Parlando con Radio Free Asia, la giornalista dice: “Ero stata mandata nella zona per fare un reportage e condurre alcune interviste con le persone coinvolte nella demolizione. Gli agenti non mi hanno trattenuta a lungo, ma mi hanno imposto di smetterla di intervistare la gente”. Dopo il rilascio, la polizia ha continuato a seguirla e ha interrogato le persone che sono entrate in contatto con lei: “Io non ho dato loro molta attenzione, ma quelli che cercavo di far parlare sono stati infastiditi da questi agenti”.
La campagna contro le croci e gli edifici cristiani è stata lanciata all’inizio dell’anno, da quando Xia Baolong, segretario del Partito del Zhejiang ha notato che guardando lo skyline di Wenzhou, una delle metropoli della provincia, si vedono “troppe croci”. I fedeli sospettano che il vero motivo è quello di ridurre l’impatto e l’influenza delle comunità cristiane, ufficiali e sotterranee, nella società cinese, che assiste a un incremento vertiginoso di conversioni.
Un altro motivo è che dal 2013, si è varato il piano per rendere il Zhejiang un’area di grande sviluppo economico entro il 2020. A causa di ciò, il governo provinciale sta attuando una campagna per “abbellire” la regione eliminando le strutture illegali. La campagna è chiamata delle “Tre revisioni e una demolizione”, indicando così la percentuale di edifici da distruggere, recuperando terreni da utilizzare per un ricco sviluppo edilizio. Il governo provinciale assicura che le demolizioni riguardano tutte le comunità e luoghi privati in modo indistinto. Ma è un fatto che la campagna prende di mira soprattutto i luoghi cristiani, anche quelli che sono stati edificati con tutti i documenti necessari e già approvati dal governo.
L’arresto di Jiang, per quanto breve, arriva alla fine di una serie di fermi contro giornalisti e membri della stampa avvenuti in tutta la Cina. Zhang Miao, che collabora con l’ufficio di Pechino del tedesco Zeit News, è stato arrestato mentre partecipava per lavoro a una recita di poesie nella capitale cinese a favore del movimento Occupy Central, che chiede democrazia per la popolazione di Hong Kong. Il reporter è ancora in galera.
Lo scorso maggio, inoltre – riferisce l’Agenzia Asia News – è stato fermato il giornalista Xin Jian – collaboratore del giornale giapponese Keizai Shimbun – mentre raccoglieva notizie sul 25mo anniversario della strage di Tiananmen. Secondo la legge nazionale, i cinesi non possono lavorare come giornalisti per testate straniere: ecco perché questi vengono assunti come “assistenti” o “traduttori”. Anche di Xin non si sa ancora nulla.
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