GERUSALEMME – “Abbiamo visitato il quartiere di Sajaya, dove l’80 per cento delle case e dei palazzi sono ridotti a un cumulo di macerie. Abbiamo visto cose paragonabili solo alla situazione delle città rase al suolo durante la Seconda Guerra mondiale”. Con questa immagine il Vescovo William Shomali, Vicario patriarcale del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, sintetizza le impressioni raccolte nel corso della breve visita compiuta lunedì 1 settembre nella città di Gaza insieme all’Amministratore generale del Patriarcato, p. Imad Twal, e al Cancelliere del Patriarcato, p. George Ayoub.
Durante le poche ore trascorse a Gaza (il check point di Eretz viene chiuso dagli israeliani alle 15) la delegazione patriarcale ha potuto incontrare i membri della piccola comunità cristiana locale: oltre al vice-parroco e alle religiose delle tre congregazioni operanti nella Striscia (Istituto del Verbo Incarnato, Suore del Rosario e Suore di Madre Teresa) il Vescovo e i due sacerdoti cattolici hanno visitato il Vescovo greco-ortodosso Alexios, rimasto anche lui in sede durante tutto il periodo delle incursioni militari israeliane.
“Il Vescovo ortodosso – riferisce all’Agenzia Fides il Vescovo Shomali – ci ha riservato un’accoglienza davvero fraterna, e ha elogiato il lavoro efficiente compiuto dalla Caritas, dalla Pontifical Mission e dal Catholic Relief Service per assistere la popolazione durante e dopo le settimane di operazioni militari”. La delegazione patriarcale ha effettuato un sopralluogo anche presso l’Ospedale Anglicano, che negli ultimi due mesi ha assistito più di 4mila feriti.
La situazione psicologica della popolazione descritta dal Vescovo Shomali rivela molte ombre e poche luci: “Da un lato – spiega a Fides il Vicario patriarcale di Gerusalemme – la gente è sollevata dal fatto che il cessate il fuoco stia reggendo. I pescatori, che sono autorizzati a pescare entro sei miglia dalla costa, tornano ogni mattina con carichi di pesce imponenti, che alle otto sono già tutti venduti. La possibilità di poter trovare cibo con il lavoro delle proprie mani, e la prospettiva di poter trovare in futuro altro lavoro nell’opera di ricostruzione, aiutano a riaccendere un po’ di speranza. D’altro canto – aggiunge il Vescovo palestinese – qui anche i giovani hanno già visto 3 campagne militari contro Gaza, e ogni volta la distruzione è peggiore delle volte precedenti. Ci vorranno anni per tornare alla situazione di prima. Questo alimenta sconforto, spegne la fiducia nel futuro. Anche all’interno della piccola comunità cristiana, molti sognano solo di andare via”.
I membri della delegazione patriarcale non hanno incontrato rappresentanti politici, ma nei colloqui avuti con cristiani e musulmani hanno potuto verificare che è aumentata l’ostilità verso Israele, perché – riconosce il Vescovo Shomali – “la guerra non può certo far nascere l’amore”. Nello stesso tempo, il consenso verso Hamas – criticata per la sua strategia anche dal Presidente palestinese Abu Mazen – non appare certo unanime. Racconta ancora il Vicario patriarcale di Gerusalemme: “c’è stato anche chi, con amara ironia, mi ha detto: adesso Gaza è distrutta, e tutto quello che ci abbiamo guadagnato è poter mangiare un po’ di pesce”