In Toscana sono due i casi sospetti positivi che devono essere validati dall’Istituto superiore di sanità. Il primo, a Pescia, riguarda un informatico di 49 anni rientrato giovedì sera da Codogno dove ha soggiornato tre giorni per lavoro. Fin da venerdì si è messo in autoisolamento volontario su indicazione del medico di famiglia e sotto sorveglianza della Asl.
Ieri mattina, lunedì, a seguito di un picco febbrile, ha contattato le strutture sanitarie che gli hanno mandato un’ambulanza del 118 a casa per portarlo, in isolamento, in ospedale a Pistoia per tutti gli accertamenti. L’uomo al momento è in buone condizioni di salute, in isolamento nel reparto di malattie infettive.
Il secondo caso, sospetto anch’esso, riguarda invece un imprenditore fiorentino di 63 anni che ieri mattina, lunedì 24, alle 7.30, è giunto in ambulanza al pronto soccorso di Santa Maria Nuova con sintomi influenzali e difficoltà respiratorie ed è stato poi trasferito al Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri in isolamento, nel reparto di malattie infettive. E’ stabile e non intubato. In via preventiva sono comunque in corso sui due casi sospetti positivi indagini epidemiologiche relative ai contatti.
Questi ultimi sono stati preventivamente sottoposti a isolamento domiciliare con sorveglianza attiva. Per quanto riguarda invece la donna prelevata ieri sera dalla stazione di Santa Maria Novella in isolamento, come prescritto dal protocollo sanitario del Covid19 da subito applicato in Toscana, è stata condotta all’ospedale di Careggi e sottoposta a tampone che ha dato esito negativo. Si puntualizza che i test per il Covid-19 non sono uno screening da effettuare a tappeto. In base alle linee guida nazionali e così come accade in tutte le regioni, i tamponi faringei vengono effettuati solo in presenza di sintomi che definiscano un quadro come sospetto o a coloro che hanno avuto contatti stretti con un caso confermato o sospetto.
I vescovi delle Diocesi della Toscana hanno dato alcune disposizioni valide per tutte le parrocchie della regione, decisioni prese dopo aver consultato le autorità civili e che seguono gli orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana.
Vista la situazione di pericolo di diffusione del coronavirus, è stato deciso che nelle chiese ci si attenga a certi comportamenti:
– tenere vuote le acquasantiere;
– omettere il gesto dello scambio della pace nelle celebrazioni liturgiche;
– distribuire la Comunione esclusivamente sulla mano;
– prendere precauzioni durante le Confessioni auricolari e in contesti di contatti personali.
I sacerdoti sono stati invitati a spiegare ai fedeli “che si tratta di doverose misure precauzionali, da attuare per il bene della società. Non si ritiene al momento – si legge nella nota – di dover prendere altri provvedimenti che possano limitare la vita pastorale, raccomandando di seguire al riguardo quanto disposto dalle autorità civili per la vita sociale in genere”.
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