Quel che emerge soprattutto, in questa pia pratica, è la partecipazione all’Eucaristia, memoria del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto; quindi la meditazione approfondita di un mistero per ogni singolo sabato, e la recita del Rosario intero, o, per lo meno, della terza parte.
Va da sé che, avendone bisogno, alla partecipazione dell’Eucaristia si premetterà la Confessione sacramentale.
Questa pratica vuol essere un aiuto per vivere una particolare atmosfera spirituale crescendo nell’amore di Dio e della Madre Divina. In questo clima l’anima è facilmente indotta a fare grandi passi e certamente scopre nuovi orizzonti nel campo dello spirito. Quando poi situazioni difficili o esigenze particolari toccano la nostra sensibilità e più urgente è il bisogno del ricorso all’aiuto divino, i Quindici Sabati sono un mezzo che la spiritualità cristiana ha scoperto per ottenere risposte dal Cielo.
La storia della nuova Pompei è tutta un intreccio di questi richiami e queste risposte in cui la mediazione della Madre Divina emerge mirabilmente. Bartolo Longo, apostolo del Rosario, è anche apostolo dei Quindici sabati che diffuse, ai suoi tempi, in tutto il mondo, profondendo nelle pagine da lui compilate una spiritualità affascinante. Ora vorremmo domandarci: È attuale questa devozione? Può darsi che oggi, dopo la riforma liturgica e le nuove esperienze del contatto personale con la Parola, qualcuno riconosca un minore mordente alla pratica dei Quindici Sabati. Ma per rispondere basterà far notare che i vari punti dettati dal Beato Bartolo Longo sono autentiche spinte alla contemplazione, a fare che la Parola diventi la nostra preghiera con Maria. D’altronde, se la storia non può essere smentita, quanto ci ha narrato con vivacità di stile e precisa documentazione l’apostolo dei Quindici Sabati è la risposta più semplice ma anche la più convincente: quella del prodigio che è garanzia di Dio. Ne daremo testimonianza al termine delle meditazioni di ciascun sabato, riportando le narrazioni autentiche del Beato.
Un Sommo Pontefice Leone XIII, nella famosa Enciclica sul Rosario del 1° settembre 1883, Supremi Apostolatus officio, scriveva: “Il bisogno dell’aiuto divino non è oggi minore di quanto non lo fosse al tempo in cui S. Domenico, per risanare le piaghe della società, introdusse l’uso del Rosario.
Egli, illuminato dall’alto, capì non esservi allora rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo invitandoli a contemplare con frequenza i misteri della Redenzione e ricorrendo nella mediazione di Maria che ha il potere di estirpare tutte le eresie. Quindi egli compose la formula del S. Rosario in modo da poter contemplare per ordine i misteri della nostra salvezza intrecciando a questa meditazione un mistico serto di Ave Maria e la preghiera al Padre insegnataci da nostro Signore Gesù Cristo.
Noi dunque, cercando per un male non dissimile lo stesso rimedio, non dubitiamo che questa stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con tanto vantaggio del mondo cattolico, sarà efficacissima per fronteggiare la difficile situazione dei nostri tempi”. Ed affermava: “Desidero che tutto il popolo cristiano riprenda l’antica consuetudine di recitare quotidianamente il Rosario alla SS. Vergine”.
I Predecessori avevano pensato ugualmente. Il Pontefice dell’immacolata, Pio IX, nel suo Breve del 3/12/1869, scriveva: “Come S. Domenico adoperò la preghiera quale invitta spada per abbattere la nefasta eresia degli Albigesi … così i fedeli, forniti di questa armatura, cioè della quotidiana recita del Rosario della Beata Vergine, più agevolmente potranno ottenere di sradicare tanti errori che oggi imperversano dappertutto …”.
Urbano VI attestò che per il Rosario piovono ogni giorno benedizioni sul popolo cristiano. Leone X testimoniò: “Il Rosario venne istituito come opportuno rimedio contro i mali che sovrastano il mondo”. Nel 1812 le Cortes di Spagna solennemente dichiararono che Domenico di Gusman non oppose agli eretici altre armi che l’orazione, la pazienza e l’istruzione. Ora, tanto Leone XIII quanto tutti gli altri Pontefici alludono al Rosario, cioè di quindici decadi con la meditazione dei misteri.
La Sacra Congregazione delle indulgenze con decreto del 6 agosto 1726, confermato il 13 dello stesso mese e anno da Benedetto XIII, dichiarò “necessaria nella recita del Rosario la meditazione dei misteri per l’acquisto delle indulgenze, fatta eccezione per gli incapaci”.
L’eccellenza di questa nobile e dolce devozione consiste nel fatto che unisce la vita attiva alla vita contemplativa: si recitano con la bocca in devoto atteggiamento del corpo le più belle preghiere della Chiesa, e con l’animo si medita la vita di Gesù e di Maria rivivendo le azioni della loro vita mortale, cioè il loro amore per noi, le loro pene, i loro trionfi. S. Pio V affermava: “Al propagarsi di questa devozione i cristiani, accesi dalla meditazione dei misteri, infiammati da quelle preghiere, cominciarono a mutarsi ad un tratto in uomini nuovi, le tenebre delle eresie si dileguarono e si diffuse la luce della fede cattolica”.
O mio Salvatore e mio Dio, per la tua Nascita, per la tua Passione e Morte, per la tua gloriosa Risurrezione, fammi questa grazia (si espone la grazia che si vuole). Te la domando per l’amore di questo Mistero, ad onor del quale mi sono cibato delle tue Carni Sacrosante e del tuo Sangue divino; te la domando per il Cuore tuo dolcissimo, per Maria Immacolata, per il tuo santissimo Nome, Gesù mio, per cui hai promesso ogni grazia. Amen.
O Regina gloriosa del santo Rosario, che hai posto il tuo novello trono di grazia nella Valle di Pompei, Figlia del divin Padre, Madre del Divin Figlio e Sposa dello Spirito Santo, per i tuoi gaudi, per i tuoi dolori, per le tue glorie, per i meriti di questo Mistero, ad onore del quale ora mi sono accostato alla santa Mensa, ti supplico d’impetrarmi questa grazia (Si chiede la grazia).
O Padre augusto di Gesù e Padre nostro, glorioso S. Giuseppe, a te l’Eterno Padre affidò il suo Figlio diletto; lo Spirito Santo ti offri la sua castissima Sposa, e Maria Vergine tutti i tesori della sua Verginità. Tu, che tanto puoi presso il Cuore di Gesù e preso il Cuore dì Maria, devi impetrarmi da loro questa grazia (Si chiede la grazia che si desidera). O amori miei dolcissimi, Gesù, Maria e Giuseppe, per voi io viva, per voi io soffra, per voi io muoia: sia tutto vosfr0, sia niente mio.
Eccomi, O mio amato e buon Gesù, che, alla Santissima tua presenza prostrato, ti prego, coi fervore più vivo,di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei Peccati, e di fermo proponimento di non più offenderti; mentre io, con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse dite, o Gesù mio, il Santo Profeta David: Hanno forato le mie mani e i miei piedi: hanno contato tutte le mie ossa (Sai 22, 17-18). (Ai fedeli che recitano questa preghiera davanti all’immagine di Gesù Crocifisso, è concessa l’indulgenza plenaria in tutti i Venerdì di Quaresima; negli altri giorni, indulgenza parziale. Ench. Indulg. 1986, n. 22)
Si reciti il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre, secondo le intenzioni del Sommo pontefice.
Alle tue piaghe, o Signore, raccomando la Chiesa tua Sposa, la esaltazione e il trionfo di essa; il Sommo Pontefice che n’è il Capo visibile; l’estirpazione dell’eresia e dell’idolatria; la pace tra le nazioni, la conversione dei peccatori; tutti i miei parenti, gli amici, i nemici, e i miei benefattori spirituali e temporali; tutti quelli che pregano per me, e che si raccomandano alle mie orazioni, specialmente tutti gli Associati e i Benefattori del Santuario e delle Opere di Pompei e tutti gli Aggregati alla Pia Unione per gli Agonizzanti istituita nel Santuario di Pompei. Valga tutto a suffragio delle Anime del Purgatorio.
O Maria, Madre Immacolata di Gesù e Madre mia dolcissima, Regina del Santo Rosario, Tu che ai giorni nostri ti sei degnata di scegliere la Valle desolata di Pompei, per illuminare i popoli con la luce delle grazie e delle misericordie tue, volgi verso di me i tuoi occhi pietosi, e riconoscimi come tuo servo e figlio che ti ama e a te grida: Madre di misericordia. Accorri benigna ai miei gemiti; i passi tuoi immacolati mi schiuderanno il sentiero della purezza e della pace. Suoni alle mie orecchie la tua soavissima voce, o Madre mia, perché tu non hai che parole di vita. Apri le tue mani piene di grazie, e il tuo servo indegnissimo, che ti chiama, aiuta e scampalo dalle insidie dei suoi nemici. Stendi sino a me le dolci catene della tua Corona, con le quali avvinci i cuori più duri; e il cuore mio ribelle stringi a te, sì che da te più non si separi. O Rosa d’inviolata purezza, con la fragranza dei tuoi verginali profumi, traimi all’amore del paradiso. O cara Rosa del Signore, io sospiro a te di amore e di dolore. Inteneriscimi col tuo pianto; spronami con la tua compassione; trafiggimi con i tuoi dolori; rinvigoriscimi con la tua grazia. O Maria, Madre di grazia, prega per me. Prendimi per tuo servo. Fa’ che io sempre confidi in te; sempre io pensi a te; sempre io chiami te; sempre io serva te; sempre io ami te. Per te io viva, per te io operi, per te patisca, per te muoia. E nell’ora della morte liberami dal demonio, e conducimi per mano a Gesù, tuo figlio e mio giudice. O Cuore Immacolato della Madre di Dio, fonte inesauribile di bontà, di dolcezza, di amore e di misericordia, ricevi il mio cuore. Rendilo simile al tuo. Purificalo con la tua intercessione, santificalo col tuo amore, distaccalo dall’amore delle creature. E quel fuoco divino che accende il tuo cuore, accenda anche il mio nel tempo e nella eternità. Amen.
Ricordati, o pietosissima Vergine del Rosario di Pompei, non essersi udito mai che qualcuno dei tuoi devoti, il quale abbia col Rosario invocato la tua assistenza o implorato il tuo soccorso, sia rimasto abbandonato. Io, animato da tal confidenza, a Te vengo, o madre della Misericordia, Vergine delle vergini, potente Regina delle Vittorie. Peccatore gemente, eccomi prostrato ai tuoi piedi: imploro pietà, ti chiedo grazia. Deh! non disprezzar le mie suppliche, o Madre del Verbo, ma per il tuo sacratissimo Rosario, per la predilezione che mostri al tuo Santuario di Pompei, benigna ascoltami ed esaudiscimi. Amen.
Si ripeta tre volte: Regina del santo Rosario, prega per me.
Si recitino quindi le Litanie della Madonna (pag. 85). Infine si dica una preghiera per la glorificazione del Beato Bartolo Longo. Un ‘Ave per tutti gli Assodati al Santuario di Pompei sparsi nel mondo, e che si raccomandano alle nostre preghiere. Un ‘Ave al Cuore Immacolato di Maria per la conversione dei peccatori, con le seguenti giaculatorie:
Dolce Cuore di Maria – sii la salvezza mia. Rifugio dei peccatori – prega per me. O Maria concepita senza peccato – prega per me che ricorro a te. Nostra Signora del Santo Rosario di Pompei, prega per me. Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Essenza del Rosario è esprimere il culto perfetto, interno ed esterno, la vera preghiera dello spirito seguita dalle opere. Beata quell’anima che ne fa suo pascolo quotidiano! Con l’esercizio dei Quindici Sabati l’anima prende tale amore al Rosario da giungere a recitarlo intero ogni giorno. Come infatti leggiamo nella storia del Rosario, molti, avendo provato gli effetti utilissimi dei Quindici Sabati, non hanno più smesso di recitare il Rosario intero ogni giorno, non senza specialissime grazie. Una delle ragioni per cui di tante anime devote ben poche sono veramente perfette è che tutt’altro si impegnano a meditare fuorché la Passione del Signore, mentre sappiamo che tutti i Santi altro specchio non hanno avuto a cui conformarsi se non il Crocifisso. È dottrina di S. Tommaso che i misteri della vita, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo e tutti gli atti compiuti con la sua umanità ci portano come per mano alla più nobile e sicura perfezione e all’esercizio perfetto delle virtù. Ce lo disse il Redentore che Egli è la porta, la verità e la via, e chi cammina per questa strada trova l’abbondanza dei lumi e favori celesti. Ora, meditando un mistero per ciascuno dei Quindici Sabati o Domeniche, cioè un punto principale della vita di Gesù e di Maria, si arriva ad imprimere nella mente tutta la loro vita, cioè tutto il Vangelo in compendio. E ricordando spesso durante il giorno quanto hanno fatto e patito per noi, si acquista la santa abitudine di meditare la Passione di Gesù e della SS. Vergine, e si accende sempre più il nostro amore per essi. Ecco come il Rosario conduce gradatamente l’anima all’amore di Dio, termine ultimo di ogni perfezione. Da ciò procede che il vero devoto del Rosario entra nell’intimità del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria. Ben centocinquanta volte benedice Maria e ben centocinquanta volte benedice il nome di Gesù. Il cristiano, meditando un tratto della vita di Gesù e di Maria, viene stimolato alla imitazione delle virtù che si meditano; e, mortificando le proprie passioni, migliora se stesso. Questo è accetto a Dio il quale vuole la nostra perfezione. Infatti, come due amici, frequentandosi assiduamente, sogliono conformarsi anche nélle abitudini, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine nel meditare i misteri del Rosario, e formando insieme una sola vita nell’Eucaristia, possiamo divenire, pur nei nostri limiti, simili ad essi, e apprendere da questi sommi modelli il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto. Con la pratica dei Quindici Sabati si conseguono tutti gli effetti prodigiosi del Salterio Mariano, che il Beato Alano così riassume: “La riforma dei costumi nelle famiglie e nei popoli, la penitenza e contrizione dei peccati, il disinganno e il disprezzo del mondo, il rispetto e la venerazione alla Chiesa, la più agevole e alta perfezione”.
Se qualcuno indicasse un luogo dove è nascosto un tesoro, tutti si affaticherebbero a gara nel prenderne e arricchirsene. Ben altro tesoro di ricchezze indefettibili e di meriti celesti è riposto nella devozione dei Quindici Sabati del Rosario. L’eccellenza di questo tesoro ognuno ben può valutare dalla preziosità del Rosario intero, che è l’orazione più cara a Maria, la più favorita dai Santi, privilegiata dai Pontefici, diffusa tra i popoli, confermata da Dio stesso con stupendi prodigi e dalla Beatissima Vergine con grandi promesse. Si aggiungano a tutto questo i meriti e le grazie smisurate che ottiene l’anima contemplando la vita, la passione e la gloria di Gesù Cristo. L’eccellente pratica dei Quindici Sabati non contiene soltanto quello che vi è di più santo e di più efficace nel Rosario, cioè la memoria delle azioni di Gesù, ma la frequenza dei sacramenti, massime la Comunione fatta in memoria di quel che fece per noi il Salvatore, la perseveranza nella preghiera e l’intercessione della Vergine Santissima. Ancora, essa congiunge a tutte queste cose una diligenza particolare, per essere graditi a Dio e santificarsi durante la spazio di quindici settimane.
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