Ma per tutte le altre il cammino verso la riapertura dei lucchetti non è affatto lontano: anzi, il Sud e buona parte del Centro Italia (Lazio in testa) sembrano pronti alla nuova vita, mentre l’attesa si allunga a fine giugno per il Nord e la Lombardia. Insomma, i primi nella sofferenza saranno pure gli ultimi a liberarsene.
“Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma” per la fase 2 del Coronavirus. “Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio”. Lo annuncia in un lungo post sui social il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
I MODELLI. Lo studio è dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi. «Si tratta di un’analisi effettuata con l’obiettivo di individuare non la data esatta – puntualizza Ricciardi – ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi». Un lavoro che «si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile». I modelli statistici stimati per ogni regione sono di tipo regressivo, di natura non lineare – spiegano dall’Osservatorio – e quindi non epidemiologico. Pertanto non sono fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R Zero, «ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo». Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di “lockdown” introdotti dai Decreti del Governo. «Eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire d’ora in poi da parte di singole regioni, renderebbero le proiezioni non più verosimili».
SOLLIEVO. La realtà comunque mostra dati interessanti: ieri (ancora una volta) la Basilicata non ha registrato altre persone infette, a Napoli zero contagi e zero morti, Roma si avvicina a crescita zero, in Valle d’Aosta l’obiettivo è stato appena centrato. E poi ci sono casi esemplari: come quello del centro di Fabro, in provincia di Terni, dove dall’inizio dell’epidemia non si è mai avuto un tampone positivo al Covid-19 su circa 2.800 abitanti, mentre a Prato (la città più cinese d’Italia) finora nessun caso tra i residenti di origine orientale.
SMOG. Un nuovo studio del Cnr rafforza l’idea – già manifestata nei mesi scorsi – che «la già avvenuta esposizione di lungo periodo all’inquinamento atmosferico possa aumentare la vulnerabilità degli esposti al Covid-19 a contrarre, se contagiati, forme più importanti con prognosi gravi».
Chiusura dei reparti non indispensabili e delle mense, mascherine per tutti e turni di lavoro più flessibili per evitare rischiosi assembramenti. Le fabbriche riavvieranno il motore del Paese probabilmente con il prossimo decreto in vigore dal 4 maggio ma per attività commerciali, bar, ristoranti e – forse – anche stabilimenti balneari bisognerà attendere almeno il 18 maggio.
Una ripresa lenta fatta in modo da poter valutare l’impatto sul rischio contagio delle prime riaperture industriali. Il nodo più difficile da sciogliere è quello dei trasporti: lo smart working sarà prorogato il più possibile, si lavorerà anche sabato e domenica mentre i negozi potranno stare aperti fino a sera tarda.
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