Con questo segno di salvezza, San Benedetto si liberò dal veleno che alcuni cattivi monaci gli offrirono:
“…a mensa, secondo una loro usanza, presentarono all’abate per la benedizione il recipiente di vetro che conteneva la mortale bevanda. Benedetto alzò la mano e tracciò il segno della croce. Il recipiente era sorretto in mano ad una certa distanza: il santo segno ridusse in frantumi quel vaso di morte, come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra. Comprese subito l’uomo di Dio che quel vaso non poteva contenere che una bevanda di morte, perché non aveva potuto resistere al segno che dona la vita.”
L’episodio, secondo il racconto di San Gregorio Magno, dovette ispirare le parole dell’esorcismo riferite alla bevanda che è offerta dal Maligno, così come la protezione attribuita al segno della croce.
Tuttavia gli attacchi del demonio si lanciarono contro l’abate di Montecassino e i suoi monaci:
“l’antico nemico”, molto contrariato dalla conversione dei pagani della regione, attratti dalla predicazione del Santo, si presentava ai suoi occhi per minacciarlo ed intimorire i suoi fedeli. “
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L’antico nemico, però, non poté tollerare questa attività e non più occultamente o in sogno, ma con palesi apparizioni prese a disturbare la tranquillità del Padre. Con alte grida si lamentava della violenza che subiva e i suoi urli giungevano fino alle orecchie dei fratelli, pur senza vederne la figura. Egli stesso poi, il venerando Padre, raccontava ai suoi discepoli che l’antico nemico gli appariva davanti agli occhi orridissimo e furibondo, e con bocca ed occhi di fuoco faceva mossa di lanciarglisi contro. Quello poi che diceva, qualche volta poterono udirlo tutti: prima lo chiamava per nome e siccome il santo non dava risposta, si sfogava allora con furiose contumelie. Urlava a gran voce: “Benedetto! Benedetto!”, ma aspettando invano una risposta, subito soggiungeva:
“Maledetto, non Benedetto! Si può sapere che hai con me? Si può sapere perché mi perseguiti?”.
Questi attacchi diretti, questi combattimenti accaniti col demonio, sono una costante nella vita di San Benedetto, e furono per lui altrettante occasioni di nuove vittorie, come dice San Gregorio poco dopo.
Già dall’inizio della permanenza a Subiaco, il demonio rompe la campanella che serviva al monaco Romano per avvisare il nostro Santo del momento in cui doveva ricevere i suoi alimenti.
Leggiamo anche che il demonio, sotto forma di un uccello nero, provocò terribili tentazioni allo stesso Benedetto, e distrasse dalla preghiera un altro monaco, portandolo a vagabondare.
Un fratello viene portato a mostrarsi superbo, invogliato dai cattivi pensieri che il demonio gli suggerisce; significativamente, Benedetto, accortosi del suo turbamento, gli ordina:
“Traccia una croce sul tuo cuore, fratello”.
Il demonio è l’ispiratore del presbitero Fiorenzo che, geloso, perseguita Benedetto ed i suoi discepoli, cercando sempre di rendere difficile la vita del monastero, tanto quella materiale, che quella spirituale, suscitando inconvenienti di ogni tipo, come la morte di un adolescente.
Questi episodi, riportati da Papa San Gregorio Magno, mostrano come San Benedetto combatté il demonio, che lo attaccava incessantemente, in qualità di avversario di ogni opera buona. Un incontro col demonio chiarisce l’atteggiamento:
“Saliva un giorno all’oratorio del Beato Giovanni, situato sulla cima di un monte, quando gli si fece incontro l’antico nemico in sembianze nientemeno che di veterinario, con in mano la cassetta dei medicinali e una corda. Benedetto gli domandò: “Dove vai?”. Rispose: “Sto andando dai monaci, a dare una piccola purga”.
Il venerabile Padre proseguì lo stesso verso l’oratorio e terminata la preghiera, prese in gran fretta la via di ritorno. Il cattivo spirito intanto si era incontrato con un vecchio monaco che attingeva acqua, in un lampo era entrato in lui, lo aveva gettato a terra, e lo strapazzava con feroce crudeltà.
” Di ritorno dalla preghiera, nel vedere il poveretto tormentato con tanta violenza, il servo di Dio gli appioppò senz’altro uno schiaffo, e tanto bastò per scacciare immediatamente lo spirito, che non si azzardò mai più a rifarglisi nuovamente vicino.”
La sua migliore difesa era, con la preghiera, la fedeltà al Signore e la fiducia in Lui, la carità, la costanza nel fare il bene, la pratica della giustizia. Una vita santa provoca da una parte l’inimicizia del demonio, ma d’altra parte è la migliore difesa contro lo stesso, poiché dove c’è Dio con la sua grazia, non può entrare a dominare il terribile nemico.
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La medaglia riceve una benedizione che è conferita dai monaci sacerdoti dell’Ordine di San Benedetto, con una formula particolare. In questa, in accordo col testo che accompagna la medaglia, si chiede a Dio che allontani il potere dal diavolo, in un contesto di lode divina di fiducia nella Trinità per l’amore del Signore Gesù Cristo, che deve venire per giudicare i vivi ed i morti.
Si implora per il fedele che porterà la medaglia, e che si occuperà nelle buone opere, la salute dell’anima e del corpo, e la santità, così come le grazie che la Chiesa ha concesso ai monaci con i quali si stabilisce come una fraternità spirituale.
Infine, si chiede a Dio che quelli che usano la medaglia cerchino di evitare le insidie e gli inganni del diavolo, con l’aiuto della sua misericordia, affinché si presentino davanti a Lui santi ed immacolati.
Il testo non si limita, dunque, ad un solo aspetto del combattimento spirituale, come sarebbe la lotta col demonio intesa in un senso quasi fisico, ma tende ad una comunione profonda nell’amore di Dio, facendo la sua volontà, che include il rifiuto del male, e mettendo in pratica con carità generosa e con pietà i mandati divini.
È da auspicare, allora, che i numerosi fedeli che sono devoti di San Benedetto, e portano la Croce o Medaglia, per ricevere con abbondanza le grazie e le benedizioni che Dio effonde su coloro che rispondono con la propria vita, i propri pensieri e le buone opere alla chiamata evangelica, la mettano in pratica impregnandosi sempre di più dello spirito del Santo Padre dei monaci.
Così lo chiede la Chiesa con l’antica orazione della festa di San Benedetto:
“O Dio, che ti degnasti di riempire dello spirito di tutti i giusti il tuo santissimo confessore Benedetto, concedi a noi, tuoi servi, che celebriamo la sua solennità, di compiere fedelmente quello che abbiamo promesso, ricolmi del suo spirito e soccorsi dalla tua grazia.”
Credito: Ora et Labora
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