Categorie: Humanitas et Web

Diario di un prof. – Esami di maturità

La scuola mi ha insegnato che svegliarsi tardi la mattina per passare subito al pranzo e lasciarsi andare pomeriggio e sera, non ha senso. La scuola mi ha insegnato che, se un’interrogazione va male…

Ci siamo, ormai è tutto pronto per i maturandi e i commissari delle scuole superiori italiane! Il grande giorno è arrivato dopo una notte che forse – come ha scritto su un post una mia alunna – «anche il grande Dante avrebbe fatto fatica a mettere in versi». Vale per gli studenti, vale sicuramente per i genitori, varrà anche per i professori? Qualcuno potrà dire che il lavoro è lavoro, che le emozioni sono poco professionali, che dopo tanti anni ci si fa l’abitudine, ma a me piace pensarmi emozionato e un po’ insonne in vista di un tempo così importante per i ragazzi e le loro famiglie. Per un docente non può essere routine, né un meccanismo automatico da mettere in moto ogni anno nello stesso periodo, poiché duecento giorni di scuola cambiano in qualche modo anche noi se li abbiamo vissuti con il senso della mission 

educativa, con la disposizione relazionale giusta, con l’apertura culturale adeguata. Se abbiamo veramente vissuto il 2013/2014 scolastico, non possiamo essere anestetizzati o asettici durante gli Esami di Maturità, anche perché l’essere maturi riguardo pure gli adulti non solo i ragazzi. In ogni caso le ultime parole in questo giorno speciale desidero lasciarle ad un post scritto dal maturando Raoul ai suoi compagni, ma in fondo a tutti noi: «”Menomale che io sono del quarto e posso godermi le vacanze”, avrei detto l’anno scorso. “Non vedo l’ora di essere al quinto anno così, dopo gli esami, sarò libero di non tornare più a scuola”, ho probabilmente detto durante tutti questi anni. Ma la verità è che l’ultimo anno scolastico ti fa cambiare idea su tutto e tutti, anche sulla scuola stessa! Si crea una certa intesa con i professori, si rafforzano i legami con i compagni di classe, che vedi come fratelli che hanno riso, pianto, sofferto, gioito come te. In fondo speri che il quinto anno non finisca mai, che gli esami possano non iniziare. Perché?

Perché la scuola non mi ha dato un qualche tipo di conoscenza particolare, ma mi ha insegnato a vivere la vita ogni giorno. Se alla fine di ogni anno dicevamo sempre “Ma è già finita?”, un motivo ci sarà. La scuola mi ha insegnato che svegliarsi tardi la mattina per passare subito al pranzo e lasciarsi andare pomeriggio e sera, non ha senso. La scuola mi ha insegnato che, se un’interrogazione va male o se prendi un brutto voto, la prossima volta devi spaccare il mondo e farti valere. La vita va vissuta per come si presenta e solo tu sei in grado di cambiarla. La gioia più grande, poi, viene dai compagni di avventure che ti hanno accompagnato in questa esperienza incredibile, che ti hanno insegnato a vivere e, se qualcosa va male nella vita, non è la fine del mondo se ci sono loro; e il pensiero di non rivederli tutte le mattine, chi con i libri in mano  e chi stordito dalla sera precedente, mi mette i brividi. Se dovessi raccontare nel tema di maturità la scuola in poche parole, probabilmente sarebberoOdi et Amo, per esprimere la mia sensazione dopo tredici lunghi ed intensi anni.

Detto questo, auguro a tutti i miei amici e “colleghi” maturandi di farsi valere e soprattutto di dare valore ad ogni istante, ad ogni amicizia, ad ogni incontro, a questo esame che non è tutta la vita ma che oggi la coinvolge in modo speciale». di Marco Pappalardo per Donboscoland

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