Salgono da uno a quattro i contagiati da Covid-19 in Vaticano. «Allo stato attuale sono quattro i casi di positività al Coronavirus riscontrati: oltre al primo di cui si è data precedentemente notizia, si tratta di un dipendente dell’Ufficio Merci e di due dipendenti dei Musei Vaticani», dice il direttore della Sala Stampa, Matteo Bruni.
«Le quattro persone erano state poste in isolamento in via cautelativa prima che risultassero positive al test e il loro isolamento dura ormai da oltre 14 giorni; attualmente sono in cura in strutture ospedaliere italiane o presso la propria abitazione», spiega. Ma intanto è il dramma di tanti medici morti sul campo della lotta al Coronavirus, l’analogo destino di preti e di infermieri, contagiati e anch’essi vittima della pandemia, a toccare nel profondo papa Francesco, che li indica come «esempio di eroicità»
.«Ho avuto la notizia che in questi giorni sono venuti a mancare alcuni medici, sacerdoti, non so se qualche infermiere, ma si sono contagiati, hanno preso il male perché erano al servizio degli ammalati. Preghiamo per loro, per le loro famiglie. E ringrazio Dio per l’esempio di eroicità che ci danno nel curare gli ammalati», dice dedicando loro la messa del mattino a Santa Marta. Un tragico stillicidio, che vede, fino ad oggi, 24 medici morti per aver contratto il Coronavirus in ospedali, cliniche, pronto soccorso o ambulatori privati. Quasi cinquemila gli operatori sanitari contagiati: tra loro 50 sacerdoti, morti nel servizio in strutture sanitarie o perché accolti per l’età in case di riposo. Una vera ecatombe è quella registrata a Bergamo, epicentro italiano della pandemia, nella cui zona sono 20 i preti morti dal 6 marzo. Un quadro a dir poco funesto, in cui entrano nomi come quello di don Fausto Resmini, noto per la sua azione caritatevole col camper «Esodo», usato per portare pasti caldi ai clochard.
E sempre dalla Bergamasca, da Casnigo in Valseriana, è di questi giorni la notizia della morte di don Giuseppe Berardelli, arciprete ultrasettantenne ricoverato all’ospedale di Lovere. Ma un tributo pesantissimo è anche quello pagato dal mondo religioso di Parma. Cinque i parroci deceduti nella provincia, anche se la situazione più drammatica la stanno vivendo i padri saveriani. A Parma ha sede la casa madre della congregazione che promuove missioni in tutto il mondo e diverse decine sono i saveriani che vi risiedono, soprattutto anziani tornati da una vita sul campo in Africa, Asia ed America Latina. Nella struttura negli ultimi giorni sono mancati ben 12 religiosi, tutte morti riconducibili al Covid-19, e, malgrado una sorta di quarantena e le aree comuni sanificate, continuano i nuovi casi.
Proprio la situazione di ecclesiastici in comunità religiose (spesso trasformatesi in focolai di contagio, come accaduto per i due istituti di suore a Roma e Grottaferrata), ha determinato oggi una certa pressione sulla Santa Sede perché si chiudessero uffici e dicasteri, peraltro in linea con le disposizioni italiane. Ma nel pomeriggio – mentre veniva diffuso il video con una speciale preghiera del Papa «affinché la pandemia finisca» e proprio mentre giungevano le notizie dei nuovi contagi – la Sala stampa comunicava la decisione della Santa Sede che «i Dicasteri e gli Enti ad essa collegati non sospendano la propria attività». Ai responsabili è stato però indicato di predisporre «contingenti minimi di personale in ufficio» e di incentivare «per quanto possibile il lavoro da remoto».
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