Il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli condivide le sue speranze per il prossimo Natale e offre parole di incoraggiamento a quanti soffrono a causa del virus
Riportiamo il testo di un’intervista al Cardinale Tagle a Vatican News realizzata da Alessandro Gisotti.
Cardinale Tagle, questo del 2020 sarà un Natale molto particolare a causa della pandemia. In mezzo a tanta sofferenza, la nascita di Gesù porta a questa umanità ferita un messaggio di speranza ancora più necessario…
R. – Sì, e penso che dovremmo anche ricordare che, probabilmente, durante il primo Natale, quando Cristo è nato, la situazione non era ideale: Israele si trovava in condizioni di vita molto difficili e in mezzo a tutto questo, è nato il Figlio di Dio. Penso che i problemi e le sofferenze di quest’anno ci aiuteranno anche a concentrarci sul messaggio di speranza del Natale. Che cos’è Natale? È Dio che viene tra noi. Non saremo mai soli. Emmanuel: Dio con noi! E così altre cose che sono con noi spariranno: gli investimenti, i successi, i regali, il nostro denaro … spariranno. Tutte queste cose che abbiamo associato al Natale potrebbero scomparire. Ma Gesù che viene in mezzo a noi, Dio con noi, rimarrà con noi per sempre. Questa è la nostra speranza.
Lei è stato infettato dal Covid-19. Cosa direbbe a coloro che scoprono di essere positivi e vivono questa condizione di paura e incertezza?
R.- Prima di tutto, voglio dire loro che hanno un fratello in me, qualcuno che conosce in modo particolare i tumulti interiori, l’angoscia, la paura. Vorrei dire loro, e a tutti quelli che mi ascolteranno, che potremmo essere presi alla sprovvista da una cosa del genere: non te lo aspetti! Così, come dice il Vangelo: “Non sapete quando arriverà, quando il Signore verrà, quindi siate preparati”. Spero dunque che noi tutti possiamo vivere ogni momento, ogni giorno della nostra vita, in pace con Dio e in pace con il prossimo. Non rinviamo le azioni buone che potremmo fare adesso, piccoli gesti: un semplice atto di bontà, un piccolo atto di giustizia, una semplice telefonata, un sorriso, un ricordo, perché potremmo non avere un’altra possibilità di farlo.
Papa Francesco ha detto più volte quest’anno che la pandemia dimostra che nessuno può salvarsi da solo. Concretamente, cosa possono fare i cristiani per testimoniare queste parole del Santo Padre?
R.- Tante cose. Ricordo sempre quanto siano creativi i cristiani di luoghi diversi e di generazioni diverse nel celebrare il Natale; passi da un paese all’altro e vedi la creatività dei cristiani. Il Natale di questo 2020 nella pandemia ci chiama alla solidarietà. Spero che saremo creativi, che riusciremo a trovare il modo, soprattutto nel ricordare ai nostri fratelli e sorelle che hanno un amico su cui possono contare. Forse, invece di risparmiare soldi per me, perché non risparmiare per il mio vicino che non ha niente? Invece di fare un banchetto solo per me e per la mia famiglia, perché non posso ordinare da mangiare anche per qualcun altro? Ci sono molti, molti modi, affinché la gente possa capire questo: “Ho un fratello, ho una sorella, ho un amico”.
Il 2020 sta volgendo al termine. È stato un anno di sofferenza. Qual è il suo desiderio per il nuovo anno?
R.- Mi auguro che la gente abbia la forza, la speranza, la fede e la gioia di rendere il nuovo anno più luminoso. Non possiamo aspettarci che siano fattori esterni a cambiare le cose. Forse non cambieranno. Ma possiamo cambiare le nostre prospettive e questo renderà il nuovo anno più luminoso: la nostra speranza, la nostra solidarietà, la nostra gioia.
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