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Contro il diavolo nel mondo schierati 404 esorcisti

Sono 404 gli esorcisti nel mondo, ai quali si aggiungono 124 ausiliari e un numero imprecisato che non rientra tra i soci dell’Associazione internazionale degli esorcisti (Aie), unico ente in materia riconosciuto dal Vaticano. In Italia operano 240 esorcisti e 62 ausiliari che devono fare i conti con una domanda crescente a causa del propagarsi dell’occultismo e del satanismo.

esorcisti

Un culto, quest’ultimo, assai diffuso anche nelle grandi metropoli, con ramificazioni estese ai poteri forti. Per padre Francesco Bamonte, esorcista della diocesi di Roma e presidente dell’Aie, è fondamentale “una seria formazione permanente e la piena fedeltà alle norme liturgiche e pastorali” affinché non si verifichino casi come quelli messi in scena dal film-documentario “Liberami”.

È una battaglia millenaria che la Chiesa cattolica combatte contro il diavolo. Truppe scelte di uno scontro senza tempo sono gli esorcisti, sacerdoti ai quali è affidato il compito di contrastare l’azione del male. Ancora troppo pochi, se si considera che quelli iscritti all’Associazione internazionale degli esorcisti (Aie), unico ente in materia riconosciuto dal Vaticano, non raggiungono il mezzo migliaio.

Sono 404 gli esorcisti nel mondo, ai quali si aggiungono 124 ausiliari e un numero imprecisato di esorcisti che non rientra nella computa dall’Aie.

Non esistono, invece, dati attendibili circa la quantità di persone che ogni anno si rivolgono alle loro cure. Sono prive di ogni fondamento, inoltre, le statistiche che mostrano un Sud Italia ignorante e superstizioso al primo posto per richieste di esorcismi, in particolare da parte di donne con un livello culturale medio-basso. La realtà è ben diversa e non esistono significative differenze territoriali.

La presenza nelle diocesi. In Italia operano 240 esorcisti e 62 ausiliari. A questi se ne sommano alcune decine che non sono soci dell’Aie, associazione fortemente voluta da don Gabriele Amorth agli inizi degli anni Novanta e ufficialmente approvata dalla Congregazione per il Clero nel 2014.

L’esigua schiera di ministri ordinati, che presidia le 225 diocesi in cui è suddiviso il territorio, deve fare i conti con una domanda che monta a causa del propagarsi dell’occultismo e del satanismo. Un culto, quest’ultimo, assai diffuso anche nelle grandi metropoli, con ramificazioni estese ai poteri forti. Ad avere compreso l’urgenza di ergere un baluardo di fronte al dilagare dell’azione malefica sono i vescovi che, non potendo quasi mai esercitare in prima persona il ministero, hanno assicurato quasi in ogni diocesi la presenza di uno o più sacerdoti con licenza di esorcismo.

Accanto ad essi operano gli ausiliari, ovvero laici preparati e sacerdoti senza mandato. Gli impedimenti principali riscontrati dai vescovi non risiedono tanto nel pregiudizio quanto nella difficoltà di individuare, talvolta, il candidato adatto. Per l’incarico che si è chiamati a svolgere, infatti, c’è bisogno di una persona di fede solida e di scrupolosa cura spirituale, con anni di ministero alle spalle e la disponibilità ad affiancarsi a un esorcista esperto.

Cosa accade nel mondo. Se in Italia il quadro non è rigoglioso, all’estero la situazione non va meglio. Fatta eccezione per il caso francese, dove gli esorcisti sono numerosi ma gli esorcismi poco praticati, è la Polonia il secondo Paese europeo con 120 esorcisti (nessuno membro dell’Aie, ma direttamente afferenti alla Conferenza episcopale). A seguire il Regno Unito (28 esorcisti e 4 ausiliari), la Spagna (15 e 9), la Repubblica Ceca e la Slovacchia (9 e 1), la Lituania (8 e 6), il Portogallo (5 e 3). Oltre il confine europeo, il Messico annovera quasi 120 esorcisti e gli Stati Uniti d’America 21. Le altre nazioni hanno numeri esigui, almeno tra i soci dell’Aie. Per padre Francesco Bamonte, esorcista della diocesi di Roma e presidente dell’Aie, è fondamentale “una seria formazione permanente e la piena fedeltà alle norme liturgiche e pastorali”. Nessuna improvvisazione, dunque, ma scrupolosa attenzione a quanto prescrive la Chiesa:




“Il ministero dell’esorcista non può essere praticato con superficialità e con approssimazione né come se fosse un hobby o un gioco. L’esorcismo è una lotta, talora molto dura, contro il potere di Satana: una lotta – sottolinea p. Bamonte – che non possiamo sostenere con le sole nostre forze, ma che esige una profonda unione alla Croce di Cristo”.

Linee guida. La pratica dell’esorcismo è regolata nel rituale “De exorcismis et supplicationibus quibusdam”, emendato nel 2004, dove non trovano spazio effetti speciali o musiche granguignolesche.

I segni della possessione diabolica sono quattro: parlare correntemente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere cose occulte; manifestare forze superiori all’età o alla condizione fisica della persona; provare un’avversione al sacro.

Decisiva e sostenuta dall’Aie, nella pratica del ministero, è poi la collaborazione con medici e psicologi “competenti anche nelle realtà spirituali”. In molti casi, infatti, i sintomi sono riconducibili a patologie mediche. Se le regole sono scritte, però, le difficoltà non mancano quando ci si confronta con la realtà. Per ovviare a ciò, l’Aie sta elaborando le “Linee guida per una corretta prassi del ministero degli esorcismi” che vogliono riassumere gli elementi principali ed essere un vademecum affidabile cui riferirsi in ogni circostanza. Lo scopo è quello di evitare i comportamenti discutibili da parte di qualche esorcista che ha esercitato il suo ministero in modo volutamente spettacolare o ambiguo, oppure con metodi dubbi e atteggiamenti non corrispondenti alle norme con le quali la Chiesa regola l’esercizio del ministero. È il caso recente del film-documentario “Liberami” che, scrive in una nota l’Aie, “si colloca lontano da quanto la Chiesa dispone e raccomanda in materia di esorcismo”.

Gli stessi sacerdoti protagonisti della pellicola, infatti, “non sono rappresentativi né della dottrina cattolica, né della corretta prassi esorcistica stabilita dalla Chiesa cattolica”. Troppe le scene in cui si afferrano le vittime per i capelli, si versano secchielli interi di acqua benedetta sulla testa delle persone o si gettano manciate piene di sale benedetto in faccia.




Redazione Papaboys (Fonte agensir.it/)

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