Il pane declinato in tutte le sue forme, ma soprattutto donato a tutti i pellegrini. E’ questo il senso dell’iniziativa che è partito ieri in Largo Giovanni XXIII a Roma in un “villaggio del pane” allestito nei pressi del “Gazebo della Misericordia”. L’iniziativa si chiama “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” ed è stata organizzata da Fiesa Assopanificatori, l’associazione dei panificatori e pasticceri aderenti alla Confesercenti insieme al Vaticano.
Presente anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Al microfono di Valentina Onori per Radio Vaticana, mons. Fisichella ha ribadito l’importanza dell’alimento e della presa d’atto della solidarietà verso i poveri.
R. – “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non è soltanto il ricordo che Gesù ci ha chiesto quotidianamente di fare, ma è anche una provocazione perché ci chiede di aver piena consapevolezza non solo che sulla tavola di ognuno deve esserci il pane, il cibo, ma ci chiama anche a quella forma di solidarietà per cui non deve mancare a nessuno. Quindi nel momento in cui noi siamo qui ad aprire questo stand che per una settimana accoglierà i pellegrini che vengono a Roma, diventa anche una positiva provocazione a quelle forme di solidarietà e di attenzione verso i poveri, verso i più bisognosi a cui Papa Francesco quotidianamente ci richiama.
D. – È un simbolo quindi?
R. – È un segno che viene dato tra i tanti segni del Giubileo. Come la Porta Santa è un segno che ci indica la presa di consapevolezza che abbiamo dell’incontro con Cristo, qui il simbolo che ci viene dato è quello di avere sempre più consapevolezza che ci sono i poveri a cui va data la nostra attenzione e a cui in primo luogo va dato il cibo.
La sensibilizzazione sulla carenza del pane a fasce intere della popolazione nel nostro Paese è un richiamo che deve giungere a tutti, ecco perché la distribuzione ai pellegrini. Perché possano essere portatori di questo messaggio. E’ ciò che sostiene il presidente di Confesercenti nazionale, Massimo Vivoli:
R. – È sicuramente una grande iniziativa, nata da questa collaborazione che c’è tra noi e il Vaticano. Mette in evidenza che anche nel nostro Paese ci sono fasce deboli. Bisogna porre l’attenzione su quelli che sono i bisogni di tante famiglie che stanno attraversando dei momenti molto difficili.
D. – Perché i pellegrini?
R. – Perché deve espandersi per tutto il Paese questa consapevolezza e sensibilizzare tutte le istituzioni.
D. – Quanto spreco c’è di pane?
R. – Grandissimo spreco. Noi vogliamo poter utilizzare quello che viene gettato nei diversi settori alimentari per poterlo mettere a disposizione di chi ne ha bisogno. Ci sono veramente tante famiglie che ne hanno bisogno.
D. – Questa iniziativa terminerà sabato. Continuerà?
R. – Continuerà sicuramente, perché per noi è una missione affinché il Paese continui a camminare un po’ più velocemente e cercare di sostenere chi effettivamente ha bisogno, cioè gli ultimi che stanno perdendo l’aggancio al ceto medio e a quelle che sono le fasce più alte.
Ma l’iniziativa si propone anche di mettere in risalto e a far conoscere il mestiere del panificatore. La presenza di Davide Trombini, presidente di Fiesa-Assopanificatori è testimonianza dell’impegno di più di 50 imprese della panificazione provenienti da diverse regioni italiane che distribuiranno ai pellegrini 5 quintali di pane al giorno. Non solo: il ricavato delle libere offerte dei pellegrini sarà destinato alla realizzazione di una scuola in Burkina Faso per agricoltori:
R. – Oggi il mestiere del panificatore con le macchine e le industrie è sempre meno qualificante. Però ci sono veramente dei maestri in questo mondo. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” è un’iniziativa in cui ogni giorno ogni città d’Italia porta il pane. Questo pane verrà regalato; si spera in un’offerta dei pellegrini che sarà devoluta alla costruzione di una scuola nel Burkina Faso a sostegno di un progetto ideato da Papa Francesco per far crescere questi ragazzi in una scuola di agraria dove impareranno a coltivare il grano e diventare perché no, produttori di pane!
D. – La sensibilizzazione è sia sul territorio nazionale che all’estero
R. – Certo, non finirà qui perché da settembre continueremo. Ogni panificio in Italia cercherà vicino alla sua diocesi di organizzare un banchetto per prolungare le offerte e far conoscere il pane italiano. Non solo: sabato 18 giugno, 150 panificatori parteciperanno all’udienza dal Santo Padre.
L’onorevole Giuseppe Romanini, della commissione agricoltura della Camera dei Deputati è promotore dell’iniziativa legislativa di tutela del pane fresco già da qualche tempo. Era presente all’apertura dei banchi del pane:
R. – È una proposta di legge che tende a coprire una lacuna normativa per quanto riguarda la produzione del pane, cioè la definizione di pane fresco, il pane artigianale, quello che i nostri fornai producono da sempre e che oggi si trova a confronto con il pane prodotto con masse surgelate che sono una cosa diversa. Il pane quotidiano è il pane prodotto con un ciclo continuo di lavorazione nell’arco delle 72 ore usando pochissimi ingredienti: acqua, farina, sale e lievito. Questa legge vuole essere un testo unico sul pane per definirne bene le caratteristiche e dare la possibilità a chi lo produce artigianalmente di essere ancora economicamente adeguato a questi tempi.
“Dietro al pane c’è lavoro”, è quanto sostiene Rosario Trefiletti, presidente della Federconsumatori, che ha appoggiato l’iniziativa sottolineandone il carattere solidale:
R. – Il pane è uno dei prodotti fondamentali dell’alimentazione umana. Fare il pane è anche fatica, sudore e lavoro. Questa iniziativa è fondamentale, perché dare pane gratis ai pellegrini che vengono a Roma è un atto – da un punto di vista culturale – creativo e positivo. Questa iniziativa si inquadra nel mettere in risalto questa questione assolutamente rilevante: ovvero lo spreco di pane. La povertà nel nostro Paese è aumentata moltissimo; è una delle piaghe che deve essere affrontata e superata. Più di un milione di bambini sono coinvolti nell’ambito di questa drammatica situazione di povertà. Bisogna fare contrasto, ma soprattutto fare investimenti per dare lavoro. Non è un Paese civile quello che ha circa il 40 percento di giovani disoccupati.
D. – La Chiesa in questo modo ha sensibilizzato. Che cosa si può fare di può? Cosa può fare di più la stessa Chiesa?
R. – La Chiesa fa due cose che io reputo molto importanti. Una di queste è l’assistenza attraverso i suoi canali, penso ad esempio alla Caritas. Sta facendo molto per insegnare ai cittadini e al mondo intero che i valori della solidarietà, della fratellanza, di un nuovo sviluppo basato sul rispetto dell’ambiente. Questa è l’altra cosa di cui io mi sento molto partecipe e coinvolto. Noi siamo sul fronte della domanda di mercato, mentre l’iniziativa è partita da chi produce, da chi vende, da chi fa intermediazione cioè sull’offerta di mercato. Abbiamo appoggiato l’iniziativa perché quando queste vanno nella direzione della solidarietà e della fratellanza noi diciamo che queste iniziative sono anche le nostre.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)