Leggere il programma dell’accordo tra la Lega e il M5S, cioè le trentanove pagine di “Contratto per il governo di cambiamento” con tanto di firma notarile dei due contraenti, è un’esperienza utile se non necessaria per coloro che hanno votato questi due partiti ed hanno a cuore la difesa o, meglio, il rilancio dei “principi non negoziabili” nel nostro Paese.
I due punti centrali, reddito di cittadinanza e flat tax, sono infatti al centro di questo ampio documento ma, com’è evidente, saltano insieme a piè pari le esigenze dei tre baluardi di salvezza sociale che, seguendo Benedetto XVI e la Dottrina sociale della Chiesa riguardano difesa della vita umana, riconoscimento della natura e dei diritti della famiglia naturale e libertà di educazione. Il “contratto di governo”, oltretutto, non spiega dove Luigi Di Maio, Matteo Salvini & co. pensano di andare a trovare i cento miliardi di euro necessari per realizzare il reddito di cittadinanza e la flat tax. In un contesto stellare del debito pubblico italiano che, nel frattempo che stiamo scrivendo, ha superato la cifra iperbolica di 2.300 miliardi di euro, i due pensano di andare dal Governatore della BCE Draghi chiedendogli gentilmente come si deve fare per cancellarsi 250 miliardi di euro di debito….
Ma in campagna elettorale Di Maio e Salvini non ci parlavano di famiglia? Ora, però, che dalle parole si deve passare ai fatti, nel “Contratto per il governo di cambiamento” su 39 pagine una scarsa (dieci righe) sono genericamente dedicate ad un vago “welfare familiare”. Senza il minimo accenno a quoziente familiare, reddito di maternità, politiche per combattere la “denatalità”, l’aborto o la diffusione di tutte le droghe. Le tre leggi anti-famiglia ed anti-vita per antonomasia, approvate nella scorsa legislatura, vale a dire divorzio breve, unioni civili (Cirinnà) e DAT (biotestamento), sono ormai considerate “diritti acquisiti”. Poi sul sostegno alla famiglia che si fa carico della disabilità si propone la nascita di un nuovo “ministero”, quindi altre burocrazie e posti di governo utili ad accontentare le varie cordate all’interno di Lega e M5S, senza pensare ai soldi ed ai servizi che servono alla famiglia con all’interno un membro non autosufficiente.
Il passaggio apertamente inaccettabile del “contratto”, che rivela alla fine l’impostazione ideologica di chi l’ha scritto, è quello che troviamo nell’area “giustizia”. Qui, affrontando il tema dell’affidamento condiviso dei figli in una eventuale rivisitazione del diritto di famiglia, il testo parla insistentemente delle “due figure genitoriali”, senza infidamente mai utilizzare le parole proprie: padre e madre. Sarà solo un tic linguistico, ma è evidente che l’estensore del passaggio non deve essere lontano dalla cultura genderista grillina che ha portato nelle amministrazioni comunali da loro guidate a legittimare anche la pratica dell’utero in affitto registrando contra legem i bambini come figli di due papà o di due mamme. Ecco perché non si trova una parola in favore delle famiglie numerose, del sostegno all’impresa familiare, ai giovani che vogliono mettere su famiglia, sulla libertà scolastica ed ai Centri e Servizi di aiuto alla vita.
E’ abbastanza per aprirci gli occhi?
di Giuseppe Brienza