Le prime le inventò Gelasio. La seconda piace a Francesco (che apprezza anche molto il mate, conciliando così le sue radici piemontesi con la sua anima argentina). Un libro delle Edizioni San Paolo elenca i piatti prediletti dai Pontefici (ma non solo), offrendo cinquanta ricette dal paté di aringhe dei monaci dell’abbazia di Westminster al pasticcio di carne di Leone X.
Papa Francesco ama il mate argentino ma non disdegna la buona tavola italiana. Una volta raccontò scherzosamente di essersi recato, da arcivescovo di Buenos Aires, in un convento di suore italiane per godersi una porzione di pane inzuppato nella bagna cauda piemontese. E anche nella recente visita a Torino ha invitato i suoi parenti in Vaticano per mangiare insieme il noto piatto torinese a base di acciughe e aglio.
E questa ricetta è uno dei cinquanta piatti proposti in Mangiare da Dio (Edizioni San Paolo), nuovo libro culinario di due sacerdoti, Andrea Ciucci e Paolo Sartor, che in passato hanno già esplorato le ricette della Bibbia e quelle legate alla vita dei santi. Restando in Vaticano, i due preti milanesi propongono anche la ricetta del “flan di zucchine”, preparato dallo chef Sergio Dussin in occasione dell’ottantacinquesimo compleanno di Benedetto XVI
.D’altronde «la tavola è anche condivisione e fratellanza» e quindi l’abbinamento cibo e religione non è fuori luogo. Gesù, secondo quanto raccontano i Vangeli, ha fatto parecchie cose importanti proprio intorno ad una tavola, dal primo miracolo delle nozze di Cana all’istituzione dell’Eucarestia nell’ultima cena a Gerusalemme.
Tornado alle cucine di San Pietro e dintorni, don Ciucci e don Sartor svelano anche una curiosità: l’invenzione delle crepes è attribuita ad un Papa, Gelasio, che le fece offrire ad un gruppo di pellegrini francesi che si erano recati a Roma per la festa della Candelora. Proprio da allora (Gelasio è vissuto tra il 400 e il 496) la crepe è diventata un dolce tipico francese. Papa Leone XIII invece amava le “ciammelle”, dolce di Carpineto Romano. Una volta eletto Pontefice mandava periodicamente persone di fiducia nel paese natale per fare scorta del suo cibo preferito. Piatti ‘poverì al confronto del ‘desco principescò di un suo predecessore, Leone X, che andava a caccia e voleva in cucina cuochi di fiducia. Un pasticcio di carne di manzo e patate, condito con mostarda, è tra le pietanze ripescate nel libro appena pubblicato da San Paolo.
Ma per chi vuole c’è anche la ricetta della cioccolata, un po’ diluita per essere ammessa nei conventi anche nei giorni del digiuno. Oppure il baccalà come piaceva a don Lorenzo Milani. E infine il polipo alla gallega che mangiavano i pellegrini alla fine del Cammino verso Santiago di Compostela. Piatto ancora servito nelle trattorie della Galizia, con una ricetta rimasta immutata nei secoli.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Famiglia Cristiana
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