Gemma Galgani “pareva che ogni mattina si allestisse per andare a nozze”
IL RACCONTO – Vediamo come Gemma si preparava ad andare a messa, sempre tramite le parole di padre Germano, testimone oculare, commosso e stupefatto:
«La mattina a punta di giorno, già ella non ne poteva più, balzava di letto, si acconciava in pochi minuti, ed era pronta ad uscire per andare in chiesa. Quante volte, trovandomi io ad alloggiare in quella pia casa di benefattori del mio istituto, non ebbi occasione di commuovermi fino alle lacrime, a vedere la Gemma ritta in piedi, col cappello in capo, e tutta riconcentrata in se stessa, ad aspettare alla porta della sua compagna, che uscisse per andare insieme alla chiesa. “E, dove si va, figliuola?”, le dicevo allora. “Da Gesù, padre”. “E a che fare?”. Ed ella con un modesto sorriso mi lasciava intendere la risposta: “Lei lo sa”. “A vederla”, dice pure la suddetta compagna, “pareva che ogni mattina si allestisse per andare a nozze” e, per servirmi della frase stessa di Gemma, “per andare alla festa dell’amor di Gesù”.
Affettazione di modi non ne mostrava davvero esternamente, e l’ho fatto notare più volte; non di meno chi l’aveva in pratica si accorgeva benissimo che la mente e il cuore della cara fanciulla erano in quel tempo in una attività straordinaria. Impossibile allora tornava di farla parlare, quando la convenienza o la necessità non ve la obbligasse; (…) con lo stesso suo angelo custode , allorché le appariva visibile, faceva a meno d’intrattenersi, dicendogli confidenzialmente che la lasciasse pur libera, “avendo tanto di meglio in capo” ».
Giunta in chiesa, modesta e disinvolta, senza affettazioni pietistiche, si rivolgeva, con gli occhi e con tutta la persona, verso il tabernacolo, senza curarsi di altro, come se fosse stata sola e inosservata. In chiesa per lei non esisteva altro che il Santissimo Sacramento. Non era attratta e tanto meno distratta da qualsiasi altra immagine, persona o azione. Si inginocchiava sempre con gli occhi fissi al tabernacolo e restava immobile.
Chissà quante volte padre Germano l’avrà osservata in questo modo: «I suoi occhi non si distaccavano mai di là dove entrando li aveva fissati. Oltre di questo, e dell’accendimento del volto, e di qualche lacrima che dolcemente le scorreva per le gote, non l’avresti distinta da ogni altra persona che devotamente si tratteneva in orazione. Tuttavia se avessi potuto vederle l’interno, certo che l’avresti presa per un serafino celeste».
(medjugorje.altervista.org)
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