Cuba: il parlamento comunista per mantenersi specula sulla credulità popolare

Oggi c’è chi dubita che sia stato proprio Gilbert Keith Chesterton a scrivere: «Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non creda in niente, perché comincia a credere a tutto». Indipendentemente da chi ne sia l’autore, questa resta una profonda verità. Verità, di cui dimostrano di essere ben consapevoli anche le ideologie. A partire da quella comunista. Che, sin dal suo sorgere, è spesso andata a braccetto con esoterismo e dintorni. Un vizio, che non ha mai perso. La riprova giunge da Cuba. Sin dall’avvento al potere del Partito Comunista, con Fidel Castro, ha strizzato l’occhio alle società spiritiste, qui alquanto diffuse: sono presenti oggi oltre 550 gruppi, che hanno attecchito per lo più tra i ceti meno elevati della popolazione, soprattutto tra contadini e operai, vagheggiando loro la prospettiva di un mondo migliore e, perché no?, anche di un eventuale riscatto sociale. Una buona base di consenso politico, importante da coltivare e soprattutto da incanalare nel solco della Revolución: operazione pressoché riuscita, tant’è vero che oggi questa rappresenta una delle più importanti stampelle della perdurante, antistorica ma scaltra dittatura. Non a caso lo scorso 26 aprile al primo incontro delle società spiritiste della provincia di Holguín, svoltosi presso il teatro Ismaelillo, han preso parte anche i vertici del Partito. In particolare, i rappresentanti del Dipartimento provinciale di Giustizia, il funzionario politico per gli Affari religiosi, David Machín, che ha portato ai presenti il saluto di Luis Antonio Torres Iríbar, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba. A darne notizia è stata una fonte autorevole, il quotidiano governativo “Ahora”,

che ha anche specificato esser presenti alla manifestazione oltre 350 rappresentanti locali ed ospiti provenienti dalle altre province dell’isola.

Secondo Machín, l’evento avrebbe portata storica: rappresenta infatti la premessa per la costituzione della “Federazione Spiritista Cubana”, organismo destinato a monopolizzare e normalizzare ancor di più l’attività di questi gruppi. Gruppi, che il vicepresidente cubano Miguel Diaz-Canel aveva già esortato lo scorso 2 ottobre a mantenere quella che ha definito «una forte identità nazionale», preservandola da interferenze straniere, soprattutto da parte degli Stati Uniti, accusati di voler cancellare la rivoluzione e minare l’unità nazionale, utilizzando capitali privati. Ed allora è chiara la pesante impronta politica che il regime ha voluto dare al discorso. Incontrando peraltro ampia disponibilità da parte dei propri interlocutori, nei proclami e nei fatti perfettamente organici al sistema, come han confermato anche all’incontro del 26 aprile, dichiarando apertamente di voler puntare ad un «mondo migliore», finalizzato ad un «socialismo più sostenibile». Ma che cos’è la “Federazione Spiritista Cubana” ed a chi si ispira? Si ispira esplicitamente alle teorie di Allan Kardec, pseudonimo con cui Hippolyte Léon Denizard Rivail firmò e diffuse le sue opere di spiritismo, di cui era massimo esponente, senza inficiare così la propria immagine di pedagogista e filosofo, per la quale era conosciuto nel mondo scientifico di metà Ottocento. Con i suoi testi, soprattutto col Libro degli Spiriti, pubblicato il 18 aprile 1857 a Parigi e cui si rifanno espressamente i gruppi cubani, si propaga ancora oggi a pié sospinto la credenza nella reincarnazione, nella medianità –che molti possederebbero sin dalla nascita – e nei fenomeni medianici più in generale – in particolare, le tavole giranti –, riscrivendo oltre tutto a modo suo i testi sacri: per cui ecco Gesù Cristo ridotto a spirito-guida e modello per l’umanità, chiamato a manifestare in massimo grado e purezza la Legge di Dio, sebbene il suo messaggio sia stato poi «travisato dalle Chiese»

. Ora, non si consideri questo un fatto folcloristico o un fenomeno geograficamente e politicamente limitato: con la scusa di voler promuovere una generica melassa sentimentalistica fatta di «valori umani universali, fraternità, pace, amore, solidarietà», fa facilmente presa sul buonismo credulone ed utopico anche occidentale e rappresenta dunque un insidia, una sorta di cavallo di Troia attraverso cui iniettare anche in Europa i veleni del socialcomunismo mondiale, nonché della scristianizzazione progressiva.

Si noti come da tempo operi a livello mondiale il Consejo Espírita Internacional, già in grado di aggregare 34 federazioni nazionali, nonché presente anche in Italia con diversi gruppi operanti soprattutto a Lecco, Milano, Peschiera del Garda, Roma e Treviso, affiliati all’Usi-Unione Spiritica Italiana e collegati all’Union Spirite Française di Lione. Dunque, un fenomeno numericamente forse minoritario e destinato a restar tale, ma ciò nonostante un pericoloso veicolo attraverso cui trasmettere eresie e concezioni anticattoliche. Ciò ch’è maggiormente da temere non è dunque un improbabile conversione di massa alle teorie di Kardec quanto piuttosto il diffondersi di una mentalità e di pratiche, capaci ancor di più di allontanare dalla Chiesa Cattolica, cambiando volto – e testa – all’Occidente. E questo il Partito Comunista di Cuba lo ha ben capito, tanto da ritenere la Federazione Spiritista un fenomeno sociale da cavalcare, nonché un modello esportabile anche all’estero: non a caso lo scorso marzo proprio a Cuba si è svolto il VII congresso mondiale del Consejo Espírita Internacional, congresso cui han preso parte centinaia di delegati provenienti da ben 34 nazioni. Un fenomeno, che potrebbe ingenerare facili e divertiti sorrisini, ma cui viceversa sarebbe meglio guardare con preoccupazione e che dovrebbe indurre piuttosto i Cattolici ad un rinnovato impegno di apostolato militante. Proprio perché «quando la gente smette di credere in Dio, comincia a credere a tutto». Ed è a questo punto che occorre, con urgenza, tornare ad annunciare Cristo. di Mauro Faverzani*

* La fonte dell’articolo è tratta da: corrispondenzaromana.it

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