Cristiani, diamo un’anima all’Europa!

Papa Francesco il prossimo 25 novembre si recherà a Strasburgo in visita al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa. Un viaggio che arriva 26 anni dopo quello di Giovanni Paolo II, che aveva indicato come campi di missione per l’Europa unita la custodia del creato, la solidarietà verso migranti e rifugiati e la ricostituzione di una visione integrale dell’uomo. Alessandro Di Bussolo, del Centro Televisivo Vaticano, ha chiesto al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin se questi siano temi ancora attuali?

R. – Direi che sono temi di grandissima attualità, forse potremmo aggiungere di drammatica attualità, e ancora di più parlare di emergenze, di autentiche emergenze, come ha sottolineato del resto più volte lo stesso Papa Francesco, ecco, questi temi della Custodia del Creato, declinato più laicamente, della difesa dell’ambiente, e il tema della solidarietà nei confronti della gente che cerca nuove opportunità fuori dal proprio paese, è un tema che ricorre spesso nei suoi discorsi… soprattutto questo della solidarietà, che non è soltanto uno dei valori dell’Europa unita, ma direi che è l’obiettivo stesso dell’esistenza dell’Europa, e certamente una delle sue dimensioni fondamentali, e io direi che la giusta prospettiva anche per affrontare e per trattare questi temi è quella di questa visione integrale dell’uomo, che è il terzo aspetto che lei richiamava nella visione e nella proposta di Giovanni Paolo II. Un uomo considerato in tutte le sue dimensioni, quindi compresa anche la dimensione spirituale e la dimensione trascendente, che è attrezzato proprio per questa integralità di approccio a dare una risposta adeguata e costruttiva a queste sfide che si trova ad affrontare.

D. – I sondaggi dicono che oggi solo il 30% degli europei ha una visione positiva dell’Unione, anche per effetto della crisi economica. L’idea di unità europea ha perso il suo smalto. Come può l’Europa riscoprire il senso della propria identità?
R. – L’Europa molte volte è percepita dalla gente come una realtà molto lontana, una realtà molto distante, una realtà burocratica che non si interessa degli effettivi problemi che vive ogni giorno la gente.. E d’altra parte si articola questa crisi anche nella perdita di speranza, una perdita di fiducia che l’Europa possa dare risposta ai tanti problemi che il continente si trova a vivere. Sappiamo per esempio che a differenza di qualche decina di anni fa è caduto proprio anche questo ottimismo verso il futuro e verso la capacità di dare risposte. Probabilmente, io penso, non è più un dato comunemente accettato quello che è stato all’origine dell’Europa, i valori che sono stati all’origine dell’Europa. Non è più un presupposto comune che permetta appunto di affrontare insieme anche i problemi, le difficoltà e le sfide. Per questo io credo che è molto importante svolgere un opera di formazione e di educazione soprattutto nei confronti dei giovani, per cercare di mostrare concretamente la validità del progetto europeo. Che il progetto europeo, se vissuto secondo lo spirito e i valori dei padri fondatori, che gli hanno dato vita, può essere ancora in grado, oggi, di rispondere alle sfide dell’Europa attuale e di dare risposte concrete alla gente. Credo che questa sia una dimensione fondamentale, accanto anche a questa spiritualità che io identificherei con questa visione integrale dell’uomo non ridotto ad una sola dimensione ma preso nell’interezza dei suoi aspetti e delle sue dimensioni.

D. – “L’Europa è stanca. Dobbiamo aiutarla a ringiovanire” ha detto Papa Francesco il 15 giugno alla Sant’Egidio, ricordano poi che ci sono 75 milioni di giovani europei che non lavorano e non studiano. Coniugare la sicurezza e la solidarietà può essere la strada giusta?
R. – Io credo di sì, che questa è la strada che si deve percorrere. Oggi purtroppo il grande problema dell’Europa è la disoccupazione, la mancanza di lavoro da parte soprattutto di tanti giovani. Per cui aumenta l’esclusione sociale. Invece una solidarietà ed un’attenzione a questa categoria di persone, come a tante altre categorie di persone, pensiamo ai migranti, pensiamo alle madri che si trovano sole a dover educare i figli, pensiamo agli anziani, pensiamo ai disabili… tutte queste categorie di persone, un’attenzione particolare a loro potrà essere un cammino sicuro per ridare vigore al progetto dell’Europa. Perché, ripeto, l’Europa è nata proprio per questo, per assicurare la pace e per assicurare un’attenzione particolare nei confronti delle categorie più svantaggiate.

D. – Le 12 stelle della bandiera europea richiamano quelle della corona della Vergine Maria. Queste sono le radici dell’Europa, purtroppo messe tanto in discussione. Crede che si stia davvero pensando di rivalutarle?
R. – Io credo di sì. Se guardiamo il trattato di Lisbona, lì nel primo articolo, mi pare, sono richiamati una serie di valori che sono fondamentalmente valori cristiani, che hanno le loro radici nella storia e nell’apporto che il nostro cristianesimo ha dato al continente, a partire dalla dignità della persona umana, il tema della libertà, il tema della democrazia, il tema dell’uguaglianza, il tema dello stato di diritto, il tema del rispetto dei diritti umani. Ecco, sono tutti valori che nascono dall’humus del cristianesimo e quindi se si cerca di viverli e di realizzarli io credo che si sta dando vigore alle stesse radici cristiane dell’Europa. Senza dimenticare il contributo specifico che i cristiani devono dare anche alla costruzione europea. Credo che noi cristiani, e noi cattolici in particolare dobbiamo essere convinti della bontà e della validità di questo progetto, e portare il nostro contributo in due sensi. Da una parte dare un cuore all’Europa, dare un’anima all’Europa. Quello di cui ci si lamenta spesso è proprio questa mancanza di anima. Credo che questo è un contributo specifico che possiamo dare noi, e dall’altra parte mi richiamerei ad un concetto molto caro al Papa Benedetto che è quello di allargare gli spazi della ragione, tra fede e ragione non c’è opposizione, come spazi di incontro e collaborazione con tutti per la costruzione di quest’Europa che tutti desideriamo e che tutti sogniamo.

D. – Il Papa visiterà due istituzioni diverse: una prettamente politica, come il Parlamento europeo, e un’organizzazione intergovernativa che riunisce rappresentanti di 47 stati come il Consiglio d’Europa. Anche i due discorsi avranno accenti diversi…
R. – Sono organismi che hanno differenti aspetti, hanno differenti dimensioni. Il Papa certamente terrà conto delle caratteristiche di ognuno di questi due organismi, ma nello stesso tempo anche sottolineerà quello che è comune e lo sforzo che entrambi devono mettere soprattutto per quanto riguarda la pace, la difesa dei diritti umani nella costruzione dell’Europa.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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