Scriveva il teologo Hans Urs von Balthasar che i santi «sono il commento più importante del Vangelo … Sono l’incarnazione della Parola incarnata di Dio e quindi realmente una via di accesso a Gesù». Nelle loro biografie non sono racchiusi solo dati storici; esse mostrano una “lezione” evangelica. Unica, particolare, speciale: proprio per me, oggi.
I santi «non si devono imitare pedestremente, ma nel fare, come essi hanno fatto, la volontà di Dio. […] noi dobbiamo vivere oggi la nostra santità, tenendo conto che essa ha da fiorire nell’aiuola della Chiesa dove mille odori già profumano» (Chiara Lubich). Il mondo ed anche la Chiesa hanno ancora bisogno di Gesù Cristo. Della sua Fede. Del suo messaggio forte di radicalità. Della sua Croce, Morte e Risurrezione. Del suo sangue preziosissimo. Il mondo non ha soltanto bisogno di risolvere i problemi concreti della vita quotidiana, di sentirsi in pace con sé stesso a prescindere dalle proprie mancanze, senza alcun tipo di giudizio, senza alcun tipo di morale, senza alcun tipo di fede che esiga un cammino di conversione e una sequela che imponga un cambiamento di scelte, di vedute, che presupponga un cambiamento di vita. Il mondo ha ancora bisogno di Gesù: quello vero, quello del Vangelo, quello che dice di essere la Via, la Verità e la Vita. I santi sono «come i colori dello spettro in rapporto alla luce » (J. Guitton). Ed ancora, «la loro stessa diversità è un omaggio vivente alla sua unica ricchezza, che essi compongono come i colori dell’arcobaleno. La vita dei santi è come un catechismo in immagini, un’ illustrazione dei valori di vita racchiusi nell’unico Vangelo» (L. J. Suenens). Per questo leggere le loro biografie, meditare il loro esempio, così come si meditano i versetti del Vangelo, può offrire nuovi impulsi e nuove capacità per costruire un mondo un po’ più umano perché più immerso nel divino.
È da un po’ di anni che mi occupo della figura del Servo di Dio Padre Candido Amantini CP (31 gennaio 1914 – 22 settembre 1992). Dapprima pubblicai, in occasione dell’apertura della Causa di beatificazione e di conseguenza della traslazione dei suoi resti mortali dal cimitero monumentale del Verano al Pontificio Santuario della «Scala Santa», per le edizioni Elledici/Velar un piccolo opuscolo dal titolo «Alla Scala santa avete un santo! Andate da lui!»; opuscolo che raccogliesse i tratti essenziali della sua esistenza e della sua vicenda. La pubblicazione ebbe molta eco e inaspettatamente molto successo. Tutto ciò confermò sia in me, che in quanti iniziarono ad occuparsi della Causa di beatificazione (tra questi ricordo il postulatore Dott. Paolo Vilotta), una verità già avvertita: la profonda devozione del popolo romano (e occorre dirlo, non solo del popolo romano) per l’esorcista della «Scala Santa», così come amorevolmente era ed è ricordato, ancor’oggi, Padre Candido. Il notevole interesse sviluppatosi attorno alla figura del Servo di Dio, ha fatto si che, a conclusione dell’anno centenario della nascita dell’Amantini Gli si rendesse omaggio con una nuova pubblicazione. Che fosse almeno un po’ più completa. Posso affermare che studiando a fondo la vicenda storica di quest’anima eccezionale sono passato di sorpresa in sorpresa facendo meravigliosa scoperta di questo gigante di santità. Frutto di questa ricerca, di questo studio e di questa riflessione è un agile libretto dal titolo “Sull’uscio di casa “, pubblicato dalla Casa Editrice Tau.
Esso non solo raccoglie i tratti storici dell’Amantini, ma intende presentare il profilo spirituale. Padre Candido, come tanti cristiani, ancora oggi, per fortuna, ha tenuto vivo quell’amore colmo di stupore che è il punto di origine di una esistenza autenticamente umana; stupore che si trova, per esempio, già vivo nello sguardo del bimbo che apre per la prima volta gli occhi e vede il sorriso della mamma. Perché solo l’amore – oserei dire l’amore vero – è credibile, perché chi ama è credibile. Un amore che offre tutto, che si spoglia di tutto: come Gesù, credibile perché si è spogliato di tutto, rifiutando di «trattenere qualcosa per sé». E l’Amantini è un uomo credibile. Per questo ancora oggi affascina. Conquista. Anche se molti non l’hanno conosciuto in vita – neppure io, che scrivo – e se ne rammaricano, tutti, però, innanzi alla sua tomba sentono la nostalgia di Dio, propongono di vivere una vita migliore, arrivano turbati, malinconici, disperati e partono sereni e con l’animo di ritornare. Fu un uomo di profonda penitenza. La sua vita è stata un “bombardamento” d’amore: ha colpito tutti, anche i lontani. Ha colpito anche me, posso affermarlo. La bomba è scoppiata e la sua onda d’urto ha investito tutti inevitabilmente. Tutti indistintamente. Un uomo innamorato di Dio, questo fu l’Amantini. L’amore di Dio, infatti, filtrato nella vita dei santi, lancia agli uomini – anche a noi – la sua più grande provocazione: in esso si aprono le vie della conoscenza. Esso soltanto crea futuro e rende liberi; esso rimane sempre innanzi a noi come ad una frontiere inesplorata e carica di possibilità. La fede è rischio, essa comporta un margine di insicurezza (sana). Leggevo in un libretto di Jean-Paul Hernández questo pensiero: «Ciò che un bambino che impara a camminare deve vincere quando si lancia a fare un passo è la paura. Paura di cadere e di farsi male. Nel fondo: paura di morire» (cit. Ciò che rende la fede difficile, AdP, Roma 2013, pag. 20). La sua vita è stata vissuta nell’unico modo in cui va vissuta, nell’unico modo in cui poteva essere riconsegnata al Padre: ai piedi della croce. Il vocabolo “Vangelo” significa «buona notizia»: Egli è stato il Vangelo quotidiano di tanti più piccoli, più oppressi (dal male) e che in Lui hanno trovato un annuncio di liberazione e di pace. È stato il sicomoro sul quale tutti noi siamo saliti per vedere Gesù; per incrociare, seppur per un momento, il suo sguardo d’amore e di liberazione.
Gli articoli lunghi hanno un unico destino: essere cestinati, spero di non essere stato troppo lungo allora; spero di aver presentato con poche pennellate il profilo di quest’uomo, potrei quasi dire, concretamente uomo, perché pienamente immerso nel divino. Spero di aver stuzzicato i lettori. Certamente non mancheranno altre occasione di riflessione su questa speciale figura, quale è Padre Candido Amantini. Egli ci attende, se lo vogliamo «sull’uscio di casa», per portarci dolcemente verso il Cuore di Dio.
di Andrea Maniglia
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