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Ecco cosa ho vissuto affittando il mio utero 5 volte

firmato sette pagine senza conoscerne il contenuto perché una coppia francese potesse eludere le leggi del suo Paese, ha dato alla luce una bambina che ora è al centro di una battaglia legale per la custodia e infine ha corso un grave pericolo mentre i genitori committenti, spagnoli, erano solo preoccupati del fatto che i figli non fossero del sesso per cui “avevano pagato di più”.

La statunitense Kelly Martínez era sposata e aveva già due figli quando, a 20 anni, ha firmato il suo primo contratto di surrogazione. Aveva abbandonato gli studi per aiutare la madre che si stava sottoponendo a chemioterapia. “Mi motivava il fatto che mi pagassero per fare qualcosa che mi piaceva e che mi si addiceva”, ha ricordato durante la giornata “Commerciare con il corpo femminile”, organizzata dalla piattaforma Stop Surrogacy Now il 14 marzo a New York. Il giorno dopo ha offerto la sua testimonianza durante un incontro sulla tratta nella sede del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

La sua prima gravidanza surrogata è stata di due gemelli per una coppia di uomini francesi. Tutto è andato bene fino a dopo la nascita dei piccoli. Poco dopo il parto, l’agenzia le ha chiesto di andare a Chicago per aiutare la coppia

a ottenere il passaporto dei bambini, visto che nel certificato di nascita lei figurava come la madre.

“La sera prima di andare al consolato francese la coppia mi ha telefonato per dirmi quello che avrebbe raccontato: che avevo avuto dei rapporti con uno di loro dopo averlo conosciuto in un bar ed ero rimasta incinta. Per salvare il mio matrimonio cedevo la custodia al padre, e sarei andata spesso a vedere i bambini”.






Né avvocato né traduttore

Era tardi, e Kelly non è riuscita a contattare né l’agenzia né gli avvocati, ma i genitori committenti le hanno detto che se non avesse detto questo, per eludere il divieto dell’utero in affitto in vigore in Francia, “i bambini avrebbero dovuto rimanere negli Stati Uniti, e io non ero pronta a portarmi a casa due gemelli con i quali avevo cercato di non creare un legame”.

E allora ha accettato, e il giorno dopo, senza alcun tipo di assistenza legale e senza traduttore, ha firmato sette pagine scritte in francese non sapendo cosa ci fosse scritto. Non ne ha neanche ricevuta una copia. “All’agenzia ci hanno detto che non era mai successa una cosa del genere, ma sono convinta che sapessero perfettamente” cosa sarebbe accaduto, ha commentato.

Dopo quella volta ha deciso di non ripetere l’esperienza e ha iniziato a sottoporsi a cure psicologiche. È stata proprio la sua terapeuta a parlarle di un’altra paziente che stava cercando di rimanere incinta senza riuscirci e cercava una donna che portasse avanti la gravidanza di suo figlio.

“Di fronte alle storie tristi cedo sempre”, ha riconosciuto Kelly, che ha quindi deciso di riprovare. “Ho avuto una bambina molto bella.Poco tempo fa la coppia ha divorziato, e ora la piccola è al centro di una battaglia per la custodia”.

Pagare di più per maschio e femmina

È stata la sua terza gravidanza surrogata per una coppia spagnola a spingere definitivamente Kelly a smettere. Ancora una volta aspettava due gemelli. I problemi sono iniziati quando ha dovuto sottoporsi all’ecografia per scoprire il sesso dei bambini. Lo ha detto ai genitori, sapendo che per loro sarebbe stato un momento importante.

Non si aspettava certo la loro reazione. “Mi hanno detto: ‘Che vuoi dire?’ Ho pensato che visto che non avevano figli non sapevano cosa significasse, e gliel’ho detto. La madre mi ha risposto che sapevano che avrebbero avuto un maschio e una femmina, perché avevano pagato di più” per selezionare il sesso degli embrioni. “Non sapevo che si potesse fare”, ha ammesso Kelly.

“Temevo che non si presentassero”

L’ecografia, però, ha rivelato che si trattava di due maschietti. A quanto sembra, l’embrione femminile non si era impiantato, e quello maschile si era diviso in modo naturale. “Si sono arrabbiati molto e mi hanno fatto ripetere l’ecografia varie volte. Fino ad allora, la madre mi chiedeva ogni giorno come stessi”, ma da quel momento ha smesso. “Ho iniziato a legarmi ai bambini perché temevo che non si presentassero a prenderli. Ero molto stressata”.

Alla 35ma settimana “sono entrata in ospedale perché avevo una grave forma di preeclampsia”, una complicazione più frequente nelle gravidanze multiple, come molte di quelle che si verificano per surrogazione. È stato allora che ha conosciuto la coppia. “Mi si stavano rovinando i reni e il fegalo, ma la prima cosa che mi hanno chiesto entrando è stata: ‘Sono davvero due maschi?’”

“Non sappiamo niente di quei bambini”, neanche se la coppia li abbia tenuti tutti e due, “e l’agenzia non ha fatto molto” per assicurarsi che stiano bene. I committenti, inoltre, hanno lasciato varie fatture mediche da pagare per un valore di 5.500 euro, che l’ospedale chiede ora a Kelly. La ragazza è riuscita a ottenere assistenza legale gratuita per affrontare la situazione, perché gli avvocati che hanno gestito il caso lavoravano per l’agenzia di surrogazione.




Fonte it.aleteia.org

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