Questa è una storia di accoglienza e integrazione. Che fa ricredere chi pensa ai migranti come un universo tout court formato da pericolosi clandestini.
Il protagonista è Hamza Mawelid Adam, diciottenne musulmano, originario di Mogadiscio (Somalia), venuto in Italia attraverso un viaggio della speranza. Ed è passato in pochi anni dai barconi al volontario con l’Unitalsi, associazione con la quale, nei giorni scorsi, ha partecipato al pellegrinaggio nazionale a Lourdes.
SUL BARCONE PER TRE GIORNI
La sua storia, racconta Agensir (7 ottobre) ha origine nel 2013, quando sbarca sulle coste della Sicilia, a 16 anni, dopo un viaggio complicato, in balia di onde, mare agitato e con la paura di non arrivare mai in Italia. Sul barcone partito dalla Libia, ricorda Hamza, «eravamo in 94: siamo arrivati tutti sani e salvi; dopo tre giorni di mare abbiamo chiamato aiuto e chiesto di andare in Sicilia».
“TRATTATI COME ANIMALI”
Complessivamente il viaggio del ragazzo somalo è durato quasi tre anni e costato quasi 10mila euro. Prima della Libia ha fatto tappa in Etiopia e Sudan. «Ho avuto tanta paura», ammette, ricordando «le difficoltà affrontate nel deserto e in mare, la mancanza di cibo e di acqua. Sei trattato come un animale, che però nessuno vede durante il viaggio».
“VOGLIO LASCIARE LA SOMALIA”
In Italia è stato accolto nella comunità educativa per minori semi-terapeutica “La Casa di Gigi”, fondata a Ripaberarda di Castignano, in provincia di Ascoli Piceno, nel 2008 dalla sottosezione dell’Unitalsi del capoluogo marchigiano. A “La casa di Gigi” man mano si è aperto con gli educatori, raccontando che a 13 anni ha detto ai genitori di non voler più restare nel suo Paese, lacerato dalla guerra. In Somalia sono rimasti anche un fratello e una sorella maggiori, mentre uno più piccolo già si trova in Libia, per tentare anche lui la sorte e venire in Italia.
DAI FIORI A E-BAY
«Nel vostro Paese – evidenzia Hamza – sono stato accolto molto bene. Ho imparato l’italiano e sono andato a scuola, frequentando la terza media. Dopo ho iniziato a lavorare come fioraio». Adesso lavora su e-Bay, vendendo oggetti antichi, grazie agli amici dell’Unitalsi. «Il fratello di un disabile che fa parte dell’associazione mi ha proposto questo impiego».
IL VIAGGIO A LOURDES
Hamza ha ricevuto tanto, soprattutto l’esempio, e ha voluto condividere con i suoi amici dell’Unitalsi l’esperienza del volontariato, nel pellegrinaggio a Lourdes, ma anche le feste e le altre iniziative dell’associazione: «Aiuto a spingere le carrozzine, a preparare i piatti, a pulire. Mi piace aiutare gli altri. Sono stato aiutato e mi fa piacere ricambiare quanto a mia volta ho ricevuto. Grazie all’Unitalsi sono stato alla ‘scuola del servizio’».
FUTURO DA VOLONTARIO ED EDUCATORE
Nel futuro, soprattutto, si vede ancora «impegnato come volontario». In particolare, gli piacerebbe fare “l’educatore”, all’interno dell’Unitalsi, dove ha imparato a «non avere paura del futuro e a considerare allo stesso modo sani e malati». Al giovane piacerebbe anche rivedere la sua famiglia, che ogni settimana sente al telefono. Un sogno difficilmente realizzabile e che spera di realizzare nei prossimi anni.
Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org)
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