Dawn Eden è una giovane giornalista di musica rock nella giungla dei single di New York City, di cui conosce bene gli ambienti e i retroscena del mondo dello star system. Racconta la sua conversione al Cattolicesimo in un suo libro autobiografico https://www.avemariapress.com/product/1-59471-558-0/The-Thrill-of-the-Chaste-Catholic-Edition/
IL BRIVIDO DELLA CASTITA’: in un mondo superficiale ossessionato dal sesso, riscoprire la castità come valore dà veramente il ‘brivido della trasgressione’ e fa assaporare la gioia del vero amore per se stessi e per gli altri, un messaggio positivo ed edificante per una vera guarigione spirituale.
Questo libro, nella nuova attuale edizione, spiega anche la conversione di Dawn Eden alla fede cattolica ed è diventato un best seller. Eden è stata ospite del Today Show e ha parlato sulla castità, come il potere di guarigione dei Sacramenti l’hanno portata a trovare la sua vera identità in Cristo, sui benefici effetti della purezza nella guarigione spirituale ed ha testimoniato la sua conversione in più di 150 sedi in tutto il mondo. Lei è visibile sul suo blog, The Dawn Patrol , dawneden.com.
La madre di Dawn Eden era un’ebrea progressista, che seguiva la New Age: Dawn, nata nel 1968, figlia della rivoluzione sessuale, crebbe in questa confusione…«Quando avevo cinque anni i miei genitori divorziarono. E nella sinagoga che frequentavo, dove venivo educata secondo la tradizione riformata e liberale, subii il primo abuso. Il secondo avvenne in casa di mia madre, che pur sapendo quanto mi accadeva lasciò correre», racconta a tempi.it. Eden perdonerà poi sua madre, che intanto si era pentita,
«il mio comportamento autodistruttivo non fece che rinforzarsi, mentre il materialismo e il consumismo diventavano la ‘prassi rituale’ con cui trattare me e gli altri come oggetti». Dai primi anni Novanta in poi cominciarono anche i pensieri suicidi e «più cercavo conforto nel sesso, più mi disperavo».
Dawn cominciò ad avere attacchi di ansia e depressione e, nella sua ricerca di risposte, si avvicinò al protestantesimo, ma la sua vera guarigione spirituale avvenne grazie all’incontro con la Chiesa cattolica, prima attraverso la lettura di Chesterton e di Santi cattolici, come S.Massimiliano Kolbe, protettore dei giornalisti, poi con l’incontro con veri amici cattolici.
Testimonianza di Dawn Eden rilasciata alla rivista online Catholic Herald –
Il venerabile arcivescovo Fulton Sheen scriveva che esiste uno stato di sazietà disillusa che chiamava “grazia nera”, una specie di assuefazione che può aprire la strada alla “grazia bianca” della conversione. Molti di coloro che hanno creduto all’inganno della rivoluzione sessuale si trovano a fare i conti oggi con l’oscurità della grazia nera. E se la verità della castità viene loro presentata, possono fare esperienza di una trasformazione in Cristo. Lo so perché è quello che è successo a me.
Negli anni novanta, giovane ebrea e giornalista di musica rock a New York, ho speso i miei giorni intervistando band per la rivista Mojo e le mie notti frequentando locali notturni in tenute studiate apposta per offrire a chi mi guardava un brivido sulla pelle.
Oggi sto portando a termine un dottorato in teologia e sono autrice del libro “Il brivido della castità”.
Cosa è successo? La mia conversione è iniziata nel 1995, a 27 anni, quando conobbi Ben Eshbach, leader di un gruppo rock di Los Angeles chiamato “Sugar Plastic”, e in una conversazione telefonica mi parlò di un libro che stava leggendo : L’uomo che fu Giovedì di G.K. Chesterton. Ne comprai subito una copia pensando che mi avrebbe aiutato a fare impressione sull’artista per l’intervista che dovevo fargli, quando sarebbe passato da New York. Una frase nel primo capitolo mi colpì: «La cosa più poetica al mondo è non stare male». In quel periodo, stavo vivendo il momento della mia ‘grazia nera’. Quando lessi quelle parole ero infatti intrappolata in un circolo vizioso. Sola, perché non ero amata, mi offrivo ad “amanti” che non mi amavano.
Con il passare del tempo (e con la lettura dei libri di Chesterton) ho iniziato a fare esperienza della “grazia bianca” della conversione.
Ma, riluttante a pormi sotto l’autorità di una confessione particolare, ho provato a percorrere il cammino cristiano per conto mio. Ho presto scoperto che cambiare ciò in cui credevo non era abbastanza per cambiare anche le mie abitudini.
Era chiaro che tutti i piaceri che mi ero concessa non mi avevano portato più vicino all’amore che cercavo. Ed era altrettanto chiaro che l’unico modo in cui potevo ricevere un tale amore era quello di imparare a donarlo. Ma dove e come imparare?
Un amico cattolico che vide come stavo lottando mi diede un libro che riprendeva brani delCatechismo della Chiesa cattolica.
Lì trovai la mia risposta: formare la virtù della castità mi avrebbe mostrato come amare gli altri nel modo in cui Dio ama me (Catechismo 2347: «La virtù della castità si dispiega nell’amicizia. Indica al discepolo come seguire ed imitare Colui che ci ha scelti come suoi amici, si è totalmente donato a noi e ci ha reso partecipi della Sua condizione divina»).
La castità non era un mettere alla porta l’amore umano, piuttosto un lasciare entrare l’amore divino. Significava lasciare che Dio riplasmasse i miei desideri per orientarli secondo la Sua volontà, per la mia felicità.
Nella nuova edizione del mio libro The thrill of the chaste,(Il brivido della castità), mi focalizzo sul “sì” degli insegnamenti della Chiesa, perché non si possono capire i vari “no” se non si capisce prima l’onnicomprensivo “sì”. Per esempio, uno non può capire perché la Chiesa insegna il “no” alla contraccezione e al matrimonio tra persone dello stesso sesso se prima non capisce che l’amore coniugale è per definizione libero, totale, fedele e fecondo (vedi Humanae Vitae 9).
Oggi la castità non è certamente una cosa “in”. Ma in una società che ha cessato di essere cristiana, questo è anche ciò che la rende interessante.
In Occidente il Cristianesimo è stato per lungo tempo la cultura dominante, ora è tornato ad essere la controcultura.
Papa Francesco lo sa. Rivolgendosi ai giovani sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2015, “Beati i puri di cuore”, li ha spronati a ribellarsi «contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore, soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente all’aspetto sessuale», a ribellarsi «contro questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente».
Nell’opera di Wagner, il protagonista Tannhäuser, un trovatore medievale, schiavo volontario della dea Venere, cerca di liberarsi da quella schiavitù perché sente che qualcosa di vitale manca anche nei più avvolgenti piaceri della dea.
Papa Francesco ci incoraggia ad avere fede nel fatto che anche i nostri Tannhäuser di oggi,(uomini e donne dipendenti dalla pornografia, single in cerca di avventure sessuali, sposi che desiderano il piacere escludendo la procreazione), possono raggiungere il punto della “grazia nera” : la presa di coscienza traumatica che l’“amore” svincolato da tutto e che loro pensavano li potesse riempire, arricchire, è invece solamente un impoverimento di ciò che l’amore dovrebbe essere.
Ma essi hanno bisogno del nostro aiuto. Possiamo iniziare a creare una controcultura castasmettendo di trattare i nostri “duri insegnamenti” come se fossero medicine amare solo accidentalmente collegate al godimento celeste, al banchetto del paradiso.
La castità non è una nota a piè di pagina della Buona Novella. È la Buona Notizia che mostra come le braccia di Venere non sono nulla paragonate al Sacro Cuore di Gesù, che ha guarito tutti i miei traumi e le ferite del mio cuore.
La gioia che Dawn Eden vive oggi «non pensavo esistesse su questa terra. Appena mi battezzai quindi pubblicai un libro sulla castità». Sapendo che per il mondo «a cui appartenevo la castità è una privazione dall’amore, volevo mostrare il fraintendimento: la castità è un sì detto all’amore di Dio che ti rende capace di amare in un modo più profondo tutti gli uomini, rendendoti più sposa, più madre, più sorella, più amica». Per lei, oggi consacrata, «non si tratta però di uno status che riguarda solo me. Anche chi è sposato deve vivere così, amando davvero. Perché l’amore, per essere tale, deve essere esclusivo e aperto alla vita che Dio vuole donare a te e all’altro coniuge. Al di fuori di questa apertura i rapporti sono strumentali». Concetti duri da digerire nel suo «vecchio mondo», ma «tutti sanno che un amore senza condizioni è il massimo». Per amare così però bisogna imparare «da Dio: per questo anche io ora attingo da Lui, come fa Chesterton, nell’Eucarestia e nella preghiera che alimentano l’amore ricevuto nella comunità cristiana».
Redazione Papaboys (Fonte www.catholicherald.co.uk)