La conversione al cristianesimo comporta, in Laos, l’accusa di “turbamento della pace sociale” e, in termini pratici, l’allontanamento dalle proprie case, con la perdita di tutti i propri averi. Come ha riportato l’Agenzia Fides, nei giorni scorsi, 6 famiglie cristiane di etnia Hmong – nei confronti della quale si nutre diffidenza, soprattutto a causa dell’antica opposizione al governo comunista ai tempi della guerra tra Vietnam e Stati Uniti – sono state cacciate dal loro villaggio Ki Hai, nella provincia di Borikhamxay, nella parte centrale del Paese, dopo essersi rifiutate di abbandonare la fede. Dall’animismo, si erano convertite al cristianesimo e le autorità avevano arrestato due uomini, tra i capi famiglia, tenendoli in carcere per circa un mese e chiedendo di rinunciare alla fede cristiana. Quando sono stati rilasciati, di nuovo è stato loro ordinato di tornare a credere nell’animismo, ma hanno rifiutato ancora una volta e per questa ragione è giunto l’ordine di sfratto, a causa del quale le famiglie – in tutto 25 persone – hanno perso la casa, il terreno e la fattoria. Sono andate a vivere, in miseria, nel vicino villaggio di Hoi Keo e durante il viaggio il capo di una delle sei famiglie, un uomo di 62 anni, è morto a causa del trauma subìto.
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