Uno “slancio” verso la pace. Nella quarta domenica di Avvento, all’Angleus in Piazza San Pietro il pensiero di Papa Francesco in vista del Natale è andato alla speranza legata alle recenti intese per la riconciliazione in Paesi sconvolti da violenze e tensioni, come la Siria e la Libia, auspicando il rafforzamento del dialogo pure in America centrale.
Una preghiera speciale per l’“amata Siria”. A pochi giorni dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull’avvio di un processo di pace e per un cessate il fuoco duraturo nel Paese, sconvolto da oltre 4 anni di guerra civile e dall’avanzata del sedicente Stato islamico, Francesco esprime “vivo apprezzamento” per l’intesa appena raggiunta dalla comunità internazionale:
“Incoraggio tutti a proseguire con generoso slancio il cammino verso la cessazione delle violenze ed una soluzione negoziata che porti alla pace”.
Libia: speranza per il futuro
Nella vicina Libia – ricorda il Papa – il recente impegno assunto tra le parti per un governo di unità nazionale “invita alla speranza per il futuro”.
E noi, nel nostro piccolissimo, cosa possiamo fare per la Pace e per mantenerla?
Ce lo dice in queste righe, San Clemente, un altro Pontefice! Leggiamo insieme.
Seguiamo la via della verità. Rivestiamoci di pace, di umiltà, di castità. Teniamoci lontani da ogni mormorazione e maldicenza, e pratichiamo la giustizia non a parole, ma nelle opere. E’ scritto infatti: Chi parla molto, sappia anche ascoltare, e il loquace non creda di salvarsi per le sue molte parole (cfr. Gb 11, 2). Bisogna dunque che ci mettiamo di buon animo a fare il bene, poiché tutto ci è dato dal Signore. Egli ci avverte in precedenza: Ecco il Signore, e la sua ricompensa è con lui, per rendere a ciascuno secondo le sue opere (cfr. Ap 22, 12). Perciò ci esorta a credere in lui con tutto il cuore e a non essere pigri, ma dediti ad ogni opera buona.
Lui sia la nostra gloria e in lui riposi la nostra fiducia. Stiamo soggetti alla sua volontà e consideriamo come tutta la moltitudine degli angeli stia alla sua presenza, a servizio della sua volontà. Dice infatti la Scrittura: «Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» e «Proclamavano l’uno all’altro: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la creazione è piena della sua gloria» (Dn 7, 10; Is 6, 3). Anche noi dunque uniamoci nello stesso luogo nella concordia dei sentimenti, e gridiamo continuamente a lui come una sola bocca, per essere partecipi delle sue grandi e gloriose promesse.
E’ detto infatti: Occhio mai non vide, né orecchio udì né mai entrarono in cuore d’uomo quelle cose che Dio ha preparato per coloro che lo aspettano (cfr. 1 Cor 2, 9).
Come sono pieni di beatitudine e ammirabili i doni del Signore! La vita nell’immortalità, lo splendore nella giustizia, la verità nella franchezza, la fede nella confidenza, la padronanza di sé nella santità: tutto questo è stato messo alla portata delle nostre capacità. Quali saranno allora i beni che vengono preparati per coloro che lo aspettano? Solo il creatore e padre dei secoli, il santissimo ne conosce la quantità e la bellezza.
Noi dunque, per aver parte ai doni promessi, facciamo di tutto per trovarci nel numero di coloro che aspettano il Signore. E a quali condizioni potrà avvenire questo, o miei cari? Avverrà se il nostro cuore sarà saldo in Dio con la fede, se cercheremo con diligenza ciò che è gradito e accetto a lui, se compiremo ciò che è conforme alla sua santa volontà, se seguiremo la via della verità, rigettando da noi ogni forma di ingiustizia.
San Clemente I, papa