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Detenuto morto di Coronavirus, è panico nel carcere di San Vittore.

Nemmeno le sbarre tengono lontano il Coronavirus. È panico nel carcere milanese di San Vittore. Un detenuto cinquantaquattrenne di nome D.A.R.A. di nazionalità cilena è morto all’ ospedale San Paolo di Milano, dopo esservi stato trasferito d’urgenza dal carcere di San Vittore, a causa del Covid-19.

L’uomo è la settima vittima tra gli oltre 53.000 detenuti nelle carceri italiane dove secondo gli ultimi dati i positivi sarebbero 159 e 215 gli agenti penitenziari contagiati.

Lo stop ai colloqui fa scattare le proteste a Frosinone - A far scattare le violente proteste a Frosinone è stato lo stop ai colloqui imposto dalla direzione carceraria come strumento per evitare possibili infezioni da coronavirus. Un folto gruppo di detenuti ha occupato un padiglione, sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia dello Stato. Protesta detenuti in carcere Poggioreale Napoli - Protesta in corso anche dei detenuti all'interno del carcere di Poggioreale a Napoli. Secondo quanto riferito da fonti sindacali, alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del 'passeggio', in una zona interna al penitenziario. La protesta è divampata per l'annunciata sospensione dei colloqui per contrastare il contagio da coronavirus. Intanto, dinanzi all'istituto vi sono decine di agenti di polizia e carabinieri e vigili del fuoco. Sul posto sono presenti anche alcuni familiari dei detenuti che anche loro protestano contro l'annunciata misu.

Dall’inizio dell’emergenza nelle carceri sono morti anche due agenti della polizia penitenziaria e due medici. Il cittadino cileno era stato arrestato il 12 febbraio scorso e portato nella casa circondariale di Cassino da dove era stato poi trasferito a Milano dopo i tumulti scoppiati proprio per le proteste legate al Coronavirus.

Di recente gli erano stati negati gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico richiesti dall’avvocato Massimiliano Migliara. «È necessario garantire e tutelare la salute non solo di chi è ristretto nelle carceri italiane – sottolinea Claudio Rocco Cipollini dell’Associazione Detenuti Liberi – ma anche degli agenti e di tutti quelli che lavorano nelle case circondariali, concedendo laddove è possibile gli arresti domiciliari. Le carceri scoppiano per il sovravvollamento delle celle, cosa che non rende attuabile il distanziamento sociale di sicurezza» conclude Cipollini.

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