Cristiani perseguitati: sporadiche notizie stampa da ogni angolo del Pianeta ne rilanciano sofferenze e drammi, dall’esilio volontario, alla fuga precipitosa, al sacrificio della vita. Cresce il loro numero, in un contesto globale di diminuita libertà religiosa, come documenta l’osservatorio della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che registra violazioni e abusi subiti dai fedeli di ogni credo nel mondo. Roberta Gisotti ha intervistato, per la Radio Vaticana, la portavoce Marta Petrosillo:
R. – Sicuramente, al momento l’Asia e il Medio Oriente, ma anche l’Africa, sono le regioni in cui i cristiani si trovano in maggiore difficoltà e si confermano come il gruppo maggiormente perseguitato e discriminato, soprattutto perché si trovano ad essere una piccola minoranza in molti Paesi, che oggi vivono dei conflitti e delle tensioni, anche interreligiose. Penso al Medio Oriente, un caso su tutti, quello dell’Iraq dove davvero i cristiani rischiano di scomparire per sempre. In generale, sia in Medio Oriente sia in alcune aree dell’Asia, abbiamo notato una tendenza dei gruppi religiosi di maggioranza a prevaricare, non soltanto attraverso la violenza, come quella, ad esempio, dello Stato islamico (Is), ma anche attraverso l’applicazione della Sharìa, la legge coranica, o di altri tipi di leggi, come ad esempio la legge anti-blasfemia in Pakistan.
D. – Quindi, le cause sono sostanzialmente l’affermarsi dell’estremismo islamico ma anche l’affermarsi di regimi autoritari dove non c’è rispetto dei diritti…
R. – Sì, ma vediamo una crescita anche del fondamentalismo indù e buddista. Però, tra i 20 Paesi più critici, effettivamente 14 sono a maggioranza islamica mentre sei sono governati da regimi totalitari che, attraverso uno stretto controllo, discriminano e perseguitano le minoranze. Un caso è la Corea del Nord, dove i cristiani sono i più perseguitati nel mondo; ma anche in Cina abbiamo visto recentemente molte distruzioni di chiese, abbiamo testimonianze di sacerdoti e seminaristi addirittura costretti a vivere una doppia vita. Sappiamo che in Cina c’è questa Chiesa, l’Alleanza patriottica, che è la Chiesa governativa; e molto spesso, chi si rifiuta di aderire per restare in comunione con Roma entra a far parte di una Chiesa ‘sotterranea’.
D. – Quali sono gli altri Paesi più critici?
R. – Myanmar, Azerbaigian, Uzbekistan; nell’Asia centrale vediamo anche un aumento di controlli governativi in seguito alle ‘Primavere arabe’, dove per timore di un’ascesa del fondamentalismo si sono applicate leggi sempre più dure; anche in Tagikistan e in Kazakhistan, alcune leggi che regolano le attività religiose di fatto sono fortemente discriminatorie. Un altro Paese, non a caso noto come la ‘Corea del Nord dell’Africa’, è l’Eritrea, dove tra le 2 e le 3 mila persone sono detenute per motivi religiosi in prigioni che sono sostanzialmente dei lager, dove subiscono torture per convincerle a convertirsi.
D. – Nel vostro rapporto sulla libertà religiosa si parla pure di “ateismo aggressivo e laicismo liberale”, che riguardano alcuni Paesi del mondo occidentale e anche alcuni Paesi dell’America Latina…
R. – L’Europa oggi ha a che fare con un consistente fenomeno migratorio e quindi ci si trova ad avere e a che fare con una maggiore interreligiosità; al tempo stesso, si denunciano numerosi episodi di intolleranza contro i cristiani che vanno dalla profanazione dei cimiteri, agli atti vandalici nelle Chiese, a discriminazioni varie e si rileva, inoltre, all’interno delle società quasi un tentativo di marginalizzare il fattore religioso e di confinarlo nell’ambito privato: questo possiamo notarlo anche nel divieto dell’esposizione di simboli religiosi come ad esempio il Crocifisso nelle scuole. Un altro problema è quello dell’obiezione di coscienza, per quanto riguarda sia i farmacisti, sia i medici che, ad esempio, non vogliano praticare l’aborto o somministrare medicinali abortivi. Allargandosi anche ad altri fenomeni: un esempio è quello delle agenzie cattoliche di adozione che in Gran Bretagna non possono rifiutarsi di dare in adozione bambini a coppie omosessuali.
D. – Si nota pure un certo fastidio, proprio nell’ascoltare la ‘voce’ dei cristiani su temi sensibili dai risvolti etici, che implicano poi delle scelte sociali…
R. – Senza dubbio! Come se l’espressione del punto di vista dei cristiani non potesse essere espresso nello spazio pubblico, come se non avesse il diritto ad esprimere un proprio parere, qualora questo possa entrare in conflitto con quello di altri gruppi.
D. – In generale, c’è poco sentore anche nei media di questa persecuzione dei cristiani, segno – possiamo dire – di un mondo che arretra nel rispetto dei diritti fondamentali della persona…
R. – Sì, come diceva Giovanni Paolo II, la libertà religiosa è la cartina di tornasole del rispetto dei diritti in un Paese, perché laddove non è rispettata e tutelata, probabilmente non lo saranno neanche gli altri diritti umani. Fortunatamente, c’è un interesse crescente da parte dell’opinione pubblica, ma purtroppo i media rispondono a delle logiche, per cui spesso, magari, ne parlano, ma si focalizzano su un Paese in particolare, in corrispondenza di determinati avvenimenti, e poi quel Paese viene dimenticato.