Categorie: Pax et Justitia

Così l’Isis addestra i bimbi a decapitare e combattere

La decapitazione degli ostaggi diventa un metodo per addestrare i baby-killer jihadisti. A svelarlo sono due nuovi video, postati online da gruppi estremisti islamici. Il primo, realizzato dal centro di produzione “Al Hayat” del Califfato, mostra il campo di addestramento “Al Faruk Institute”, creato vicino a Raqqa in Siria, nel quale si vedono bambini in tuta mimetica, a partire da 5 anni, addestrati a sparare, decapitare e sostenere combattimenti corpo a corpo. Ognuno di loro ha la testa cinta da fasce nere con scritte jihadiste.

Nel secondo video, realizzato in Yemen probabilmente da una cellula di Isis o dell’Al Qaeda locale, si assiste ad un ben curato “remake” della decapitazione dei 21 copti avvenuta recentemente in Libia, dove i boia sono dei ragazzi adolescenti e le vittime dei bambini in tenera età. Tutto è curato, nei minimi dettagli, per far comprendere che c’è una nuova generazione di jihadisti che si ispira alle gesta più orrende commesse dagli adulti. Nei fotogrammi si vedono così gli adolescenti, con il viso coperto ed armati di falsi coltelli, che spingono da dietro i bambini, che hanno le mani legate.

I bambini vengono poi fatti inginocchiare mentre gli adolescenti con una mano gli tengono la fronte e con l’altra simulano il taglio della gola. Negli ultimi fotogrammi si vede il capo dei baby-tagliagole pronunciare un proclama jihadista sul modello di quanto fatto da “Jihadi John” nelle esecuzioni degli ostaggi occidentali del Califfo, a partire da James Foley.

Le ultime immagini mostrano acque marine coperte di sangue, riproponendo la scena finale della decapitazione dei copti. Prestando bene attenzione al video ci si accorge della presenza delle ombre di tre adulti, probabilmente i registi del “remake”, postato online con sullo sfondo la musica di un nasheed islamico simile a quelli dello Stato Islamico (Isis).

L’intento dei jihadisti è trasformare la decapitazione degli “infedeli” in un elemento distintivo della nuova generazione ed a suggerire che il contagio della violenza riesce a fare proseliti è un terzo video, questa volta amatoriale, girato da alcuni adolescenti egiziani simulando la decapitazione di due ostaggi. Anche in questo caso c’è un capo del gruppo di boia che si ispira a “Jihadi John”, rivolgendosi alla telecamera per spiegare l’esecuzione.

Di Maurizio Molinari per La Stampa

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