La ragazza nigeriana arrivata in Italia sperando in una vita nuova è stata soccorsa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII
Naomi è una giovanissima ragazza nigeriana che ha rischiato di morire perché costretta all’aborto dalla sua trafficante. Poi il coma, i giorni in ospedale e quella visione di Gesù, preludio alla “salvezza”.
A farle fuoriuscire dalla palude sono stati i I volontari delle unità di strada provenienti della Comunità Papa Giovanni XXIII di una città del nord Italia in cui viveva e “lavorava” Naomi.
Sono stati loro a recarsi in ospedale per le sue condizioni e lei si è totalmente aperta a loro. Ma non lo ho fatto a caso. Lo ha fatto dopo un sogno visionario, avuto durante il coma.
IL VIAGGIO DELLA SPERANZA
Una volta approdata in comunità la ragazza è stata più di un mese è in stato di choc. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, vuoti di memoria: aveva persino rimosso il numero di telefono di sua mamma.
Lei che era arrivata in Italia da profuga, attraversando il deserto, la Libia e imbarcandosi sulle carrette del mare. Ha sfiorato la morte, ha subito pestaggi e violenze quando al confine i trafficanti le chiedevano somme di danaro che lei non aveva. Ma alla fine è riuscita a sbarcare.
“MI FACEVANO SCHIFO…”
La donna che aveva come punto di riferimento in Italia, in realtà non l’ha mai accolta a braccia aperte. Era una trafficante e le ha spiegato che la “vita migliore” promessa consisteva nel prostituirsi in strada. Ma Naomi non ha accettato. Si è ribellata, ha fatto la voce grossa, ma la sua sfruttatrice l’ha picchiata violentemente ed è stata costretta ad andare a lavorare in strada. «A me facevano schifo, mi chiedevano rapporti sessuali non protetti e avevo paura…. ma avevo paura anche delle botte che avrei presa a casa», dice Naomi. La condizione imposta era drammatica: se ogni giorno non tornava alla base con almeno 100 euro di incasso, avrebbe digiunato.
LE 26 PILLOLE ABORTIVE
«Un giorno – prosegue la ragazza – l’amica della mia sfruttatrice si era accorta che si vedeva il mio pancino. Io non sapevo di essere incinta quando ero arrivata in Italia. Alla fine ho fatto il test ed è risultato positivo: ero incinta di quattro mesi e mezzo del mio fidanzato. Allora mi imposero di abortire. Mi fecero assumere 26 compresse di pillole abortive, e questo sotto gli occhi di tutte le altre ragazze sfruttate come me. Perché le altre vittime dovevano vedere con i loro occhi cosa succedeva alle ragazze che si ribellavano». Naomi assunse le pillole con un litro di alcool, dopo essere pestata a sangue perché si era strenuamente opposta ad ingerirle.
LA VISIONE DI GESU’
Il suo risveglio è stato in ospedale dopo giorni di coma. Ed è stato durante il coma che dice di aver visto un tunnel, poi il suolo e due fosse nel suolo che era vuote: una per lei e l’altra per il suo bambino che portava in grembo. In quel momento sente la voce di Gesù che le dice: “non è arrivato ancora il tuo momento, scegli il sentiero giusto”. «Davanti a me- ricorda Naomi, che ha uno sguardo lucidissimo su quell’episodio – vedevo due sentieri: uno stretto e buio e l’altro largo e luminoso. Gesù mi disse: scegli quello luminoso… e io quando mi risvegliai trovai i volontari pronti ad accogliermi… perciò’ dissi senza esitare “si” alla loro proposta. Loro erano il sentiero luminoso che mi ha indicato Gesù».
Naomi, si è poi trasferita in comunità, e siccome ha una grande fede tutti i giorni fa un’ora di Adorazione eucaristica per ringraziare Dio di questa «vita nuova», oltre a testimoniare in tutta Italia la sua storia.
Fonte: it.aleteia.org
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