Immediate le reazioni di sdegno in tutta la Germania, ma soprattutto in Baviera, dove si trova Dachau, alla notizia del furto della scritta “Arbeit Macht frei”, «il lavoro rende liberi», dal cancello dell’ex campo di concentramento. Il direttore della Fondazione bavarese dei memoriali dell’Olocausto, Karl Frellerm, ha parlato di un “atto vergognoso”. Per la direttrice del museo di Dachau, Gabrielle Hammermann, è una “profanazione”.
La famigerata iscrizione è stata trafugata nella notte tra sabato e domenica da Dachau, il primo lager creato dai nazisti nel 1933, dove furono deportate oltre 200mila persone, di cui 40mila hanno trovato la morte prima della liberazione da parte degli americani, il 29 aprile del 1945.
Un atto vergognoso che ha subito richiamato alla memoria il precedente di cinque anni fa ad Auschwitz, dove fu rubata la stessa macabra targa. In Polonia l’insegna del campo di concentramento era stata ritrovata tre giorni dopo il furto, spezzata in tre. Ci volle un anno per restaurarla. L’originale è stato poi consegnato al museo e sul cancello al suo posto è rimasta una copia realizzata nel 2006
La polizia al momento non ha molte informazioni sul furto ma sta seguendo le due piste più probabili: il fanatismo neonazista e il furto su commissione. Nel 2009 ad Auschwitz a commettere il crimine furono cinque polacchi per conto di un neonazista svedese, Anders Hoegstroem, poi arrestato e condannato a due anni. Secondo le prime ricostruzioni, il furto è stato compiuto tra le 23.45 e le 5.30 del mattino, approfittando di un cambio turno dei guardiani: il luogo non ha telecamere di sicurezza ma è sorvegliato 24 ore su 24. Solo all’alba il personale di sicurezza si è accorto che dall’ingresso dell’ex campo di concentramento mancava una parte di 190×95 cm: a differenza di Auschwitz, infatti, a Dachau la scritta ‘Arbeit Macht Frei’ era incorporata nel cancello. Il pezzo è stato probabilmente portato via con un furgone, ma da un primo giro nelle vicinanze la polizia non ha ritrovato nessuna traccia.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire