Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze, le cose di sempre, buone o cattive che siano; con Lui cambiano le gerarchie dei valori, le priorità dettate dagli usi e dai costumi degli uomini.
Così il tale del Vangelo si trova spiazzato, messo con le spalle al muro, costretto a tornare a mani vuote verso casa sua, ricca di troppi beni. Difficilmente coloro che sono ricchi di “se stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con rigide certezze, adornati da vistosi monili fabbricati da mani d’uomo, riescono a seguire Gesù , a raggiungere la pienezza di una vita basata su un conto in perdita. Dio ci chiama, ci invita a lasciare la quiete del porto, ci conduce sulle polverose strade dove l’uomo giace esamine, ad un crocicchio lontano dove un povero tende la sua mano . Ancora oggi l‘affascinante Parola che vince il lento logorio del tempo ci invita a vendere quello che abbiamo e quello che siamo per acquistare un tesoro che non ci verrà tolto.
Gesù, la parola che oggi mi rivolgi, l’invito che mi fai « Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi», lambisce la mia vita, ma non la scuote, penetra nel mio cuore, ma non lo cambia. Io sono quel cammello che deve passare nella cruna di un ago, la pietra che Tu solo puoi trasformare in pane. Non permettere Signore che torni indietro, verso casa mia; non permettere che le sirene di una apparente tranquillità abbiano il sopravvento, che i “trenta denari” di questo mondo distruggano ciò che Tu hai costruito nel misero tugurio del mio cuore. Ti prego, Signore, fermami, tira il logoro lembo di questa esistenza, tienimi con Te. Amen.
Redazione Papaboys (Fonte www.nonsolodipane.it)