, Mercedes de la Torre della Radio Vaticana ha intervistato il direttore delle Scholas, José María del Corral:
Iniziativa nata a Buenos Aires con Bergoglio
R. – Lo que asta ahora ha dado mejores resultados …
Quello che finora ha portato i migliori risultati è stata proprio l’esperienza che abbiamo fatto quando il Papa era arcivescovo di Buenos Aires: abbiamo cercato di unire insieme ragazzi e adolescenti appartenenti alle diverse religioni – ebrei, cattolici, musulmani – e abbiamo realizzato l’esperienza della “scuola vicina”, che è la base della nostra proposta. Abbiamo iniziato con 70 ragazzi e dopo un solo anno avevamo mille studenti, dopo quattro anni 7 mila studenti della scuola secondaria. E lì abbiamo cominciato a vederci come una esperienza reale, con diversi punti di vista, con diversi credo, con diversi progetti, e abbiamo cercato di costruire una soluzione a seconda delle difficoltà e di chi le aveva, come quella dell’alcool, della droga, dell’insicurezza, dello scoraggiamento e della paura… Quindi crediamo, e di questo ne siamo convinti vedendo proprio questi risultati, che così come a giocare a calcio si impara giocando a calcio, a convivere si impara convivendo.
I quattro pilastri delle Scholas
D. – Quali sono i pilastri delle Scholas Occurientes?
R. – Las escuelas trabajan en quatros lineas. …
Le scuole lavorano seguendo quattro linee. La prima linea si chiama “La linea dell’ulivo”, perché l’ulivo rappresenta la cultura della pace. E per questo il cardinale Jorge Bergoglio piantò nella Plaza de Mayo, insieme ai leader religiosi e al suo amico ebreo, l’ulivo. Così facendo, si impegnò davanti agli studenti, come arcivescovo di Buenos Aires, nell’educazione per la pace. Questo è l’ulivo che porta i valori a tutti i cittadini del mondo – sono ormai circa un milione e mezzo gli ulivi piantati: piantare i valori nel mondo. La seconda linea è quella della “scuola di cittadinanza”, affinché i giovani da abitanti diventino cittadini: una esperienza concreta, di totale immersione di un mese e mezzo all’interno delle classi, così che i ragazzi, condividendo i loro problemi, si trasformino in cittadini autentici, capaci di trasportare nella rete i loro problemi. La terza linea è conoscere i progetti che ci sono nel mondo e che sono isolati: unirli, condividerli e rafforzarli in sinergia. E, infine, la quarta linea è iniziare a costruire un’aula dove tutti abbiano un posto, l’aula di inclusione attraverso la tecnologia.
Un’esperienza che unisce 400 mila scuole
D. – Uno dei punti più importanti delle Scholas è che si condividono esperienze tra le scuole non statali e le scuole pubbliche e anche tra diverse religioni. Come è questa esperienza?
R. – Esta experiencia nació cuando en Buenos Aires
Questa esperienza è iniziata quando a Buenos Aires fu istituita “la scuola vicina”, con ragazzi delle comunità religiose e poi anche della scuola pubblica e privata. Questo portò a nuove leggi, a cambiamenti e trasformazioni sociali. E questo fa sì che oggi si possa parlare già di 400 mila scuole presenti in tutte le regioni dei cinque continenti.
Francesco è convinto che l’educazione può cambiare il mondo
D. – Papa Francesco incoraggia questa iniziativa sin dal suo inizio. Cosa significa questo per voi?
R. – Significa el interés del Papa Francisco…
Questo rappresenta l’interesse di Papa Francesco perché sia una realtà e cambi il mondo. Sono molti i leader mondiali che parlano di cambiare il mondo, però credo che l’esempio di Francesco che si mette in marcia, che cammina e che invia anche gli altri a fare lo stesso: è convinto che il mondo possa cambiare, non con le armi, ma con l’educazione; e che l’educazione non deve essere un’educazione che chiude la porta, un’educazione che imprigiona, una educazione chiusa in se stessa: l’educazione è giustamente un’aula aperta, è un’aula che lavora nella strada, è un’aula di Internet, dove i ragazzi realmente stanno. E’ uscire alla loro ricerca e far sì che tornino in un luogo per loro lontano.
Come unirsi a Scholas Occurrentes
D. – Come è possibile che una scuola si aggiunga a questa rete delle Scholas Occurentes?
R. – Es muy sencillo! Es engresar…
E’ molto facile. Bisogna entrare nel nostro sito www.scholasoccurentes.org: lì il direttore della scuola, se ne ha l’autorità, si accredita e aggiunge la sua scuola: da quel momento si impegna a seguirla, ad aprire le porte e, aprendo le sue porte, inizia a condividere i suoi progetti, le illusioni e le utopie. Iniziamo insieme un cammino e questo cammino è l’educazione.
Educazione nelle mani di tutti
D. – Le piacerebbe fare un invito, attraverso i microfoni di Radio Vaticana, per unirsi a questa rete di Scholas?
R. – L’invitation es que todos los proyectos juntos hacen un gran projecto!
L’invito è che tutti i progetti insieme fanno un gran progetto! Ci sono molti educatori, molti maestri, molti insegnanti che lottano giorno dopo giorno e che molto spesso sentono la solitudine. Per questo credo che sia importante riunirsi e unirsi in una rete: perché lì è l’evoluzione educativa che propone Papa Francesco. Così si sentono più forti, più accompagnati e i ragazzi vivranno in un mondo più coerente. Quello che cerchiamo con questo Congresso è unire tutti: i lavoratori, i responsabili, il mondo accademico, il mondo universitario, i politici, i governanti, le famiglie, affinché tutti insieme recuperiamo quello che il Papa chiama “patto educativo”. Nella società avviene che si possa delegare una funzione importante com’è quella dell’educazione nelle mani di pochi. L’educazione, invece, deve stare nelle mani di tutti!