Capita spesso che il naturale slancio dell’uomo verso l’infinito, si tramuti in una conversione religiosa. Molte persone, a fronte di un lungo cammino interiore, intravedono in Dio il senso ultimo della loro vita, la ragione profonda che si pone al centro della loro esistenza e del loro agire nella storia dell’umanità e del mondo. VLADIMIRO ROCA, JAN VERKADE E DOLORES IBÁRRURI, sono un chiaro esempio di questo particolare percorso, che li ha portati ad abbracciare la fede cristiana dopo un passato lontano da Dio.
La storia di VLADIMIRO ROCA, affonda le sue radici nelle frange più estreme del comunismo cubano; suo padre Blas Roca, fu infatti uno dei fondatori del Partito Comunista Cubano, nonché uno dei suoi più apprezzati esponenti, tanto che, al suo funerale, Fidel Castro spese nei suoi confronti parole di grande elogio. Vladimiro, quindi, crebbe a stretto contatto con il marxismo più ortodosso; a 18 anni fu scelto come componente di una giovane élite selezionata per la formazione di piloti da caccia in Unione Sovietica. Per 10 anni servì le forze armate cubane, dopodiché lavorò come economista per il Governo. Durante quest’ultimo periodo, Roca ebbe accesso a lettere e documenti provenienti dall’U.R.S.S., in cui si parlava chiaramente delle violenze perpetrate dal regime comunista e della mancanza di rispetto dei diritti umani.
Tutto ciò fece riflettere profondamente Vladimiro, che iniziò a rendersi conto che anche nel suo Paese, Cuba, avvenivano le stesse violenze fisiche e psicologiche nei confronti dei dissidenti. Roca venne licenziato dal Governo cubano, e in quel momento, anche a causa della morte del padre e della moglie, iniziò dentro di lui una lunga serie di conflitti spirituali. In quel periodo, nonostante fosse ateo, Roca iniziò adavvicinarsi al Cristianesimo. Partecipò ad alcuni incontri a casa di amici, in cui si discuteva di fede e di Dio, ed iniziò a frequentare le catechesi in parrocchia. Venne colpito in particolar modo da un incontro con l’arcivescovo Jaime Ortega, in cui veniva sottolineata l’importanza ricoperta dalla lettura della Bibbia; Vladimiro avvertì con chiarezza che Dio dirigeva i passi della sua vita. In quel periodo, le sue preoccupazioni sul fronte sociale lo spinsero ad unirsi all’economista Marta Beatriz Roque, all’ingegnere Felix Bonne e all’avvocato Rene Gomez con cui formò la famosa “Banda dei Quattro”, un gruppo di opposizione al regime castrista che denunciò con fermezza la drammatica situazione dei diritti umani a Cuba e la necessità di profonde riforme in campo economico e sociale.
I Quattro vennero arrestati nel 1997 e processati nel 1999; Roca fu condannato a 5 anni di reclusione. Fu proprio in carcere che proseguì il suo cammino di conversione; come ebbe modo di ricordare lui stesso, la lettura della Passione di Cristo gli permise di sopportare la violenza e la durezza del carcere cubano, e di vivere in pace con gli altri prigionieri e le autorità. Il 24 settembre 1999, in una cerimonia molto semplice ma entusiasmante, Vladimiro Roca ricevette il Battesimo; appena uscito di prigione, volle immediatamente iniziare il percorso di preparazione per ricevere l’Eucaristia e la Cresima. Il militare addestrato dall’Unione Sovietica, aveva incontrato Dio: “L’unica via è Cristo. La nostra libertà è possibile solo attraverso l’amore”.
La stessa via percorsa da Roca, fu intrapresa, anche se con modalità differenti, da DOLORES IBÁRRURI, simbolo mondiale dell’antifascismo e mitica Pasionaria del celeberrimo slogan “No pasarán”, della Guerra Civil spagnola ’36-’39, segretaria del PCE dal ’42 al ’60. Secondo il racconto del noto giornalista gesuita di sinistra, Pedro Miguel Lamet, Dolores, negli ultimi anni della sua vita, abbracciò la fede cattolica : “Negli ultimi anni di vita, per la amicizia con Padre Llanos, morto 21 anni fa, la Pasionaria tornó alla fede che aveva abbandonato in gioventù. In una lettera al sacerdote, Dolores gli chiede di ricordarsi di lei durante la comunione.” In una lettera ad un mese dalla morte, nel gennaio dell’89, la Pasionaria scrive a Padre Llanos che lo ricorda nelle sue preghiere «e gli augura un anno santo».
Un’altra incredibile storia di conversione, infine, è quella che vede protagonista JAN VERKADE. Nato nel 1863 da una famiglia di calvinisti olandesi appartenenti alla borghesia, Verkade fu un pittore post-impressionista appartenente al circolo che faceva riferimento a Paul Gauguin. Dopo aver rifiutato il battesimo, Verkade partì per Colonia con il fratello, e fu all’interno della maestosa cattedrale della città tedesca che avvertì per la prima volta la presenza di Dio. Da quel momento, il giovane pittore iniziò un lungo viaggio alla ricerca della Verità, facendo uso del suo talento per l’arte e per la pittura.
Un giorno, un amico cattolico lo invitò in chiesa, per assistere ad una Messa. Nonostante le iniziali resistenze, Verkade entrò; all’atto della consacrazione, il suo orgoglio ebbe uno scatto istintivo : “Come? In ginocchio? Il mio orgoglio protestò con tutte le sue forze contro tale umiliazione. Ma io stavo là, in piedi, e non potei fare altro che inginocchiarmi a mia volta. Quando tutti si alzarono, mi alzai anch’io, e vidi subito che qualcosa in me era cambiato; mi ero inginocchiato, il mio orgoglio si era rotto”. Questa esperienza turbò profondamente il giovane artista, che decise di fare un ulteriore passo in avanti nella sua ricerca della Verità, accostandosi alla lettura del Nuovo Testamento. In quel periodo, Verkade entrò in contatto con i gesuiti, iniziando, dopo qualche iniziale resistenza, un cammino spirituale insieme a padre Le Texier. Questa esperienza lo portò in seguito a ricevere il Battesimo e l’Eucaristia; questo evento costituì la prima importante tappa di un cammino che avrebbe condotto Verkade ad una scelta straordinariamente importante per la sua vita.
Alcune settimane dopo, il giovane pittore partì insieme ad un amico alla volta dell’Italia; a Firenze, l’artista entrò in contatto con la spiritualità francescana, e trascorse qualche tempo in un convento dell’ordine. Qui, approfondì la lettura di S.Agostino e Santa Teresa di Lisieux, e la sua anima, come lui stesso disse in seguito, “prosperò meravigliosamente“. Verkade partì per Copenaghen per allestire una mostra; nonostante il successo dell’evento, Jan si rese conto che quella fama non lo appagava più, perché lo allontanava da Dio, ovvero dalla fonte di quella felicità a cui anelava da tanto tempo. Durante un viaggio in Germania, Verkade venne ospitato all’abbazia benedettina di Beuron, dove avvertì fortissimo il desiderio di abbracciare la vita monastica. Così, nel 1902, al mosaico della Verità che il pittore olandese intendeva comporre, si aggiunse un importante tassello; Jan venne ordinato monaco benedettino, e mise il suo talento al servizio di Dio, dipingendo in moltissime chiese in tutta Europa. Jan aprì le porte della sua vita a Dio, e in Lui trovò quella pienezza dell’arte e del bello che fin da giovane aveva cercato.
Redazione Papaboys (Fonte www.uccronline.it)
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