S. Tommaso dice che “Cristo soffriva non solo per la perdita della vita corporale, ma anche per i peccati di tutti (perché li vedeva tutti). E il suo dolore superò tutto il dolore di qualsiasi penitente (Qui dolor in Christo excessit omnem dolorem cuiuslibet contriti).
Sia perché derivava da una maggiore carità e sapienza, le quali direttamente accrescono il dolore, sia perché soffriva simultaneamente per i peccati di tutti, secondo le parole del profeta: Egli veramente ha preso su di sé i nostri dolori (Is 53,4)” (S. Tommaso, Somma teologica
, III, 46, 6, ad 4).La contemplazione del volto sofferente di Gesù ci accompagni sempre, soprattutto nella contemplazione dei misteri del Rosario, non solo in quelli dolorosi, ma anche in tutti gli altri.
È una contemplazione che ci fa bene, ci aiuta a stare più uniti a Lui, a partecipare maggiormente al compimento della redenzione e a tenerci lontano dal peccato.
(le parole del testo di questo articolo sono di Don Angelo, domenicano, in risposta ad un giovane che voleva sentir parlare della sofferenza di Cristo nella rubrica web sul sito ‘Amici domenicani rispondono’)
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