Conto alla rovescia per il 16 ottobre, «data fatidica» per il pagamento dell’acconto della Tasi nei 5.279 Comuni che hanno reso note le aliquote entro il 18 settembre. «Saranno 15 milioni le famiglie chiamate a pagare in media 191 euro ma con punte che raggiungono anche i 492. È dunque l’ennesima spremitura dei contribuenti». La denuncia arriva da Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. Il governo, dichiara, «si era impegnato a mantenere l’incidenza della Tasi sotto quella dell’Imu. La sensazione che non sarebbe andata così l’abbiamo avuta in tanti fin dai mesi scorsi, ora uno studio del Servizio politiche territoriali della Uil ha confermato quella sensazione: per una famiglia su 2 (per la precisione per il 54%) il conto è più salato dell’Imu del 2012».
Per il presidente del Forum, «non è solo questione di aliquote (quella media applicata nei Comuni capoluogo è del 2,63 per mille ma un terzo dei capoluoghi ha puntato direttamente sul massimo consentito, il 3,3 per mille) ma anche di come quelle aliquote vengono applicate». L’Imu infatti, «con tutti i suoi difetti», prevedeva detrazioni parametrate alla famiglia (200 euro forfettari, più 50 di detrazione per membro). «Una logica virtuosa – dichiara – che si sono affrettati a cancellare. È questa la fine che fanno le reiterate promesse di alleggerimento dei carichi fiscali per le famiglie? E i sindaci, sempre pronti a ribellarsi alla legge nazionale per concedere ideologici riconoscimenti virtuali di famiglia, perché non garantiscono i reali e finora ignorati diritti delle famiglie, e in particolare di quelle costituite sulla base dell’art. 29 della Costituzione?».
In teoria, osserva Belletti, i Comuni avrebbero potuto innalzare l’aliquota della Tasi solo a patto di utilizzare le maggiori entrate per riconoscere detrazioni alle famiglie. Nel «caos federalista» di questa legge invece «non solo si è perso quel poco che era stato riconosciuto dall’Imu ma si è anche dimenticato quanto previsto dalla nuova tassa. L’importante è spremere le famiglie. E anche tanti sindaci spremono, spremono. Ma fino a quando le famiglie li voteranno?» Fonte: Roma Sette
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