Sale a 910 il bilancio complessivo dei morti, la maggior parte in Cina, per il coronavirus che ha superato di gran lunga quello della Sindrome respiratoria acuta grave (Sars), che ha ucciso 774 persone in tutto il mondo nel 2002-2003. Mentre i casi di contagio hanno superato quota 40.000 (40.171). Il numero degli stranieri contagiati, fa sapere Pechino, nel Paese è salito a 27.

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Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha appena inviato una squadra di esperti in Cina, il numero di infezioni rilevate quotidianamente nel Paese si sta stabilizzando, ma è troppo presto per concludere che l’epidemia ha superato il suo picco. “Stiamo registrando un periodo di stabilità di quattro giorni, in cui il numero di casi segnalati non è aumentato. Questa è una buona notizia e potrebbe riflettere l’impatto delle misure di controllo che sono state messe in atto”, ha dichiarato il responsabile del programma di emergenza sanitaria dell’Oms, Michael Ryan.
I casi di coronavirus, la cui trasmissione è confermata come avvenuta da persone che non hanno viaggiato di recente in Cina, potrebbero essere “la punta dell’iceberg”, ha scritto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus su Twitter, mentre una “missione di esperti internazionali” è partita per la Cina per aiutare il coordinamento della risposta all’epidemia”.

 

Se all’estero il contagio sembra aver viaggiato a un passo più lento della Cina, Ghebreyesus non ha escluso la possibilità che ci possa essere un’accelerazione dell’epidemia che ha infettato più di 40.000 persone e causato 908 morti in Cina. “Il contenimento resta il nostro obiettivo, ma tutti i Paesi devono usare la finestra dell’opportunità creata dalla strategia di contenimento per prepararsi al possibile arrivo del virus”, ha aggiunto ancora. Fuori dalla Cina ci sono state più di 350 infezioni suddivisi in quasi 30 tra Paesi e regioni. Due le vittime, una a Hong Kong e una nelle Filippine.

Le autorità britanniche hanno dichiarato il coronavirus una minaccia “grave e imminente” per la salute pubblica, dopo che quattro casi sono stati rilevati nel Regno Unito. Il ministro della sanità britannico Matt Hancock ha annunciato che il Regno Unito attuerà misure per “garantire che il pubblico” sia protetto dalla trasmissione di questo virus.

Ieri, le autorità sanitarie avevano confermato un quarto caso di infezione da parte del nuovo coronavirus cinese nel Regno Unito. Il paziente, che si trova nel Royal Free Hospital di Londra, sarebbe stato in contatto con un’altra persona infetta nel paese. Domenica, un aereo è arrivato in una base militare in Inghilterra e ha evacuato più di 200 persone da Wuhan.

Arrivati gli italiani

È atterrato intorno ieri alle 14 all’aeroporto militare di Pratica di Mare l’aereo proveniente dalla base Raf di Brize Norton, nell’Oxfordshire, con a bordo il piccolo gruppo di 8 italiani provenienti da Wuhan, la regione focolaio del coronavirus.

Dopo i primi controlli, il gruppo è stato trasferito in pullman all’ospedale militare del Celio, dove dovrà trascorrere il programmato periodo di quarantena. Gli italiani erano arrivati in mattinata in Inghilterra, alla base Raf di Brize Norton, nell’Oxfordshire, a bordo di un aereo proveniente da Wuhan con 200 persone. Dovevano essere on nove, ma Niccolò, lo studente 17enne di Grado, invece è rimasto bloccato in Cina, dato che ha di nuovo la febbre.

Del gruppo dei 56 italiani rimpatriati i primi giorni di febbraio e ora alla Cecchignola, stamattina erano stati trasferiti a titolo puramente precauzionale all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma per accertamenti due bambini di 4 e 8 anni, con solo alcune linee di febbre. Per entrambi, ha fatto sapere lo Spallanzani, i test col tampone hanno dato esito negativo al virus 2019-nCoV. “Presto, dopo la seconda verifica – annuncia la direzione sanitaria – potranno congiungersi con il resto della famiglia alla Cecchignola per completare il periodo di sorveglianza”.

Buone notizie, intanto dal nuovo bollettino medico diffuso dallo Spallanzani: “Tutti i test relativi ai casi sospetti per il nuovo coronavirus sono risultati negativi, compreso il test per la donna italiana inviataci, a puro scopo precauzionale, dalla Città Militare della Cecchignola e la coppia proveniente da un Pronto soccorso cittadino”, è stato comunicato dall’ospedale. “Sono stati valutati, a oggi, presso la nostra accettazione 53 pazienti sottoposti al test per la ricerca del nuovo coronavirus. Di questi, 36 risultati negativi al test sono stati dimessi. Diciassette pazienti sono tuttora ricoverati”, fa sapere lo Spallanzani nel bollettino quotidiano. “Tre – è stato spiegato – sono casi confermati (la coppia cinese attualmente in terapia intensiva e il giovane proveniente dal sito della Cecchignola); 12 sono pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato; due sono pazienti che, risultati negativi al test per nuovo coronavirus, rimangono comunque ricoverati per altri motivi clinici”.

Il rischio contagio sulla nave

Sarebbero 60 i nuovi casi di coronavirus rilevati sulla Diamond Princess, la nave da crociera ferma nella baia di Yokohama, in Giappone: i contagi, riporta la tv commerciale Tbs citando fonti non meglio precisate, sarebbero così saliti a 130. A bordo ci sono ancora quasi 3.700 persone, tra cui 35 italiani, di cui 25 membri dell’equipaggio, incluso il comandante Gennaro Arma. Il periodo di quarantena potrebbe durare fino al 19 febbraio. I test sono stati inizialmente limitati alle persone che hanno mostrato sintomi o che sono venute a contatto con un passeggero che era precedentemente sbarcato a Hong Kong e che è stato trovato come portatore del virus. In seguito sono stati estesi alle persone vulnerabili a bordo, comprese le persone che erano state a contatto con i nuovi casi di infezione.

Credito: La Repubblica