Seguire Gesù non ammette rimpianti: lo dice Papa Francesco oggi all’Angelus. Essere discepoli del Maestro significa essere come lui radicali e decisi e sempre in movimento. Anche la Chiesa, “non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto”, afferma. Poi il pensiero alla Corea e l’augurio a tutti di un periodo di riposo
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Papa Francesco commenta, all’Angelus, il Vangelo proposto dalla liturgia di questa domenica, il racconto cioè di san Luca dell’ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, dove Egli compirà la sua missione. Nel brano tre personaggi, “tre casi di vocazione”, dice il Papa, che indicano “quanto è richiesto a chi vuole seguire Gesù fino in fondo”.
Il primo promette generosamente a Gesù di seguirlo dovunque, ma la risposta di Gesù lo mette di fronte al fatto che il Figlio dell’uomo “non ha dove posare il capo”, perché ha “rinunciato ad ogni sicurezza per annunciare il Regno di Dio”. E Francesco prosegue:
Così ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante. Il cristiano è un itinerante. La Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto. È aperta ai più vasti orizzonti, inviata, la Chiesa è inviata, a portare il Vangelo per le strade e raggiungere le periferie umane ed esistenziali.
Il secondo personaggio, sentita la chiamata di Gesù, gli chiede il permesso di andare, prima, a seppellire suo padre. Una richiesta legittima, dice Francesco, eppure Gesù gli risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.
Con queste parole, volutamente provocatorie, Egli intende affermare il primato della sequela e dell’annuncio del Regno di Dio, anche sulle realtà più importanti, come la famiglia. L’urgenza di comunicare il Vangelo, che spezza la catena della morte e inaugura la vita eterna, non ammette ritardi, ma richiede prontezza e disponibilità.
Infine, il terzo personaggio assicura che seguirà il Maestro, ma “lo farà dopo essere andato a congedarsi dai parenti”, e il Maestro allora gli dice: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. Seguire Gesù “esclude rimpianti”, afferma il Papa, e richiede “decisione”. Quindi conclude:
Il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di “no” detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va posto sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi. E’ triste questo! Guai a coloro che pensano di seguire Gesù per promuoversi, cioè per fare carriera, per sentirsi importanti o acquisire un posto di prestigio. Gesù ci vuole Gesù ci vuole appassionati di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore che si traduce in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura. Proprio come Lui stesso ha vissuto.
Dopo la recita della preghiera dell’Angelus, Francesco commenta come “buon esempio di cultura dell’incontro” la stretta di mano, oggi in Corea, tra il presidente americano Donald Trump e quello della Corea del Nord, Kim Jong-un, dicendo di sperare che “tale gesto significativo costituisca un passo ulteriore nel cammino della pace”.
Poi saluta i pellegrini presenti in una piazza rovente e augura “a tutti i lavoratori di poter avere durante l’estate un periodo di riposo”. Infine un pensiero alle persone più in difficoltà, specie in questo periodo:
Prego per quanti in questi giorni hanno patito maggiormente le conseguenze del caldo: malati, anziani, persone che devono lavorare all’aperto, nei cantieri… Che nessuno sia abbandonato o sfruttato.
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