Corrado Augias: «sono ateo ma difendo il presepe nelle scuole»

Siamo quasi a Natale e nel mondo è già iniziata la guerra al senso originario di questa festività, un significato molto scomodo a qualcuno, perché è insopportabilmente cristiano. Alcuni la definiscono da tempo la “festa delle luci” o “festa dei regali”, giustificandosi con il fatto che ricordare l’origine del Natale significherebbe offendere le altre religioni. Gesù come segno di contraddizione per il mondo, lo aveva annunciato lui stesso (Mt 10, 1-40).
Questa forma di isteria laicista si scatena puntualmente in questo periodo antecedente il 25 dicembre, nel 2013 è stato lo stesso come abbiamo documentato. Ne viene colpita anche l’Italia e raggiunge fortunatamente la cronaca nazionale, i giovani genitori sapranno così in quali scuole non iscrivere i loro figli.

Il caso più noto quest’anno è quello dell’Istituto De Amicis di Celadina, a Bergamo, dove il dirigente scolastico Luciano Mastrorocco ha vietato il presepe perché sarebbe discriminatorio verso chi è non cristiano. La protesta dei genitori è stata vibrante tanto che il leader della Lega, Matteo Salvini, si è recato alla scuola donando un presepe ai bambini, chiedendo anche l’allontanamento del preside dalla scuola (ha chiesto 10mila adesioni su Fb, ne sono arrivate 80mila). La realtà dei fatti è però differente: è stato un insegnante a negare la possibilità, il preside ha infatti spiegato: «Non c’era stato alcun divieto. Se un gruppo di genitori di una classe è d’accordo nel costruire un presepe non sarò certo io a mettermi di traverso, e infatti non è mai successo neanche in passato, io non sono il poliziotto dell’istituto e non controllo quel che succede nelle scuole, soprattutto riguardo a questi temi». Il suo chiarimento è stato certamente necessario, tuttavia se si legge la spiegazione completa rimane il dubbio che per lui il presepe possa davvero essere una forma di discriminazione se presenta la Natività di Gesù Cristo.
Sul caso è intervenuto anche l’anticlericale Corrado Augias

che su “Repubblica” ha preso le difese del presepe, seppur definendolo una “pia leggenda”. Augias vede nel presepe anche un’immagine laica di speranza, una nascita e una maternità in armonia con il creato. Così, scrive, «il preside Luciano Mstrorocco, che ha vietato il presepio per non offendere chi appartiene ad un credo diverso da quello cristiano, ha sbagliato due o tre volte. La prima perché l’ingenua rappresentazione di un evento di capitale importanza nella storia non può offendere nessuno che abbia un po’ di sale in zucca; la seconda perché quella rappresentazione porta un messaggio di pace e fratellanza; la terza perché il presepio appartiene ad una radicata tradizione di questo Paese che, ripeto, coinvolge anche chi come me a quella religione non appartiene. Chi arriva qui venendo da Paesi lontani ha il diritto di mantenere le proprie usanze -purché non in contrasto con le nostre leggi- ma è anche tenuto a rispettare, e a conoscere, gli usi del Paese in cui è venuto a vivere».

Anche un altro intellettuale non credente è intervenuto, si tratta di Michele Serra, editorialista di “Repubblica”: «La paura di molti che l’immigrazione cancelli tradizioni, recida radici, metta a repentaglio identità, è comprensibile e legittima. L’immigrazione non deve levare, deve aggiungere. Non deve sopire, deve accendere. Natale, qui, non è solo una “ricorrenza religiosa”, è un momento identitario. Così come il profilo dei campanili e il suono delle campane, il presepe segna il paesaggio italiano in profondità. Lo faccio perfino io (un meraviglioso minipresepe messicano di gesso, che pagai un dollaro in un mercatino di Puebla), e la nutrita componente multireligiosa che è in me (ho un pezzo di cervello ateo, uno buddista, uno valdese, uno francescano, uno sufi) non si è mai sentita offesa».
Purtroppo, questi ragionamenti laici e illuminati non hanno fatto capolino nella mente di altri dirigenti scolastici. Elenchiamo qui sotto i casi più noti della “guerra al Natale” che si sono consumati quest’anno, in Italia e non solo.

A Salerno, alla scuola materna Froebel di Pastena, il presepe è stato bandito a causa di un “bambino ateo”. I genitori hanno minacciato di mandare i figli in altri istituti e la dirigente scolastica, Giuseppina Rita Del Giudice, ha rimesso in tutta fretta la Natività al suo posto.

Anche in America, in Alabama, il consiglio educativo della Contea ha cancellato il Natale e le altre feste religiose dal calendario scolastico, ma non i giorni di vacanza. Sono arrivate un uragano di polemiche, come riportano i media americani.

In Belgio due Femen e attiviste di un movimento di estrema sinistra chiamato Collettivo Anonimo, travestite da poliziotte, hanno distrutto il grande presepe situato nella Gran Place di Bruxelles prendendo a manganellate Giuseppe, Maria e scaraventando a terra il bambino Gesù.

L’Associazione di atei americana ha pensato bene di sfruttare il Natale per insultare ancora una volta i cristiani, lo ha fatto tramite un manifesto pubblicitario in cui una bambina chiede a Babbo Natale di poter non andare in Chiesa perché si sente “troppo grande per le favole”. Un dispetto infantile dell’associazione atea che ancora non ha digerito la recente sentenza della Corte di Appello di New York che ha rigettato la sua richiesta di rimuovere la nota croce di ferro, comparsa tra le macerie dell’11 settembre, dal memorial del World Trade Center.

Fonte. Unione Cristiani Cattolici Razionali

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