Togliere quel tubo che regola la respirazione artificiale e attendere la prima, autonoma boccata di ossigeno. È l’unico regalo che medici e infermieri attendono da ogni paziente che lotta contro il coronavirus. E ieri, all’ospedale Cotugno di Napoli, sono arrivati quattro regali. Tutti insieme. «Qualcosa che allarga il cuore, forse come niente altro in questo periodo», dice il direttore generale dell’Azienda Ospedali dei Colli, Maurizio Di Mauro.
Quattro pazienti infatti sono stati estubati dopo essere stati trattati con il Tocilizumab, che riduce l’impatto del Coronavirus sui polmoni. Vincenzo Montesarchio, l’infettivologo del Cotugno che ha dato il via alla cura insieme al collega Paolo Ascierto dell’Istituto Pascale, precisa: «I 4 pazienti hanno reagito molto bene al farmaco, migliorando nettamente in pochi giorni. Uno ha solo 27 anni: era in terapia intensiva per la polmonite grave, anche se non aveva altre patologie gravi se non l’asma. Ha preso il Tocilizumab il 18 marzo e ora è in ventilazione assistita, sarà trasferito presto in normale degenza Covid19».
Gli altri tre estubati sono stati trattati il 19 marzo e – tra l’altro – sono i primi tre inseriti nella sperimentazione Aifa sul farmaco in corso su 330 pazienti in Italia: tre uomini di 51, 55, e 56 anni.Intanto in quattro Paesi (Germania, Olanda, Grecia e Australia) si sperimenta il vaccino anti-tubercolosi.
L’avvio dei test, reso noto dalla rivista Science sul suo sito, è poco ortodosso in quanto si prova su un’infezione virale un vaccino nato un secolo fa per combattere un’infezione batterica. A incoraggiare la decisione sono stati gli effetti positivi che il vaccino ha dimostrato di esercitare sul sistema immunitario, mobilitando le principali difese. Dopo uno studio preliminare condotto in Grecia, nell’università di Atene, l’università olandese di Utrecht ha già reclutato mille individui sani nel personale sanitario in servizio in otto ospedali e intende partire con la sperimentazione in settimana.
Altri test sono in programma in Australia, nell’università di Melbourne, e in Germania tramite l’Istituto Max Planck sulla Biologia delle infezioni. Il vaccino si chiama Bacillus Calmette-Guérin (Bcg), dai nomi dei microbiologi francesi Albert Calmette e Camille Guérin che l’avevano ottenuto.
di Mario Fabbroni per Leggo.it