Francesco, nell’intervista rilasciata alla giornalista argentina Elisabetta Piqué, per il quotidiano argentino La Nación afferma che non sta scrivendo una nuova enciclica e risponde negativamente alla domanda se gli sia stato chiesto di scrivere un documento sul tema del gender.
A questo proposito ribadisce di fare “sempre una distinzione tra il lavoro pastorale con persone di diverso orientamento sessuale e l’ideologia del genere. Sono due cose diverse. L’ideologia del genere, in questo momento, è una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose. Va oltre la sfera sessuale.
Perché è pericolosa? Perché diluisce le differenze, e la ricchezza degli uomini e delle donne e di tutta l’umanità è la tensione delle differenze. È crescere attraverso la tensione delle differenze. La questione del genere diluisce le differenze e rende il mondo uguale, tutto smussato, tutto uguale. E questo va contro la vocazione umana”.
Sulla questione delle riforme, rileva che “i dicasteri sono stati riorganizzati e lo stesso Collegio cardinalizio è ora più libero”.
Per quanto riguarda il fronte economico, ha reso omaggio al cardinale Pell che lo ha aiutato a mettere in moto la riforma economica: “Gli sono molto grato”. Adesso – afferma – “la Segreteria per l’Economia mi sta aiutando molto in questo senso. Prima c’era padre Guerrero, che in tre anni e mezzo ha sistematizzato le cose, e ora c’è un laico, Maximino Caballero”.
Sulla conversione del papato citata nel suo documento programmatico, Evangelii Gaudium, ricorda quanto fatto da Paolo VI, “un grande uomo, un santo”, da Giovanni Paolo II, “il grande evangelizzatore”, da Giovanni Paolo I, “il pastore vicino che voleva mettere fine a certe cose che non andavano bene”, e da Benedetto, “un uomo coraggioso” che si è distinto per la profondità del suo magistero: “È stato il primo Papa ad affrontare ufficialmente la questione degli abusi.
Era un grande teologo, ma era un uomo che si metteva in gioco. Mi manca Benedetto perché era un compagno”.
C’è poi il tema di un possibile viaggio in Argentina. Il Papa ribadisce che desidera andare in Argentina e che se finora non l’ha fatto è per una serie di motivi che si sono sommati nel tempo: “Non c’è stato alcun rifiuto di andare, era tutto programmato … è successo che le cose si sono complicate … ci sono stati due anni di pandemia che hanno fatto saltare i viaggi che dovevano essere fatti … Voglio andare, spero di andare. Spero di poterlo fare”.
Ma aggiunge: “La salvezza del Paese non verrà dal mio viaggio. Andrò volentieri, ma si pensi un po’ alle cose che si devono fare perché il Paese vada avanti”.
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