Impossibile non notare in qualunque chiesa cattolica, specie sopra o sotto i crocifissi un simbolo composto da tre lettere, “IHS”. Eppure molti fedeli ancora oggi non sono sicuri di cosa significhi, o lo interpretano nel modo sbagliato, e soprattutto ne hanno dimenticato la storia. Gli americani ad esempio, che si sa sono molto nazionalisti e interpretano anche la storia e le lingue a modo loro, sostengono significhi “I Have Suffered”.
Ma questa è poco più di una battuta, frutto di una ignoranza tipicamente a stelle e strisce. Il significato più comune è invece “Jesus Hominum Salvator” o anche “In hoc signo” a cui manca però il “vinces”. Quest’ultima era la scritta miracolosa che apparve in sogno a Costantino prima della battaglia di Ponte Milvo poi da lui vinta e che lo fece avvicinare al cristianesimo.
In realtà IHS è un cosiddetto “Cristogramma” quei simboli che i primi cristiani incidevano per indicare ad esempio le catacombe, un linguaggio in codice per non farsi scoprire. L’uso risale all’incirca al Terzo secolo dopo Cristo ed è l’abbreviazione di “Gesù” scrivendo le prime tre lettere del suo nome in greco. La lettera s (sigma), nell’alfabeto latino si rappresenta con la “S”.
A renderlo popolare nella storia della Chiesa fu san Bernardino da Siena nel 15esimo secolo, che andò predicando l’adorazione del Santo Nome di Gesù incoraggiando i cristiani a mettere il simbolo IHS sulle porte delle loro case. Un secolo dopo nel 1541 sant’Ignazio adottò il monogramma come simbolo del suo ordine, la Società di Gesù. L’aggiunta della croce sopra la “h” come si vede molto spesso fu una idea di papa Martino nel 1427 per far sì che non se ne facesse un uso idolatrico e ridare dignità a questa sacra simbologia.
Fonte Il Sussidiario/Paolo Vites