Suor Provina Negro, figlia di Maria Ausiliatrice, e residente a Giaveno, quando nel 1905 accusò ulcera ventricolare allo stomaco, inappetenza, prostrazione di forze. Peggiorando il male, fu condotta a Torino e curata dal dottor Farini. Ma il decadimento apparve inarrestabile e le condizioni dell’ammalata si facero sempre più gravi.
Visto che ogni rimedio tornava inutile, suor Provina, sollecitata anche dalle sue consorelle, decise di ricorrere a Don Bosco con una novena di preghiere. Poi pensò ch’era meglio bruciare le tappe: recitò alcune preghiere, prese l’immagine del Santo, ne fece una pallottola e la inghiottì. «Da quell’istante si sentì perfettamente guarita»: ogni male cessò e per sempre. I medici della Congregazione dei Riti furono tutti concordi nel riconoscere che la guarigione era da attribuirsi solo a forze soprannaturali.
Suor Adele Marchese, Figlia di Maria Ausiliatrice, residente in Torino che, affetta di tubercolosi, da circa un anno aveva perduta interamente anche la vista, il 1° Febbraio 1888, fu condotta a venerare la salma del Santo: posta la mano accanto a quella di Lui, se la portò agli occhi e sull’istante recuperò la vista.
Redazione Papaboys (Fonte digilander.libero.it)
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