Denuncia delle scuole cattoliche in Israele: ‘Progetto mirato a colpirci’

Prosegue lo sciopero degli istituti cattolici, che chiedono un regime fiscale preferenziale alla luce del contributo che danno all’istruzione nel Paese..

Non si placa la polemica, in Israele, che va avanti da diverse settimane tra scuole cattoliche e Governo. “Proseguiremo con lo sciopero a oltranza, fino a che non verranno riconosciuti i nostri diritti.

Siamo di fronte a un progetto mirato a colpire le scuole cattoliche, ma la nostra missione continuerà; abbiamo già affrontato altre crisi in passato, anche questa prima o poi passerà”. È quanto racconta all’agenzia AsiaNews padre Abdel Massih Fahim, sacerdote francescano e direttore dell’Ufficio delle scuole cristiane della Custodia di Terra Santa, in prima linea nella battaglia lanciata dagli istituti cattolici contro le decisioni di Tel Aviv.

La denuncia delle scuole cattoliche è legata al fatto che il Governo ha ridotto le sovvenzioni che ormai coprono solo il 29% delle spese; allo stesso tempo, il Governo pone un limite alle rette che le scuole possono ricevere dalle famiglie. In questo modo, diverse scuole non riescono più a far fronte alle spese annuali e rischiano di chiudere.

Come rileva AsiaNews, gli istituti cattolici danno un importante contributo all’istruzione in Israele. Nel Paese vi sono ad oggi 47 scuole cristiane, che garantiscono istruzione a oltre 33mila bambini, il 60% dei quali cristiani e circa il 40% musulmani, e una piccola rappresentanza ebraica. Anche i maestri e il personale non docente non è solo cristiano, poiché vi sono anche insegnanti (su un totale di 3mila) musulmani ed ebrei. Fino a qualche anno fa i fondi governativi coprivano il 65% delle rette, ma sono stati ridotti fino al 34% per poi scendere oggi al 29%, una cifra considerata insufficiente per coprire i costi. 

Padre Fahim spiega che finora non ci sono state novità positive. “Ci siamo rivolti ai vari ministri dell’Istruzione, alcuni dei quali non ci hanno nemmeno ascoltato”, prosegue il sacerdote. Ora, con lo sciopero, “iniziano a prestare attenzione, anche se ad oggi non è emersa alcuna soluzione”. “Vogliono cambiare lo status delle scuole – prosegue il sacerdote – da istituti cattolici a scuole ufficiali, dove la Chiesa non può più scegliere il direttore, i maestri, e disporre a loro piacimento dell’edificio”. 

“Vogliamo difendere il nostro stile di insegnamento” conclude il direttore dell’Ufficio delle scuole cristiane della Custodia di Terra Santa, “perché esso fornisce un risultato ottimo a livello di qualità a tutto il Paese. Se riconoscete questo ruolo, garantiteci il nostro diritto a essere trattati non con un regime preferenziale, ma secondo quanto stabilisce la legge. Anche se siamo una minoranza, abbiamo i nostri diritti e li vogliamo difendere”. Un nuovo incontro tra autorità e una rappresentanza degli istituti cattolici è previsto il 9 settembre.

Redazione Papaboys (Fonte www.zenit.org)

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