In pratica, in Italia, come verranno aiutate da questo decreto quelle coppie che Papa Francesco vuole che non si chiamino più “irregolari”? Se un signore sta con una donna che non ha ancora ottenuto la dichiarazione, l’8 dicembre 2015 potrà sposarla in chiesa? La risposta è affermativa nel caso questa signora abbia già avuto una sentenza di nullità: sì, potrà sposarla. Prima di Mitis Iudex avrebbe dovuto attendere una seconda sentenza favorevole alla nullità, ora invece non c’è più bisogno di questa sorta di appello, tecnicamente “doppia sentenza conforme”. A meno che il difensore del vincolo (una sorta di pubblico ministero) o qualcuna delle parti vogliano un secondo giudizio, i due si potranno sposare in chiesa. Cioè, se tutti sono d’accordo, dall’8 dicembre per “risposarsi” basta una sola sentenza che dichiari nullo il precedente matrimonio. Rendere non obbligatorio il secondo grado di giudizio e quindi risparmiare mesi o anni, è il vero passo in avanti che avverrà tra pochi giorni.
Potenzialmente potrebbero esserci altri cambiamenti ma andranno verificati nella pratica. Il primo è che le nuove procedure dovrebbero avvenire gratuitamente. Qui, però il condizionale è d’obbligo, perché non è chiaro chi sosterrà i costi dei processi: per esempio, chi pagherà gli avvocati? Per alcuni di loro è la fonte di guadagno per mantenere la famiglia, come si farà? Non è chiaro.
Altri cambiamenti riguardano il fatto che il processo potrà essere condotto dal vescovo e non da un tribunale (che in Italia è regionale). Questa nuova procedura è un vantaggio? In molte zone del mondo, sì, in Italia non so. A Roma per esempio ci sono 500/600 cause di nullità all’anno. Cosa significa questa modifica? Che queste cause, per rimanere nell’esempio, saranno a carico del vescovo di Roma, cioè del Papa? Direi di no. E allora chi le fa, il suo vice Vallini? Medesima risposta, no. Oltretutto, quanto aiuterebbe? È chiaro che questa norma è molto facilitante quando per un vescovo è più semplice giudicare da solo un caso piuttosto che erigere un tribunale e far spostare lì le persone coinvolte. M’immagino che in Amazzonia o tra le Ande sia così, ma in Italia? Se i tribunali funzionano bene e con efficienza, perché cambiare? Quindi, se è chiaro che il diritto dei vescovi a recedere dai tribunali regionali vale anche per l’Italia, non è altrettanto chiaro se è conveniente.
In sintesi, il grosso ed evidente passo in avanti è uno: ed è che dall’ 8 dicembre chi ha già ricevuto una sentenza favorevole non deve attendere la seconda per altri mesi o anni, e può sposarsi già in chiesa. È molto? È poco? Intanto eppur si muove…
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost
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